La destra non specula su D’Alema indagato. Una lezione per gli odiatori della sinistra
Sinistra in silenzio e destra… pure, o quasi. La notizia di Massimo D’Alema indagato e perquisito (con Alessandro Profumo) nell’ambito dell’inchiesta sulla vendita di navi e aerei militari alla Colombia non sembra aver scosso più di tanto la politica nazionale. Soprassalto di garantismo o puro doppiopesismo? L’interrogativo è d’obbligo se solo si pensa alla furiose campagne mediatiche orchestrate dalla sinistra quando erano esponenti della destra a restare impigliati nelle maglie della giustizia. Lo stesso (per fortuna) sembra non accadere ora per il Baffino ex-comunista. Anzi, sembra partita la gara a chi dà mostra di maggior garantismo. Ecco la Lega: «A differenza della sinistra noi non godiamo delle inchieste altrui. Ci auguriamo che gli italiani sappiano in fretta se qualcuno ha sbagliato, e in questo caso paghi». Da manuale.
Anche Renzi rinuncia ad attaccare D’Alema
In scia Matteo Renzi, che di D’Alema è arci-nemico con più di un conto in sospeso. «Per noi è un cittadino innocente: per noi e soprattutto per la Costituzione italiana – premette – . A differenza di quello che ha fatto D’Alema in molti passaggi della sua carriera politica non useremo la clava delle inchieste per regolare i conti con un avversario politico. Noi siamo garantisti davvero». A tal punto da voler ignorare la notizia nella qualità di direttore politico de Il Riformista: «Domani non troverete alcun articolo riguardante l’avviso di garanzia a D’Alema. Non vogliamo leggere le sue intercettazioni sui giornali, non vogliamo vedere pubblicati i suoi estratti conto, non vogliamo conoscere i messaggi che si è scambiato con i suoi finanziatori cui speriamo non abbiamo perquisito le case. Non vogliamo sapere quanto e come ha pagato la barca o la tenuta in chi produce il suo vino».
Velardi: «Lo strapotere dei giudici colpisce tutti»
Garantista sì, ma senza rinunciare a togliersi i sassolini dalle scarpe. Comprensibilmente, del resto, dal momento che fu proprio l’odierno indagato a vaticinare le sue disavventure. Sul punto il ricordo è ancora nitido: «Colui che disse: “Renzi cadrà per via giudiziaria e i problemi arriveranno da Napoli” sappia che Il Riformista non parteciperà al suo linciaggio». Prova a chiudere il cerchio Claudio Velardi, che di D’Alema fu capo-staff. «Ognuno – confida all’Identità – è garantista per sé e giustizialista per gli altri. La verità è che lo strapotere dei giudici in Italia incide su tutti. Quando colpisce esponenti della sinistra fa più rumore, dato che questa parte politica ha difeso i magistrati strombettando».