
Il “minority report” della politica: un algoritmo può prevedere i parlamentari che cambieranno casacca
Un team di ricercatori italiani ha sviluppato un algoritmo che è una sorta di “minority report” della politica: è in grado di prevedere i cambi di casacca dei parlamentari. Lo studio, pubblicato sulla rivista iScience, ha indagato il periodo tra il 2013 e il 2022, scandagliando le votazioni dei deputati e mettendole poi in relazione con i cambi di gruppo: per i ricercatori i risultati dello studio indicano che esistono fattori predittivi in grado di individuare in anticipo e con una certa accuratezza chi sta per prendere un altro percorso.
Dalla Scuola Sant’Anna di Pisa un “minority report” della politica
La ricerca nasce dalla collaborazione tra due Istituti della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, l’Istituto di BioRobotica e l’Istituto Dirpolis, e ha coinvolto un team multidisciplinare di studiosi: il professore Silvestro Micera, il ricercatore Alberto Mazzoni e lo studente PhD Nicolò Meneghetti per l’Istituto di BioRobotica; il professore Emanuele Rossi, la professoressa Francesca Biondi Dal Monte e il ricercatore affiliato Fabio Pacini per l’Istituto Dirpolis.
Come funziona l’algoritmo sui cambi di casacca dei parlamentari e il ruolo del voto segreto
Lo studio si fonda sulla combinazione di due “ingredienti”: gli algoritmi di apprendimento automatico e la possibilità di allenarli e testarli sui dati delle votazioni espresse nella Camera dei Deputati, che sono oggi di pubblico dominio grazie alla sua piattaforma di pubblicazione e condivisione di Linked Open Data. L’algoritmo è stato in grado di distinguere con buona accuratezza tra i parlamentari in procinto di cambiare gruppo e coloro che vi resteranno. In particolar modo l’algoritmo ha evidenziato due elementi che predicono con molte settimane di anticipo l’uscita dal gruppo parlamentare: la maggior inclinazione a partecipare a votazioni segrete rispetto ai colleghi e il livello di concordanza tra le votazioni del deputato e quelle della maggioranza del gruppo di appartenenza, poiché il deputato tende a votare progressivamente meno in linea con la posizione del gruppo che sta per abbandonare.
Cosa ne deducono i ricercatori
Secondo i ricercatori, il fatto che il cambio di gruppo risulti prevedibile induce a ritenere che non si tratti in molti casi di un fenomeno improvviso ma sia piuttosto il frutto di un progressivo percorso di distacco dalle posizioni del proprio gruppo. “Sebbene la politica abbia criteri e modalità di azione specifici e quasi del tutto propri – ha spiegato Emanuele Rossi, ordinario di Diritto costituzionale alla Scuola Sant’Anna – in alcune circostanze si può constatare che l’utilizzo di metodologie scientifiche apparentemente assai distanti da essa possono contribuire ad analizzare e a prevedere i comportamenti della classe politica, con possibili applicazioni che sono a tutti evidenti”.
“Sono particolarmente contento dei risultati ottenuti in questo studio – ha commentato Silvestro Micera, ordinario di Bioingegneria Elettronica alla Scuola Sant’Anna – Si confermano ancora una volta le potenzialità scientifiche connesse con la natura fortemente multi-disciplinare delle attività di ricerca della Scuola. L’uso combinato di open data e intelligenza artificiale ha e avrà sempre di più un grosso impatto anche nelle scienze sociali”.
Uno studio possibile grazie agli open data della Camera
Il lavoro, infatti, è stato possibile grazie alla crescente disponibilità di open data sui siti istituzionali delle Camere. In generale, già da diversi anni, sui siti istituzionali della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, sono disponibili numerose informazioni sull’attività dei parlamentari, sui disegni di legge presentati, sugli emendamenti, sulle votazioni e sulle discussioni, dati molto utili per conoscere meglio l’attività dei nostri rappresentanti. Ciò ha permesso un utilizzo di questi dati a fini scientifici e la possibilità di elaborare in chiave interdisciplinare una metodologia di analisi delle votazioni della Camera dei Deputati che ha permesso di conoscere meglio alcune tendenze delle ultime legislature e del sistema parlamentare.
(In foto, un’immagine dalla mostra “Timelines” dall’artista e giornalista britannico Ellie Harrison)