Allusioni sessuali su Arianna Meloni, l’Ordine assolve il vignettista. Ma condannò “Libero” per la satira sulla Raggi
Era “satira divertente” e forse i lettori del Fatto “neanche sapevano chi fosse la sorella di Giorgia Meloni a cui alludeva la vignetta”, che parlava del marito della stessa e ritraeva Arianna Meloni a letto con un uomo di colore. Con questa bizzarra motivazione l’Ordine dei giornalisti ha archiviato, su proposta del relatore del Consiglio di disciplina, Vittorio Roidi, con un voto all’unanimità, l’ipotesi di sanzioni nei confronti del vignettista Natangelo, deferito per una presunta violazione alle norme deontologiche nella stesura di una vignetta considerata, dal centrodestra, sessista, allusiva e becera.
L’immagine dell’uomo nero a letto con la sorella del premier
La vignetta, dell’aprile scorso, tirava in ballo, nella polemica politica, la sorella del premier Giorgia Meloni in quanto moglie del ministro Lollobrigida, accusato di aver pronunciato una frase “razzista” sulla sostituzione etnica. Il “Fatto“, non nuovo a questo esercizio di “satira sessista”, come spesso accaduto con Maria Elena Boschi, aveva pubblicato in prima pagina la vignetta nella quale la moglie del ministro, Arianna Meloni, a letto con un uomo di pelle nera, a precisa domanda, “E tuo marito?”, rispondeva: “Tranquillo, sta tutto il giorno fuori a combattere la sostituzione etnica”.
Da sganasciarsi, dal vomito, più che dalle risate. Giorgia Meloni aveva manifestato indignazione accusando il Fatto di aver “sbattuto in prima pagina con allusioni indegne, in sprezzo di qualsiasi rispetto verso una donna, una madre, una persona la cui vita viene usata e stracciata solo per attaccare un governo considerato nemico”. Ma la riprovazione era stata bipartisan. Perfino il re della satira, Fiorello, si era indignato per quella vignetta.
L’Ordine si diverte per la vignetta su Arianna Meloni
Per l’Ordine dei Giornalisti, invece, quella di Natangelo era satira,” finalizzata a far sorridere e divertire, oltre che fare in modo che anche gli uomini e le donne che governano o che rappresentano le istituzioni accettino con spirito liberale gli sberleffi e le dissacrazioni”. “Il fatto era reale, la frase del ministro sulla natalità aveva suscitato interesse (…) In più, i tratti e le parole usate (nei fumetti) non erano di per sé offensivi e insultanti”. In particolare poi “essendo in discussione il tema della natalità, la rappresentazione da parte del vignettista di un letto matrimoniale in casa Lollobrigida aveva una sua connessione con il tema in oggetto”. “Ciò costituiva offesa per la moglie del ministro? ” chiede il relatore. “La maggior parte dei lettori del Fatto Quotidiano con molta probabilità non la conosce direttamente e poiché non ne viene fatto il nome il suo coinvolgimento, pur innegabile, non ha un esplicito significato di insulto alla persona”. Nel dubbio, dunque, all’Ordine si sono sganasciati. Dalle risate.
Quella di “Libero” non era satira, invece…
Si erano divertiti di meno, invece, su quella prima pagina di Libero del 10 febbraio 2017, quella della famosa “patata bollente” sulla Raggi, quando il Consiglio di disciplina dell’Ordine nazionale dei Giornalisti aveva condannato Pietro Senaldi, direttore responsabile della testata guidata da Vittorio Feltri, aprendo la strasa anche a una condanna in sede civile. Quella, secondo l’Ordine, non era satira, non era “finalizzata a far sorridere e divertire, oltre che fare in modo che anche gli uomini e le donne che governano o che rappresentano le istituzioni accettino con spirito liberale gli sberleffi e le dissacrazioni…”, come nel caso della vignetta del Fatto su Arianna Meloni. Sganasciamoci anche noi, per questa teoria, non è reato.