Incidente a Roma, perquisite case e società degli youtuber. Ed è caccia ai video sui cellulari

16 Giu 2023 20:33 - di Greta Paolucci
incidente Roma

Mentre sui social montano indignazione e risentimento per la tragedia costata la vita al piccolo Manuel, la famiglia dello youtuber al volante della Lamborghini – indagato per omicidio stradale – prova a respingere gli attacchi. E nel controbattere, finisce ridimensionare, maldestramente, la portata di una tragedia immane, avvenuta appena 48 ore fa. «Matteo è figlio di una famiglia per bene. Il papà è un dipendente del Quirinale», fa presente l’avvocato Francesco Consalvi – e riferisce il Corriere della sera in queste ore – nominato dal padre, Paolo: dipendente della Presidenza della Repubblica, con mansioni amministrative presso la Tenuta di Castel Porziano.

Incidente di Roma, montano rabbia e dolore per il piccolo Manuel: e la famiglia dell’indagato passa al contrattacco

Non solo. In concomitanza con indagini, perquisizioni e accertamenti. E mentre alcuni testimoni riferiscono quanto visto subito dopo lo schianto mortale, specie sul fronte dei comportamenti tenuti dagli youtuber a ridosso della tragedia, dal Corriere la difesa dell’indagato fa sapere che «il giovane Di Pietro è stato raggiunto da minacce di morte, minacciato “di fare una fine orribile“».

Perquisite le abitazioni e anche la sede della società degli youtuber

Intanto, comunque, le indagini vanno avanti. Questo pomeriggio sono scattate le perquisizioni, sia nelle abitazioni dei giovani sia nella sede della società Theborderline, marchio sotto cui venivano registrate le sfide social, sempre più ambiziose e pericolose. La procura ha delegato i carabinieri a perquisire le case dei quattro giovani: Matteo Di Pietro che si trovava al volante e anche quelle degli altri membri del gruppo.

Si cercano i video sui cellulari degli youtuber

Nell’inchiesta aperta a Piazzale Clodio, che vede iscritto il ventenne che fa parte del gruppo di youtuber TheBorderline, si indaga per omicidio stradale e lesioni. Peraltro, dagli esami effettuati il ragazzo, che era alla guida in auto con gli altri quattro amici, è risultato positivo ai cannabinoidi. Non solo. Oggi sono iniziate anche le analisi su cinque cellulari sequestrati ai ragazzi a bordo del Suv Lamborghini. I pm di Roma hanno conferito questa mattina l’incarico al consulente con l’obiettivo di verificare la presenza nei dispositivi di video e messaggi utili all’indagine per ricostruire quanto avvenuto. Ossia: sugli smartphone si cercano eventuali video girati nei momenti dell’impatto, o in quelli immediatamente precedenti o successivi.

Incidente di Roma, l’importanza della consulenza tecnica sul veicolo

Nel frattempo, resta al vaglio dell’autorità giudiziaria, inoltre, la posizione degli altri ragazzi presenti in auto. Mentre nei prossimi giorni verrà ascoltata anche la madre del piccolo Manuel, dimessa ieri dall’Ospedale Sant’Eugenio. Verrà inoltre disposta l’autopsia sul bambino, deceduto dopo lo scontro: i pm della Procura di Roma conferiranno nelle prossime ore l’incarico al medico legale. Infine, restano da definire i termini della consulenza tecnica sul veicolo. Consulenza che dovrà rispondere ad alcuni interrogativi che saranno dirimenti ai fini della ricostruzione delle dinamiche dello schianto mortale: velocità. Diritti di precedenza. Stato dei veicoli. Un compito a cui, come prevede la legge, parteciperà anche la difesa dell’indagato.

Le precisazioni dell’avvocato dell’indagato

Proprio sul fronte della dinamica dell’incidente di Roma, il legale dell’indagato dal Corriere precisa alcuni punti, che potrebbero rivelarsi anch’essi dirimenti. «È giusto fare chiarezza su alcuni punti – sottolinea l’avvocato Consalvi –. Il primo tra tutti, immortalato nelle foto dell’incidente è che la guidatrice della Smart viaggiava nella corsia opposta a quella su cui marciava la Lamborghini e che a lei sarebbe spettato dare la precedenza. In secondo luogo c’è la questione relativa al test sulle sostanze stupefacenti e alcol. Non vi erano tracce nel mio cliente di eccitanti o simili, diversamente l’autorità giudiziaria sarebbe pesantemente intervenuta con qualche misura cautelare. Così non è stato».

 

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