Giustizia, Flick spiazza la sinistra: «Ma quale deriva, sulle intercettazioni ha ragione Nordio»

19 Giu 2023 9:02 - di Michele Pezza
Flick

«Da giurista vi dico che Nordio non sbaglia». È un cazzotto in pieno volto quello sferrato da Giovanni Maria Flick ai detrattori del pacchetto Nordio sull’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e sulla stretta sulle intercettazioni. Tanto più che, per farlo, l’ex-Guardasigilli del primo governo Prodi sceglie una tribuna insospettabile come la Stampa diretta da Massimo Giannini. Il direttore e il giurista hanno già duellato nel corso di una conversazione nel corso del programma Metropolis, su Rep.tv. Ma ora Flick ha la possibilità di mettere in fila tutti gli elementi giuridici che lo inducono a dare ragione a Nordio e torto ai suoi detrattori, a cominciare proprio dal direttore del giornale che ne ospita la riflessione.

Così Flick su La Stampa

Il primo elemento, parlando dell’abuso delle intercettazioni riguarda la necessità di rimettere in equilibrio tre «interessi primari»: libertà personale, riservatezza, sicurezza. «Decidere quale debba prevalere sull’altro non è facile», avverte l’ex-ministro. Ma è proprio qui, sottolinea, che interviene la Costituzione a ricordare che quando c’è la necessità di comprimono libertà e diritti fondamentali «si devono rispettare i criteri di proporzionalità e adeguatezza». Nella pratica non avviene, e i magistrati lo sanno fin troppo bene. Il secondo elemento, prosegue Flick, riguarda i «comportamenti», cioè l’applicazione concreta di norme che, astrattamente intese, risultano perfette. È il caso della “assoluta indispensabilità” delle intercettazioni prevista dalla legge. Significa che non si possono usare in altri procedimenti, per aprirne di nuovi o per fare la famosa “pesca a strascico” nella ricerca delle prove.

È stato Guardasigilli di Prodi

Pura teoria, assicura Flick: «Nella prassi, a volte, tali limiti vengono forzati o elusi, anche al nobile fine di soddisfare esigenze di sicurezza collettiva». Il terzo elemento riguarda l’evoluzione tecnologica, che ha resto ancor più invasivi i mezzi di intercettazione con ulteriore compressione delle libertà fondamentali dei cittadini. Quel che ha fatto Nordio, spiega il giurista, è «rimettere al giudice la valutazione sulla rilevanza processuale delle singole intercettazioni già selezionate dal pubblico ministero». Una stretta per modo di dire. Lo ammette lo stesso Flick quando afferma che, rispetto alla tutela dei mezzi di prova e dell’indipendenza della magistratura, la proposta del governo «non mi sembra una deriva». Lo stesso vale per la libertà d’informazione. La stampa, conclude, è «preoccupata per sé: non per la minore libertà, ma per il menù meno ghiotto servito dai giornali».

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