C’è un leninista in Via Solferino. Gramellini: «Sulla Rai Santoro fa il gioco della destra»

1 Giu 2023 16:28 - di Lando Chiarini
Gramellini

Un “Caffè” amaro quello servito stamattina sul Corriere della Sera da Massimo Gramellini a Michele Santoro. Tanto da non poter escludere che sia andato di traverso al focoso anchorman televisivo. Fin qui nulla di strano: ognuno è libero di esprimere le proprie valutazioni e, nel caso, di muovere le proprie critiche. Quel che invece stupisce è che Gramellini ha bacchettato Santoro esponendo sul giornale della borghesia una tesi che sembra tratta tal quale dal celebre saggio di Lenin su “L’estremismo, malattia infantile del comunismo“. Precisamente il passo in cui critica i duri e puri del “niente compromessi“, ai quali ricorda come, di compromessi, i bolscevichi ne avessero proposti e accettati più d’uno.

Da Gramellini un Caffè amaro per il conduttore

Sarebbe esattamente questa duttilità, sembra dire Vladimir Il’ič Ul’janov, a fare la differenza tra il rivoluzionario ed il fanatico. Solo il primo accetta infatti la teoria come «guida all’azione», mentre il secondo la interpreta piuttosto come dogma. Di identico furore ideologico (si parva licet componere magnis), a giudizio di Gramellini, avrebbe peccato l’altra sera Santoro nel salotto tv di Giuseppe Floris, quando ha smascherato Lucia Annunziata e Fabio Fazio additandoli quali falsi martiri dell’epurazione in Rai. Un errore blu per il giornalista del Corriere, evidentemente scioccato e scocciato da un’accusa che, per la fonte da cui proviene, sembra destinata a scardinare ogni residua attendibilità alle geremiadi in corso da giorni contro la nuova infornata di nomine Rai. Da qui la bacchettata leninista.

Il Corriere della Sera riscopre i “compagni che sbagliano”

«I Santoro – scrive infatti nel “Caffè” di oggi – sono la cuccagna della destra, che li usa per dividere lo schieramento avversario e batterlo separatamente. È una storia che si ripete da secoli: chi si sente in missione per conto della Rivoluzione finisce per aiutare la conservazione e talvolta per propiziare la reazione». Visto? Il concetto (rivoluzionario) di utilità che prevale su quello di verità. A Gramellini, pare di capire, interessa giornalisticamente assai poco del clamoroso sfogo di Santoro. È invece molto preoccupato delle conseguenze che può politicamente scatenare sui tanti finiti epurati – lui stesso compreso, trasmigrato dalla Rai a La7 – impegnati in questi giorni a passarsi la palma del martirio. E così non esita a utilizzare il giornale della borghesia nazionale per dichiarare Santoro “compagno che sbaglia“. Chi l’avrebbe mai detto…

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