Crosetto: “L’Ue sbaglia molto sull’Africa: si convinca che il Piano Mattei va portato avanti insieme”
«Chi vede male le Forze Armate non sa che uno dei loro compiti è difendere le istituzioni e la democrazia. Ciò detto, vorrei tranquillizzare Murgia, Saviano e quanti hanno finto di vedere espressioni di “fascismo” durante la parata del 2 giugno, che è stata un grande successo e ha suscitato l’entusiasmo popolare». Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, torna sulle polemiche di questi giorni liquidandole rapidamente e ricordando anche che «chi polemizza con le nostre Forze speciali ignora il lavoro prezioso e coraggioso che fanno lontano dai riflettori, come nel caso dell’esfiltrazione dei nostri connazionali dal Sudan». Per il resto, in una lunga intervista su Libero, preferisce concentrarsi sui temi di sostanza, offrendo una visione a tuttotondo non solo del ruolo delle forze armate, ma anche dell’impegno politico e diplomatico italiano negli scenari internazionali. A partire dalla strettissima attualità del Kosovo, per proseguire con la necessità strategica che l’Ue condivida il “Piano Mattei” per l’Africa.
L’impegno italiano in Kosovo: “Andremo via solo quando il percorso sarà concluso”
Crosetto ha ricordato che in Kosovo, dove nella missione Nato l’Italia ricopre un impegno primario, si registra la mancanza del ruolo dell’Onu, la palla quindi passa all’Ue, al fianco della quale «noi italiani ci siamo dati da fare, visto che abbiamo buoni rapporti con ambedue i Paesi coinvolti. Sia io che il ministro degli Esteri Tajani e il presidente Meloni ci siamo mossi per buttare acqua sul fuoco». «Quando si hanno obiettivi comuni, più sforzi si fanno e meglio è. Abbiamo usato i nostri rapporti, anche personali. Nel mio caso, il ministro della Difesa serbo e quello kosovaro si sono mostrati ambedue ragionevoli, orientati a trovare soluzioni e non complicazioni», ha spiegato Crosetto, chiarendo che l’impegno italiano proseguirà fino a quando tutti i patti a garanzia delle città serbe saranno rispettati. «Solo quando questo percorso sarà finito potremo andarcene», ha chiarito. Quanto all’ipotesi che ci sia Mosca dietro quello che sta accadendo il ministro ha chiarito di ritenere che «per spiegare ciò che sta succedendo, siano sufficienti i serbi».
La lezione dell’Afghanistan: “Non si può avere fretta”
«Purtroppo continuiamo a giudicare gli impegni assunti a livello internazionale con un’ottica limitata, e così succedono cose come quelle che si sono viste in Afghanistan», ha proseguito il ministro, ricordando che la presenza nel Paese «stava consentendo all’Afghanistan di progredire». Ma che è stato «tutto azzerato perché abbiamo avuto troppa fretta. E certi errori li paghiamo anche noi». Per Crosetto, infatti, «se l’Occidente non avesse mostrato tanta superficialità in Afghanistan, probabilmente in Ucraina le cose sarebbero andate diversamente».
Crosetto: “L’Ue sull’Africa sbaglia molto: deve condividere il Piano Mattei”
Poi, sollecitato da una domanda di Fausto Carioti, che firma l’intervista, Crosetto si è lungamente soffermato sulla situazione in Africa e sulla miopia dell’Ue rispetto alla necessità di affrontarla con decisione. Bruxelles, ha avvertito il ministro, «sbaglia molto». «Intanto – ha sottolineato – fatica a capire che se l’Africa, col suo miliardo e 200 milioni di abitanti, rappresenta un problema oggi per l’Europa, tra vent’anni, quando sarà popolata da due miliardi e mezzo di persone, rappresenterà la morte certa del nostro continente. E poi la Ue non capisce che l’Africa sta finendo sotto l’influenza di Cina e Russia, che vanno lì per prendere terreno coltivabile, acqua, minerali e terre rare. Lo stesso approccio con cui ci sono andati i colonizzatori europei nei secoli scorsi».
Invece, serve far «crescere in Africa la ricchezza autoctona: ospedali, scuole, università, fabbriche, lavorazione dei prodotti, agricoltura». E serve farlo con un approccio Ue, che oggi manca: «Ogni Paese europeo agisce per conto proprio, con l’obiettivo di portare acqua al mulino nazionale. Una politica miope e senza strategia, soprattutto quando si trova ad affrontare quella cinese». L’idea del governo Meloni, invece, è quella di convincere l’Ue della necessità di «un piano che faccia crescere economicamente l’Africa». Una visione per la quale il premier italiano si sta facendo «ariete». «L’Italia da sola non può riuscirci, ma siamo gli unici che cercano di farlo. Stiamo seminando questa idea in tutte le riunioni che facciamo a livello internazionale e poco per volta sta attecchendo. Tutti i Paesi africani lo hanno capito e ci guardano con attenzione e rispetto», ha ricordato Crosetto.
La prospettiva di un cambio di passo a Bruxelles
Sempre ragionando sullo scenario europeo, poi, il ministro ha ribadito di considerare «necessaria un’alleanza tra conservatori e popolari». «La Ue ha affrontato i problemi con l’ideologia e non col pragmatismo», ha sottolineato, citando l’esempio della politica ambientale. Il vicepresidente della Commissione e commissario per il Clima, «Timmermans porta avanti la proprie convinzioni in modo ideologico, che sembra disconnesso dalla realtà. Si comporta come se il resto del mondo non esistesse e come se non sapesse che la Ue produce solo l’8% delle emissioni di CO2 del pianeta. Incarna un approccio integralista, negativo per l’economia europea e privo di solidarietà. Lo stesso approccio integralista che abbiamo visto quando è stata fatta quasi morire la Grecia pur di non aiutarla. Si è preferito che aumentasse la mortalità infantile piuttosto che concedere ad Atene un aiuto economico che per l’Europa sarebbe stato ridicolo».
Crosetto: “L’Europa non può più permettersi di essere un nano politico”
Qualcosa si è mosso con la pandemia e la guerra in Ucraina, che hanno fatto «riscoprire un po’ dell’idea di comunità». «Ma manca ancora il senso della necessità di un’Europa politica e non più burocratica. L’Europa è un nano politico, ma non può più permettersi di essere tale. Vale per l’Africa, per i rapporti con la Cina, per il confronto con la Russia. Pensiamo alla guerra in Ucraina: cosa avrebbe fatto l’Europa senza gli Stati Uniti?», ha avvertito Crosetto, che ha ribadito di fatto che anche su questo terreno serve un approccio pragmatico, realistico, portando l’esempio dell’esercito europeo.
L’esercito europeo? “Impossibile. Bisogna puntare alla cooperazione totale”
«È impossibile», ha detto, chiarendo che «bisognerebbe avviare un reclutamento europeo e avere scuole europee per ufficiali. Dovremmo partire oggi per avere forze armate attrezzate tra venticinque, trent’anni. Troppo tempo». Dunque, meglio puntare su una «cooperazione totale tra tutte le forze armate europee, come sta cercando di fare la Nato: se l’esercito italiano ha le stesse armi, gli stessi metodi, gli stessi sistemi di comando e controllo dell’esercito di un altro Paese europeo, questi possono essere schierati insieme come se fossero parte della stessa nazione. Questo – ha concluso – è l’obiettivo realistico che deve porsi subito l’Europa: la totale interoperabilità tra le forze armate dei suoi Paesi».