Altro che Rete e Metaverso, in barba al futuro Hi-tech, le biblioteche saranno eterne: parola di storico

19 Giu 2023 20:16 - di Redazione
biblioteche

Le biblioteche, cattedrali del sapere da sfogliare e in cui ricercare tra le pagine della storia le risposte alle nostre domande, non cederanno mai lo scettro della loro esclusività: neppure la velocità della Rete o le infinite possibilità tecnologiche che il futuro hi-tech ci riserva potrà detronizzarle dal podio che da sempre le vede svettare sul primo gradino, da cui partire per viaggi sconfinati attraverso la storia e il tempo. Parola dello storico Carlo Ginzburg, che sabato 24 giugno a Lignano Sabbiadoro (Udine) riceverà il Premio Hemingway 2023 nella sezione “Avventura del pensiero”.

«Le biblioteche saranno eterne»: lo storico Carlo Ginzburg spiega perché

Un riconoscimento conquistato «per avere ricostruito l’immaginario e la quotidianità di interi periodi storici partendo da microcosmi ben definiti, e rintracciando le voci di chi di solito non ha voce». Pertanto, premi e attestazioni accademiche a parte, se a dirlo è un esperto della ricerca e dell’acquisizione di dati, nozioni, atti e testimonianze. Uno storico che, dall’alto della sua esperienza di studi, ha affermato: «Le biblioteche? Non finiranno mai, nemmeno al tempo della Rete e dei velocissimi strumenti che fornisce all’uomo», possiamo credergli senza riserve…

Neppure il futuro tecnologico sarà in grado di rimpiazzarne l’utilità

Ginzburg, professore emerito della Scuola Normale di Pisa, nel corso di un incontro con la stampa, ha sottolineato che «viviamo in un tempo in cui ci scambiamo documenti molto fragili. Penso alle mail di cui sono appassionato produttore e lettore. Il mondo cambia e cambiano le tecnologie. C’è sempre stato uno scarto fra le domande che poniamo alla realtà passata e presente, e il materiale che abbiamo a disposizione per interpretarla: non credo che questo scarto sarà ridotto dalla enorme produzione di immagini di cui siamo circondati, la gran parte effimere».

Biblioteche, il valore della ricerca e l’importanza della “casualità”

E ancora. «Così come non finiranno le biblioteche, di cui sono frequentatore appassionato. Ce ne sono di meravigliose, e continuano a offrire qualcosa di speciale che la Rete non dà – ha affermato lo storico celebre per i suoi studi di storia della mentalità e della cultura popolare in età moderna –. Come dice Aby Warburg, in biblioteca puoi scoprire che il libro di cui avevi bisogno si trova accanto a quello che cercavi, un accanto fisico. Il ruolo del “caso”, dell’inaspettato, è importante nella nostra vita. E le biblioteche ci permettono di percorrerlo. Oggi gli strumenti in Rete sono rapidissimi, ma la velocità del web deve coesistere con la “lettura lente”. Anche e soprattutto negli anni della scuola».

Le biblioteche, insostituibili custodi della storia

Non solo. Ginzburg, che ha anticipato che Adelphi ripubblicherà il suo primo saggio Stregoneria e pietà popolare uscito nel 1961, si è soffermato anche sul valore della lettura e della ri-pubblicazione dei testi. «Apprezzo molto il sistema della ripubblicazione con postfazioni che mi permettono di rileggere, attualizzare, talvolta persino criticare, alcuni passaggi dei lavori editati molti anni fa», ha spiegato lo storico. Aggiungendo, infine, un suo personale ricordo sul lavoro di ricerca e lettura. Così, rievocando l’origine friulana delle sue prime ricerche, ha raccontato: «Il Libro dei Benandanti fu tradotto anche in giapponese. E proprio a Tokyo raccontai per la prima volta cosa mi aveva spinto verso il Friuli».

Non solo biblioteche: il meticoloso lavoro di ricerca dello storico negli archivi

Poi, proseguendo nella sua rievocazione, ha sottolineato: «Dopo aver lavorato nell’Archivio di Stato a Modena, verso la fine degli anni Cinquanta e inizio Sessanta cominciai a portare avanti un giro negli archivi italiani. Cercando frammenti dei processi di Inquisizione: non avevo una prospettiva specifica attraverso cui analizzare processi stregoneria, ero partito dall’idea della stregoneria come forma elementare di lotta di classe. Mi affidai, a Venezia: chiedevo al custode dell’archivio tre buste chiamando a caso dei numeri, fra i documenti dedicati ai processi di Inquisizione. Così mi imbattei nel primo processo contro Menichino da Latisana, di cui parlo nei Benandanti».

Ricerche e scoperte casuali sulle orme della storia

Non solo. Proseguendo nel suo racconto, Ginzburg ricorda: «Uscii emozionato dall’archivio, convinto di avere trovato qualcosa di straordinario. La tappa successiva fu Udine: non potei entrare nell’archivio arcivescovile allora inaccessibile agli studiosi, ma trovai un documento con brevi riassunti dei processi di Inquisizione friulana. E scoprii in questo modo una quantità enorme di processi contro contadini friulani. Fra questi anche il processo contro un tale che pensava che il mondo fosse nato dalla putredine: nacque così Il formaggio e i vermi…».

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