Bersani: “Noi gemelli diversi, pensavo fosse immortale. Era un uomo di un vitalismo unico”
Dispiaciuto, convinto che sarebbe stato immortale. Pier Luigi Bersani, “gemello diverso”, è forse tra gli avversari leali il più “affettuoso” e puntuale nel ricordo di Silvio Berlusconi. Il suo, come racconta in un’intervista al Giornale, è stato un legame lungo trenta anni fatto di scontri ma anche di rispetto e intimità.
Bersani: provo un grande dispiacere, pensavo fosse immortale
Alla notizia della morte dell’ex premier, l’ex segretario del Pd, dice di aver provato un grande dispiacere. E tira fuori un ricordo personale. “Qualche anno fa ero a un convegno con un professore francese. E lui mi spiegava che la scienza non è in grado di affermare con certezza l’inesistenza dell’immortalità. C’è una bassissima probabilità ma non si può negare con assoluta certezza l’esistenza. Ecco – racconta Bersani – al professore francese risposi che era opportuno fare un concorso, tra coloro che avevano più attaccamento alla vita. Berlusconi avrebbe vinto la gara. Senza ombra di dubbio. Quel video girato dall’ospedale durante il penultimo ricovero al San Raffaele lo dimostra. Quella frase ho messo giacca e cravatta per voi, “dà l’idea della grande forza che ha avuto quest’uomo“.
“Berlusconi è stato un liberale immaginario”
“Berlusconi è stato un liberale immaginario. Lascia in eredità una destra reazionaria e conservatrice che non si è evoluta”, è il parere di Bersani. Che è convinto che il Cavaliere porti via con sé la sua eredità politica. “Non c’è nessuno che possa raccogliere il suo testimone. Ho la sensazione che sulle spoglie di Forza Italia si tufferanno tanti piccoli avvoltoi. E non sembri una provocazione ma…”. Da uomo di sinistra sinistra, con grande ottimismo, dice che tocca “alla sinistra fare una politica sociale e liberale. La destra in questo Paese difende corporazioni e sacche di privilegi”. Difficile, stando ai fatti, dargli ragione. Ma questa è un’altra storia.
La visista in ospedale dopo l’aggressione in piazza Duomo
Nati lo stesso giorno, il 29 settembre, Bersani sorride e racconta che da quando è uscita la notizia ha iniziato a ricevere centinaia di messaggi di auguri, prima nessuno se ne ricordava. “Il momento più intimo è stata la visita in ospedale nel 2009 dopo l’aggressione in piazza Duomo a Milano. Fu una visita molto personale”, ricorda e aggiunge che quel gesto voleva lanciare il messaggio che la politica non è odio. È scontro. Una lezione anche per i ‘compagni’. All’uscita alcuni mi insultato con frasi del tipo: “comunisti prima lo aggredite e poi andate a trovarlo in ospedale”. “All’uscita parla i coni sostenitori e li rassicurai sullo stato di salute. Capirono il gesto e mi ringraziarono”.
Ha creato un un brand politico made in Italy
La forza di Berlusconi, racconta al Corriere della Sera, era la sua straordinaria empatia. “Una personalità non riproducibile, di un vitalismo inesausto”. E ancora: “Berlusconi ha creato un brand politico made in Italy”, dice Bersani, “con la sua discesa in campo ha affermato due principi che sono state due innovazioni: la personalizzazione della politica e il principio che per governare bene non devi venire dalla politica. Sotto l’aspetto della comunicazione politica sono due novità, che siano buone poi ho qualche dubbio”. Fieramente avversario del leader azzurro, Bersani si rifiutò, dopo le elezioni del 2013, di fare il governo con Berlusconi. “E rivendico la scelta. Non puoi fare una campagna elettorale e poi metterti allo stesso tavolo per scegliere i ministri. Rivendico e non rinnego quella scelta”. Infine l’ammissione che i giudici esagerano. “Non nego gli eccessi. Ma Berlusconi ha inteso la politica come sfondamento delle regole e questo può portarti oltre la legalità”.