Elly Schlein, i primi cento giorni catastrofici. Sgomento nel Pd: “Dobbiamo tenercela fino alle Europee”
Il dato del sondaggio Swg è devastante per Elly Schlein. Dopo 100 giorni dal suo insediamento alla segreteria del Pd, l'”Effetto Schlein” è già un ricordo. La rilevazione durante il Tg di Mentana dà conto della perdita di oltre mezzo punto rispetto alla scorsa settimana. Trend già in corso dalle settimane precedentemente rilevate. Il centrodestra rimane stabile nei suoi consensi. Cento giorni di Elly. Cento giorni di mugugni nel Pd. Le critiche pubbliche si associano alla rivolta strisciante ma non troppo lungo i corridoi del Nazareno. Se un “vecchio saggio” come Luigi Zanda arriva a dire : “Elly si deva fare aiutare” vuol dire che sono alla frutta.
Nel Pd si preoccupano: “Ma Elly Schlein ha capito?”
L’interrogativo che imperversa nel Pd — a cento giorni dopo la vittoria alle primarie — è: “Elly Schlein ha capito? O meglio: vuole capire che così, con questa agenda movimentista e ambigua, piena di slogan e sostanziale vaghezza, non andiamo da nessuna parte?”. Dà conto di questo travaglio interno un retroscena del Corriere della Sera. A Zanda segue la rassegnazione, la delusione di chi alza le braccia: «Vabbè: comunque è chiaro che ora dobbiamo tenercela fino alle Europee». Cento giorni di sconcerto. “La storia triste” della segreteria della Schlein arriva fino alla dèbacle alle recenti Amministrative. Con l’unica vittoria dem, ottenuta a Vicenza, solo perché la segretaria è stata pregata dal neo sindaco Possamai a «non farsi vedere in giro». Il tutto condito da vaghezza, slogan, armocromista, arroganza e supercazzole varie. Non ultimo il suo maldestro tentativo dei dribblare il suo ruolo nella gestione dell’Emilia Romagna.
Un segretario Pd del passato al Corriere: “Arrogante solitudine”
Fabrizio Roncone dà conto nell’indiscrezione di una telefonata di un ex segretario: «La Schlein – leggiamo – per cominciare, dovrebbe eliminare un po’ di arrogante solitudine: quell’aria da portatrice di purezza assoluta, che diventa solo specchio di una sinistra elitaria». “La rimproverano: sei chiusa in un bunker” con i suoi fedelissimi . Gaspare Righi ( capo segreteria), Marta Bonafoni (coordinatrice e custode della segreteria): “modi severi e un filo saccenti”; Igor Taruffi (il capo dell’organizzazione) e Flavio Alivernini, il portavoce. “Incaricato di dirci che Elly parlerà dopo, anzi domani, forse. Vediamo, magari fa solo una diretta social”. Il paradosso: la sconfitta elettorale la Schlein l’ha commentata con un diretta Instagram. Mentre “la prima vera intervista l’ha rilasciata al mensile Vogue: rivista di grande prestigio, però non particolarmente diffusa tra le classi operaie”.
Gli attacchi: “Elly dà sempre l’impressione di arrivare tardi”
Sui temi sui quali viene sempre sollecitata – maternità surrogata e sui diritti Lgbt- Schlein si sottrae: «Il Pd smetta di balbettare sui diritti civili, serve chiarezza», dicono gli scontenti. Per dire: “Lorenzo Guerini, capo del Copasir e di Base riformista, uscendo da una riunione: «Sembrava di stare in un’assemblea del liceo». Persino Romano Prodi le imputa un buona dose di vaghezza di contenuti. E poi, le sceneggiate dell’Aventino: uscire dall’aula per protesta contro la maggioranza di governo, via, da asilo infantile. Stendiamo un velo pietoso sull’alluvione dell’Emilia-Romagna: “da quelle parti s’è vista con clamoroso ritardo, e in una strada deserta dell’Appennino (paura di contestazioni?)”. Perché — dicono nel Pd— “Elly dà sempre l’impressione di arrivare tardi, un po’ molliccia, un po’ generica”. Così su altri temi. Nel suo partito sale l’irritazione all’annesima dichiarazione dell’«occasione sprecata». Disastro totale all’estero, poi. Con il pasticcio, a Bruxelles, “nel voto sul piano munizioni per l’Ucraina (dal Pd, 10 sì su 15 votanti: ma lei aveva chiesto di astenersi). L’accusano di non incidere sui cambiamenti in Rai e sul tema alleanze.
Elly Schlein, nel Pd bocciano l’idea delle donne capolista
Di qui la bocciatura palese in molte dichiarazioni: da Zanda: «Si lasci aiutare»; ad Andrea Orlando: «C’è un partito da costruire». Da Gianni Cuperlo: «La segreteria di Elly non è frutto di spirito unitario», fino alla lettera a Repubblica di Morani/Di Salvo/Fedeli/Rotta: «Il Pd non deve diventare massimalista». Intanto, però, Fioroni, Marcucci, Borghi e Cottarelli se ne sono andati. E quindi le iniziative anti-Schlein: “Pierluigi Castagnetti organizza assemblee di catto-dem riformisti e ostili. Marianna Madia e Lia Quartapelle tengono seminari «in cui parliamo di cose concrete: tipo sanità e immigrazione». Alessandra Moretti boccia l’idea della segretaria che, alle Europee, vuole avere solo donne capolista. Ultimativa Paola De Micheli: «Servono contenuti». Con Graziano Delrio che si candida a “tutor”: «Ma se vuole chiederci consigli, noi siamo qui». E a Dario Nardella che si irrita con la Schlein imputandole il fatto che : « non può decidere tutto nel chiuso di una stanza», altri gli rispondono: ma quale stanza? “Nella sede del Nazareno, si vede poco (non ha ancora arredato il suo ufficio, al terzo piano). A Montecitorio, si vede pure meno. I “santi protettori di Elly -Dario Franceschini e Francesco Boccia battano un colpo.