Johnson si dimette dal Parlamento. Lo sfogo sul Partygate: “Non avete prove. Mi volete far fuori”

10 Giu 2023 12:52 - di Redazione

Terremoto al cuore della politica britannica. Boris Johnson, ex primo ministro e leader Tory trionfatore delle elezioni di fine 2019, si è dimesso dal Parlamento dopo aver ricevuto il rapporto della commissione parlamentare sul Partygate. Il caso delle feste organizzate a Downing street mentre era in vigore il lockdown per la pandemia di Covid. Con le dimissioni Johnson ha sganciato un attacco ai colleghi parlamentari, accusandoli di fatto di averlo voluto fare fuori. Pur «non avendo prodotto uno straccio di prova che io abbia consapevolmente e sconsideratamente ingannato» i parlamentari. I risultati della relazione devono essere ancora resi pubblici.

Boris Johnson si dimette dal Parlamento sbattendo la porta

«Sanno perfettamente che quando ho parlato ai Comuni stavo dicendo ciò che sinceramente credevo fosse vero. E quello che ero stato incaricato di dire, come qualsiasi altro ministro», ha aggiunto l’ex premier. Spiegando poi di aver coretto il tiro come i suoi colleghi dovrebbero sapere, ha spiegato Johnson. Strenuamente convinto che la commissione è solo determinata a “spingermi fuori dal parlamento”. Le sue dimissioni con effetto immediato da deputato sono giunte improvvise: innescando una crisi che minaccia d’investire la sopravvivenza medesima del governo di Rishi Sunak, suo successore, ex ministro delle Finanze e ormai avversario interno.

Partygate, Johnson: “Vergognoso pregiudizio contro di me”

L‘addio al seggio nella Camera dei Comuni – riporta l’Ansa in un lungo servizio- è stato motivato in una lunga e furibonda lettera aperta in cui BoJo ha puntato esplicitamente il dito verso l’esecutivo attuale e la direzione politica impressa al suo partito da Sunak; oltre che sull’opposizione laburista. La “condanna” inscritta nel rapporto finale della commissione parlamentare è frutto a suo dire del “vergognoso pregiudizio”. Pregiudizio con cui la commissione sarebbe stata condotta dalla sua presidente, Harriet Harman, deputata veterana del Labour. “Non ho mentito, e credo che in cuor loro alla commissione sappiano perfettamente – ha scritto l’ex premier riferendosi ai membri della commissione  – . Ma sono comunque determinati a cercare di “spingermi fuori dal Parlamento” in modo “anti-democratico”.

“La più grande maggioranza da me conquistata ora è a rischio”

Ora lascia vacante quel collegio di Uxbridge, alle porte della capitale, che al momento, sondaggi alla mano, il Partito Conservatore del ‘traditore’ Sunak rischia di perdere. Gli strali della lettera di dimissioni non sono d’altronde rivolti solo contro la commissione. Ma anche contro gli stessi Tories – leggiamo sull’Ansa-. E contro la politica dell’attuale primo ministro che in questi mesi – dopo l’effimera parentesi di Liz Truss – è risucito a sostituirsi a lui sullo sfondo di una spietata faida intestina. La maggioranza “da me conquistata” tre anni e mezzo fa, ha denunciato, “la più grande maggioranza (Tory) in mezzo secolo, è ora chiaramente a rischio”.

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