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La dem Quartapelle “fulmina” la Schlein: “Su immigrazione e salario minimo stai sbagliando”

Politica - di Federica Argento - 12 Giugno 2023 - AGGIORNATO 12 Giugno 2023 alle 14:51

Si leva un’altra voce nel Pd a testimoniare il caos che regna sovrano, alla vigilia di una Direzione da seguire con in pop corn alla mano.  «Dobbiamo guardare in faccia la realtà. E troppe volte non lo facciamo». E‘ Lia Quartapelle, deputata dem che con onestà intellettuale riconosce che per anni il suo partito ha governato senza un’idea di Paese, senza un visione. E anche oggi critica Elly Schlein, ritenendo  che non basta dire salario minimo o legge sulla cittadinanza per incidere e dare prospettiva a un partito. Che a poco più di tre mesi dalle primarie che l’hanno incoronata ha già fatto evaporare gli entusiasmi. La Quartapelle  a Libero, oggi in edicola, a una domanda secca: perché il Pd non è considerato un’alternativa? Dopo aver perso le Politiche, le Regionali, le Amministrative, qual è il problema?

Pd: Quartapelle al vetriolo contro la Schlein

Lapidaria, la parlamentare dem risponde: «Intanto il fatto che siamo stati al governo senza una precisa idea di cosa fare per il Paese. Ora è il tempo di rinnovare programma e proposte». Il “siluro” alle politiche del suo partito nel decennio passato non è appannaggio solo della Quartapelle. Zingaretti le settimana scorso aveva pregato la Schlein di “dare un’anima” al partito: ossia  «proposte», non «opinioni». Lei condivide la critica. «Covid e guerra hanno mostrato che il sistema in cui viviamo non è più sostenibile. Mostra la corda nel welfare, nella scuola, nell’ambiente. Un partito progressista deve guardare in faccia la realtà. Ma anche tra noi, spesso, non ci diciamo la verità».

Quartapelle alla Schlein: Non basta dire salario minimo

Per esempio è scettica che la battaglia sul salario minimo possa essere “salvifica”: «È una battaglia giustissima che però riguarda solo tre milioni di lavoratori- sentenzia Quartapelle- . Tanti, ma non tutti. Un partito a vocazione maggioritaria deve sapere che in Italia la stragrande maggioranza dei lavoratori, nel settore privato o nel settore pubblico, con contratti dipendenti o a partita iva, guadagnano troppo poco rispetto alla fatica che fanno. Il salario minimo va benissimo, ma quella proposta non aggredisce la bassa produttività e la crescita anemica che caratterizzano l’economia italiana». Insomma, una battaglia – l’unica riconoscibile nel lessico involuto della segretaria- che non è convincente.

“Non possiamo andare avanti a dire: ‘è colpa mia, è colpa tua’”

Non è più il tempo, poi, di parlare per slogan: «Le polemiche di giornata durano un solo giorno. Per questo mi auguro che la direzione nazionale sia un momento di verità, in cui non ci limitiamo a dire “è colpa tua, è colpa mia”». Insomma, parole pesanti a soli 100 giorni dall’elezione della segretaria. Tante verità- afferma- non possono più essere sottaciute. E tocca un punto, infatti,  su cui il Pd ha gravi responsabilità: «Per esempio sull’immigrazione: su quel tema in passato abbiamo perso milioni di voti dei ceti popolari. E mentre Meloni cambia la propria posizione, abbandonando Visegrad; e dicendo che serve un accordo europeo per governare l’immigrazione, noi non possiamo limitarci a ripetere una cosa sacrosanta: e cioè che chi è in mare va salvato. Dobbiamo porci tutti i problemi dell’integrazione che non sono problemi facili».

Immigrazione

Con lucidità – non la stessa della sua segretaria, che invece è molto fumosa- Quartapelle boccia la postura del partito su un tema cruciale: : «L’immigrazione crea opportunità di incontro ma anche conflitti: perché aumenta la pressione sul sistema di welfare; e perché dall’incontro tra culture e abitudini diverse nascono speranze ma anche paure e diffidenze. Dobbiamo dire che si può vivere insieme e integrare. Ma con politiche precise e numeri contenuti, come ha detto il Papa». E soprattutto, basta con ricette inconcludenti, tipo la proposta dello ius soli.  “Non basta la necessaria legge sulla cittadinanza per risolvere i problemi che la gente vede tutti i giorni e di cui non abbiamo il coraggio di parlare».

Veleni per la Schlein

Critica anche verso un’espressione bizzarra pronunciata dalla Schlein: ” Evitiamo la “cacofonia” delle voci”, ha detto. Che vuole dire? Risposta velenosa: «Non capisco – risponde- se la critica alla “cacofonia” sia un modo per silenziare la discussione. Peraltro è difficile esprimersi quando la direzione si riunisce una volta in tre mesi e la segreteria quattro. Servono luoghi dove si discute e poi si decide. E non si pensi di risolvere il problema con i bilancini delle correnti. Il pluralismo non è questo». Severa con il caso De Luca: non è stato giusto rimuovere Piero De Luca da vicecapogruppo del Pd. «Ha stra-ragione Piero Fassino quando dice che se si vuole fare una battaglia contro i cacicchi, si fa contro i cacicchi. Non contro i figli dei cacicchi». E ancora, stare in piazza non basta: «È giusto esserci, ma dobbiamo dare seguito pratico. Abbiamo perso alle Politiche, alle Regionali e alle Amministrative anche perché non siamo stati uniti. Una dura lezione. Iniziamo a superare i dissidi con chi è uscito dal Pd.

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di Federica Argento - 12 Giugno 2023