Giustizia, Delmastro: “È una riforma equilibrata, l’obiettivo del governo resta il giusto processo”

17 Giu 2023 8:50 - di Sara De Vico

“Non è sbilanciata verso un garantismo esasperato ma mirata a una giustizia giusta. Era giusto interrompere il circuito mediatico delle intercettazioni, non lo era limitarne l’uso per i magistrati. È una giustizia 3.0”. Andrea Delmastro, intervistato dal Corriere della Sera, chiarisce la filosofia del ddl Nordio approvato dal Consiglio dei ministri. Che, come da copione, ha sollevato un polverone di critiche da parte delle opposizioni e del Csm. Garantismo e giustizialismo da ultrà, da sempre, bloccano le riforme, premette il sottosegretario di Fratelli d’Italia. Che nega qualsiasi collegamento con la scomparsa di Berlusconi.

Giustizia, Delmastro: è una riforma necessaria

Ai magistrati che temono un vuoto normativo per l’abolizione dell’abuso d’ufficio, che ha spaccato i sindaci dem, risponde che si tratta di un reato sussidiario. “Noi abbiamo l’esigenza di velocizzare gli atti burocratici per mettere a terra il Pnrr. Questa ipotesi di reato evanescente ed elastica terrorizza gli amministratori e ingenera la paura di firmare ogni atto”. Non sempre chi lo compie ne è consapevole. Può accadere – dice Delmastro –  che un sindaco sblocchi un cantiere necessario e si ritrovi indagato ex post solo per questo.

Velocizzare la burocrazia per realizzare il Pnrr

“Su 4.481 procedimenti, abbiamo avuto 3.536 richieste di archiviazione. Non le avrebbero fatte se fossero stati tutti mafiosi e ‘ndranghetisti. La riforma espande il diritto del cittadino di confrontarsi con un giudice terzo prima di essere arrestato”.  Non è rischioso avvertire 5 giorni prima chi si vuole arrestare? “Se il pm ritiene che c’è il pericolo di fuga, o l’inquinamento probatorio, sì. E non lo farà. Se c’è solo il pericolo di reiterazione del reato, spesso no. Il corruttore, ad esempio, non intasca un’altra mazzetta in 5 giorni”.

Intercettazioni, nessun segnale a Forza Italia

La riforma non vuole lanciare nessun messaggio gradito ai berlusconiani. “Non onoreremmo la memoria di Berlusconi facendo calcoli di così piccolo cabotaggio”. Il divieto di pubblicazione delle intercettazioni risponde a un criterio preciso: evitare la gogna e i processi mediatici per aver reso pubblici fatti privati ​​non rilevanti per le indagini. Il governo si è concentrato sulla diffusione delle intercettazioni non  sul loro utilizzo.

Traffico di influenze, ora non si punirà l’attività politica

Anche sul traffico di influenze le modifiche hanno una precisa ragione. “Non si indebolisce. Ora si punirà la relazione esistente (e non millantata) tra il pubblico ufficiale e il mediatore solo se volta a far sì che compia un atto che costituisca reato e ottenendo un indebito vantaggio. Finora si scambiava per reato anche l’attività politica“.

L’obiettivo finale è il giusto processo

Il ddl giustizia – chiarisce ancora Delmastro – è un primo passo, l’obiettivo della separazione delle carriere non è archiviato. “Questa riforma rispetta il cronoprogramma dei primi 6 mesi. Ora ci dedicheremo ad altro. Ma il nostro orizzonte è l’articolo 111 della Costituzione: il giusto processo. E, secondo noi, la include”.

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