Finché c’è guerra, per Schlein non c’è speranza. Sull’unità a sinistra pesa il conflitto in Ucraina
Marcare un’identità politica e, nello stesso tempo, levigarla per intrecciare alleanze politiche e preparare l’alternativa a Giorgia Meloni. È una mission quasi impossible quella che si è auto-assegnata Elly Schlein dopo aver vinto le primarie “allargate” del Pd nel febbraio scorso. Una missione che costringe la leader dem a inseguire ora gli alleati, ora gli elettori, con il rischio concreto di perdere i primi senza trattenere gli altri. Da qui la collezione di supercazzole finora accumulate nella speranza di ottenere l’auspicata quadratura del cerchio. Apposta la Schlein si è arroccata su temi come il salario minimo, che vede la convergenza tanto di Conte quanto di Calenda (Renzi non rientra nei suoi piani), o come l’estensione dei cosiddetti diritti civili.
Non basta la convergenza su salario minimo e diritti civili
Ne ha parlato anche in queste ore mentre era ospite di Oggi è un altro giorno, su Rai1. «Non capisco l’accanimento contro bambine e bambini – ha detto la segretaria dem -. Un regolamento europeo già chiede il riconoscimento delle figlie e dei figli di genitori omogenitoriali. I diritti sociali e civili si tengono insieme. Il Pd continuerà a battersi per il matrimonio egualitario e rafforzamento per le adozioni». Lotta dura, invece, contro l’idea del governo di dichiarare reato universale la pratica dell’utero in affitto. Tutti temi dove l’alleanza progressista tiene. Dove, invece, si squaglia è sulla politica internazionale. A cominciare dall’Ucraina su cui, assicura Schlein, «la posizione del Pd non è cambiata».
Su Rai1 Schlein parla di «matrimonio egualitario» e Gpa
Ma è una “coerenza” che di certo Conte non apprezzerà. Così come non accetterà il perentorio giudizio sul tentato golpe in Russia («Putin ne esce indebolito e ne esce indebolito il suo disegno criminale di occupazione nazionalista»). Lo capisce anche lei, tanto è vero che subito dopo tenta di riallinearsi al capo dei 5Stelle, auspicando che «l’Europa, dopo questi eventi, possa trovare una voce per il cessate il fuoco. Una forza politica come la nostra non può dismettere la parola pace». Ma di “guerra” c’è anche quella a Daniela Santanché, dove a sinistra è in corso una vera e propria gara a chi la spara più grossa. Vi partecipa anche la Schlein: «Una mozione di sfiducia? Un passo alla volta, intanto venga a riferire, ascoltiamo cosa ha da dire».