Conte e Schlein divisi a Campobasso: anche in Molise i due leader si scansano a vicenda

22 Giu 2023 13:59 - di Michele Pezza
Conte

Sarà pure sincero Giuseppe Conte quando dice che di considerare «naturale» il «dialogo con il Pd sui territori», ma lo sarebbe ancor di più se ammettesse che ciò non basta a realizzare l’alternativa al centrodestra. Dagli studi de L’Aria che tira, su La7, il capo politico dei 5Stelle fa il punto sullo stato dell’unione con il Pd di Elly Schlein. Un bilancio magro in termini di vittorie amministrative e  che ora registra una tiepida alleanza in Molise a sostegno di Roberto Gravina, candidato in quota 5Stelle. «Non è un’eccezione», sottolinea Conte, che bolla come «ambigua» la formula del centrosinistra, cui preferisce quella di «progressista». Intanto, però, lui e la Schlein svolgono ancora una campagna elettorale parallela. Anche nel giro elettorale odierno in quella regione i due non si incontreranno.

Conte: «Piazze diverse per essere più efficaci»

«Abbiamo pensato, siccome il tempo stringe, di rendere più efficaci i nostri interventi, di distribuirli», spiega l’ex-premier. E così, mentre la leader dem interverrà a Termoli lui farà tappa prima a Isernia e poi a Campobasso. Nessun palco in comune. Scappa perciò da sorridere quando Conte offre un saggio di involontaria ironia quando assicura che «stiamo lavorando in uno spirito di squadra». L’ex-presidente del Consiglio rasenta addirittura lo sprezzo del ridicolo quando sul Mes esorta a Giorgia Meloni «a dirci cosa vuol fare da grande in Ue» quando lui non sa davvero che pesci pigliare sull’argomento. Sentite che prosa: «In commissione ci asteniamo e aspettiamo il dibattito in aula per chiarire come e perché della nostra posizione, che non è di favore nei confronti del Mes».

«Renzi odia noi e i dem»

Tornando ai rapporti con la Schlein, è di tutta evidenza che a divaricare Pd e M5S è soprattutto la guerra in Ucraina. Lo riconosce lo stesso Giuseppi quando in proposito parla di «differenza grande, rilevante e centrale». E determinante, aggiungiamo noi. Sì, perché fintanto che i due partiti non parleranno la stessa lingua in politica estera, non riusciranno accreditarsi in Italia e in Europa come una credibile alleanza di governo. Apposta ripiegano su temi come il salario minimo o i diritti civili. In realtà Conte sa che il suo elettorato non vuole alleanze stabili. Infatti è il Pd ad incalzare. Oggi lo ha fatto Bersani sollecitando il 5Stelle a ricambiare il gesto della Schlein e a portare il suo saluto ad un evento organizzato dal Pd. Proposta accettata: «Sono assolutamente disponibile». Nessuna apertura da Conte, invece, per Calenda e Renzi. Il primo, dice, «è mutevole» mentre il secondo è addirittura improponibile «perché odia Pd e M5S».

 

 

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