Buttafuoco: egemonia culturale di sinistra? Solo marketing mediatico. Con Meloni cadono vecchi steccati

28 Giu 2023 11:42 - di Ginevra Sorrentino
Buttafuoco

Futuro politico, egemonia culturale della sinistra, Giorgia Meloni e l’eredità non solo partitica di Silvio Berlusconi, smantellando e smentendo la narrazione di sinistra punto per punto: è questo il quadrante analitico su cui si concentra l’intervista che la Repubblica ha realizzato a Pietrangelo Buttafuoco. Lo scenario è suggestivo, la rotta tracciata e il cammino in corso con il vento a favore, in casa e sui palcoscenici internazionali.

Buttafuoco, l’intervista a “Repubblica”

Una ricostruzione, quella del giornalista e scrittore, che parte da una conclusione assertiva: in barba alle Cassandre e ai processi sommari che provengono da un’opposizione fiacca e senza timoniere, la Meloni se la sta cavando egregiamente. E un presupposto racchiuso in una dichiarazione che Buttafuoco ha più volte rilanciato nel corso di interviste e commenti: «La maggioranza degli italiani non è di sinistra. Se si pensa all’immaginario, Giovannino Guareschi è largamente maggioritario rispetto a Italo Calvino. Padre Pio è molto più radicato rispetto a Don Ciotti».

Cultura: come nasce la narrazione di un’egemonia di sinistra

E allora, il primo grimaldello che Buttafuoco smonta e destituisce di fondamento è proprio quello della narrazione “irreale” – in quanto decodificata ad hoc e riassunta sommariamente – di una cultura di sinistra presentata e veicolata come maggioritaria nel Paese. E, di fronte, una etichettatura della proposta e dell’impatto sociale di una politica culturale di destra, superficialmente e sbrigativamente bollata e archiviata. Una ricostruzione che lo scrittore siciliano esplicita chiaramente dicendo intanto: «Secondo me bisogna distinguere la sottocultura mediatica, quindi la vetrina percepita, da quella che è la sostanza della produzione, della ricerca e della formazione culturale».

«Quella che sembrava onnipotenza culturale era marketing mediatico»

E aggiungendo a stretto giro: «In realtà si è dimostrato che una vera e propria sudditanza culturale non c’è mai stata. Quella che a noi sembrava onnipotenza culturale della sinistra era solo sottocultura mediatica. Per voler fare nomi e cognomi, di Lucia Annunziata – da qui a qualche tempo – che è stata in Rai, non le patrie lettere, ma l’Inps se lo ricorderà. Riconoscendole le quote maturare da presidente di Viale Mazzini al tempo del governo Berlusconi. Vogliamo chiamare cultura le uscite di Roberto Saviano la domenica sera da Fabio Fazio? Nel cinema abbiamo avuto l’Oscar di Roberto Benigni, certo, ma nessuno ricorda che ben più importanti, nella storia del cinema, sono stati quelli a Pietro Germi, che non era della parrocchietta, e a Federico Fellini, l’anti-ideologico per antonomasia».

Buttafuoco: «Giorgia Meloni porterà la destra fuori dai recinti»

Pertanto, rilancia lo scrittore, «io credo che il trauma politico maturato con la vittoria di Giorgia Meloni abbia aperto i recinti. E che sia accaduto sul piano culturale quel che si verifica in ambito economico: ha presente gli ascensori sociali che salgono e che consentono agli esclusi di raggiungere i piani alti? Ecco, sta succedendo qualcosa di molto simile». Una considerazione che Buttafuoco elabora e fissa sulla carta anche in virtù di una certezza esplicitata nei passaggi successivi dell’intervista. Quella secondo cui il giornalista si dice «convinto che la sinistra abbia sempre fatto più che altro dell’ottimo marketing culturale. Fatto davvero bene, eh… Senza occuparsi mai di scavare nel profondo di quel che è l’umile fatica della letteratura, della scienza e dell’arte. Ebbene, ribadisco, questa stagione farà crollare i recinti. Sarà data casa a chi casa finora non ne ha avuta una».

«Grandi trasformazioni e nuove opportunità in atto»

Grandi trasformazioni e nuove opportunità in atto, quelle a cui Buttafuoco si riferisce. E che nulla hanno a che fare con posti e poltrone, nelle istituzioni culturali come in Rai a cui provocatoriamente l’intervistatore fa riferimento. Un’allusione che l’intellettuale siciliano rispedisce al mittente asserendo: «Mi riferisco a qualcosa di più alto, se mi permette: all’opportunità di dare spazio a chi finora è stato censurato». Innegabile, del resto, che Giorgia Meloni, in questa stagione politica, abbia messo in moto energie che altrimenti non avrebbero avuto possibilità di esprimersi. Perché, in ambito culturale come nell’universo più strettamente politico, Buttafuoco ribadisce che il contesto di provenienza è quello di un binario “costretto”: come quello in cui era l’Italia che ereditava due apparentemente opposte e speculari “chiese”: quella della Dc e quella del Pci.

Il ruolo (e i meriti) di Silvio Berlusconi

Un contesto su cui la figura di Berlusconi ha esercitato un ruolo meritevole, che Buttafuoco – di cui è appena uscito libro “Beato lui”, dedicato al fondatore di Forza Italia e edito da Longanesi – a Repubblica riassume così: «Aver liberato l’Italia dall’obbligo guelfo. Eravamo costretti a una sorta di destino: avevamo due grandi chiese apparentemente contrapposte, la tradizione comunista e quella democristiana. Lui sfascia questo ingranaggio e crea un nuovo riformismo». Innescando un “riavvio” della società che Giorgia Meloni sta delineando, strutturando e portando a un livello di maturazione su tutti i fronti.

 

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