L’allarme della Cgia: “Le grandi aziende ritardano i pagamenti alle Pmi, allarme default”

24 Giu 2023 10:56 - di Paolo Cortese

“L’economia frena e nelle transazioni commerciali tra privati tornano ad allungarsi i tempi di pagamento delle medie e grandi imprese nei confronti dei propri fornitori. Storicamente è sempre stato così e il fenomeno si è puntualmente ripresentato nei primi tre mesi del 2023: con la frenata del Pil i ritardi sono tornati ad aumentare. Oggi nel nostro Paese il saldo avviene dopo 69 giorni dall’emissione della fattura”. La denuncia è  sollevata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre. “L’aspetto più subdolo, comunque, – si legge in una nota – sta nel fatto che lo slittamento spesso intenzionale del saldo fattura consente ai committenti di finanziarsi a costo zero, facendo scivolare i creditori verso l’insolvenza. Il differimento dei pagamenti, oltre a rappresentare una modalità  molto diffusa in Italia, rischia di pesare negativamente sulla liquidità delle imprese, fino a compromettere la competitività e la reddittività, quando per esempio il creditore deve ricorrere a un finanziamento esterno. E con il probabile nuovo aumento dei tassi di interesse che la Bce ha annunciato nei giorni scorsi, molto probabilmente la situazione è destinata a peggiorare”.

69 giorni per saldare le fatture

“Analizzando la serie storica che va dal 2007 al primo trimestre del 2023 – secondo l’analisi della Cgia – si nota che la percentuale di imprese che nelle transazioni commerciali tra privati hanno pagato con ritardi superiori ai 30 giorni ha toccato i picchi più elevati negli anni dove la caduta del pil è stata più evidente. Nei primi tre mesi di quest’anno, a seguito della frenata subita dall’economia, la media nazionale è tornata a salire, fermandosi nel marzo scorso al 9,5%. In Italia, secondo i dati raccolti da Cribis Itrade, nel quarto trimestre 2022 la percentuale di pagamenti avvenuta entro i tempi previsti dal contratto commerciale tra committenti e fornitori si è attestata al 40,9%. Tra i 26 Paesi dell’area europea monitorati, nella classifica dei più virtuosi l’Italia si è piazzata al 20/o posto. Peggio di noi solo Serbia, Irlanda, Grecia, Portogallo, Bulgaria e Romania”.

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