Berlusconi ha sdoganato l’anticomunismo, non la destra. E non gliel’hanno mai perdonato

13 Giu 2023 10:23 - di Lando Chiarini
Berlusconi

Più che la destra, è l’anticomunismo che Silvio Berlusconi ha sdoganato. Prima di lui, a predicarlo e a praticarlo erano infatti solo i nativi della riserva missina. Persino la Democrazia Cristiana, che pure ne aveva beneficiato per un paio di decenni, aveva smesso di farlo, abbagliata com’era dall’abbraccio «tra le masse popolari e quelle cattoliche» (come se le seconde fossero distinte dalle prime) vaticinato dagli aedi del compromesso storico con il Pci di Enrico Berlinguer. Fu così che l’anticomunismo perse corso legale riducendosi ad anticaglia per nostalgici collezionisti, quando non ad ossessione per reazionari intossicati.

L’anticomunismo in Italia non aveva corso legale

Un vero paradosso se solo si pensa che tra Unione Sovietica, Cina, Nord-Corea, Vietnam, Cambogia, Cuba e Paesi non allineati quell’ideologia mortifera teneva in scacco ben più di un miliardo di uomini. Vivo, vegeto e minaccioso ovunque, in Italia il comunismo aveva invece conservato pressoché intatto il suo fascino e il suo potere di seduzione. Merito (o colpa) del suo dominio culturale, talmente egemone e pervasivo in quegli anni da riuscire a ribaltare la frittata. E ad additare nel fascismo, a quell’epoca morto e sepolto da almeno tre decenni, il vero pericolo per la nostra democrazia. Cosicché non stupisce se, ad eccezione dei collezionisti di cui prima, a nessuno venne in mente di presentare anche al Pci il conto del fallimento del comunismo realizzato, miseramente accartocciatosi sotto il peso schiacciante delle sue tragiche utopie.

La svolta di Occhetto

Anzi, fu tutto un battimani quando un lacrimante Achille Occhetto rimpiazzò il Pci con il Pds. I compagni avevano voltato pagina: ora si chiamavano Progressisti e, grazie a Craxi, i loro capi potevano esibire biglietti da visita con tanto di stemma dei Socialisti europei. Tutto sembrava compiuto e nulla sembrava più frapporsi alla conquista della nuova Italia che si avviava a risorgere dalle ceneri del manipulitismo milanese. Nulla tranne Berlusconi, che proprio qui, sul più bello, entra in scena: «Ma quando mai! Restano i comunisti di sempre». E fu prima stupore, poi sconcerto e, infine, panico.

La verità rivoluzionaria di Berlusconi

Quel tycoon televisivo era come il bambino che nella fiaba di Andersen esclama «il re è nudo!» mentre la folla ne celebrava il vestito inesistente. La verità, si sa, è sempre rivoluzionaria. E quella pronunciata da Berlusconi dovette esserlo parecchio se gli consentì di demolire in pochi mesi la «gioiosa macchina da guerra» allestita dalle sinistre. Era la conferma che l’Italia era ancora visceralmente anticomunista, solo che nessuno più – sempre con l’eccezione dei collezionisti di cui prima – aveva la forza o la voglia di ricordarglielo. Ci pensò, appunto, Berlusconi. E non gliel’hanno mai perdonato.

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