“Libero”sbertuccia i putiniani de’ noantri: da Travaglio a Di Battista, oggi tutti “colti da mutismo acuto”

25 Giu 2023 12:16 - di Chiara Volpi
Sallusti

Mentre quasi tutti tracciano la road map della rivolta della Wagner, finita nello stop di Prigozhin alle porte di Mosca, e culminata nella ritirata di oggi da Rostov Giovanni Sallusti su Libero punta sguardo analitico e penna  critica sui putiniani d’Italia. Quelli che, da Travaglio al suo inviato speciale in Russia in veste di documentarista, Alessandro di Battista. Passando per Santoro e Moni Ovadia, sono gli acclarati sostenitori dello zar di Mosca in panne. Quelli su cui il giornalista di Libero rileva: «Non commentano le notizie che smentiscono ogni loro tesi. Solo Orsini insiste e profetizza: «Tutto ciò avrà conseguenze tragiche per l’Ue»…

Sallusti sferza i putiniani d’Italia: da Travaglio a Di Battista, oggi silenzio e imbarazzo

Una disamina lucida in punta di sarcasmo, quella che Giovanni Sallusti offre ai lettori, tra spunti che definisce “folkloristi” e sbeffeggiamenti in punta di citazione. E così, scrive la penna di Libero sottolineando imbarazzi e silenzi di coloro che definisce “i putiniani de’ noantri”, «c’è chi dalla sua cameretta ha già capito tutto. Sulle chat Telegram filo-putiniane, la sentenza è stata emessa subito: manovra l’onnipresente Zio Sam. “Prigozhin” e “americani” su Twitter diventano un sintagma unico. E c’è chi rimbrotta i colleghi del Tg2 così: “Non dite bufale. I social americani”… Quali, chi… postille irrilevanti: per i complottisti online, ndr “dicono che la Nato ha avuto contatti col mercenario Prigozhin”. Pare l’abbia confermato anche un cugino di terzo grado che fa le pulizie al piano sotto quello della segretaria di Stoltenberg»…

Sallusti fa a pezzi i “putiniani de’ noantri” che «non commentano le notizie che smentiscono ogni loro tesi»

E dalle voci, ai volti e ai nomi. Quelli di coloro che Sallusti definisce «i pacifisti unilaterali e prezzemolini dei talk show. I maniaci della trattativa col macellaio perché il macellaio è troppo forte, troppo inscalfibile, troppo amato dal suo popolo, improvvisamente colti da mutismo acuto». E allora, nella sua disamina pungente, il giornalista denuncia e smaschera il silenzio improvviso: «Tace Alessandro Di Battista, zelante inviato per il Fatto Quotidiano in Russia, da cui sfornava reportage sull’amore unanime per lo Zar diffuso da San Pietroburgo allo stretto di Bering e condivideva intemerate su YouTube con titoli oggi capolavori di comicità involontaria, come «Perché Putin ha un consenso così alto».

Un “quartetto” in silenzio dopo tanto declamare e profetizzare su stampa e tv

Ma il “Che de’ noantri” non è il solo. Sallusti mette all’indice anche lo stesso direttore del Fatto: quello che, scrive, «commissionava i reportage, Marco Travaglio. E tace il sodale Michele Santoro, che tra un appello e l’altro per disarmare l’Ucraina non è mai stato sfiorato dal dubbio che il potere di Putin non fosse più così granitico. Nulla anche da Moni Ovadia, guru del collaborazionismo putiniano a Cinque Stelle», «essendo l’umiliazione che l’ex colonnello del Kgb ha incassato con la ribellione del suo ex cuoco un filo più cocente di un videomessaggio».

Sallusti, dopo Travaglio e Di Battista si concentra su Orsini…

Tutti zitti e muti a leccarsi le ferite aperte, con la lingua che batte dove il dente duole. «Solo uno parla – commenta Sallusti –. Perché è il più dadaista di tutti. Non è semplicemente un pacifinto strabico: è uno che ha fatto della verità una dependance del Cremlino. Uno che ha issato il concetto di faccia di bronzo a vette sconosciute. Signore e signori, Alessandro Orsini: «Tutto ciò che di tragico accadrà alla Federazione russa avrà conseguenze tragiche per l’Unione Europea». E alla fine, al giornalista non resta che inanellare le “ultime parole famose”. Quelle vergate a carattere di pietra in tv. Quelle affidate a dichiarazioni e previsioni, fin qui smentite il minuto dopo i profetici annunci e epiche declamazioni.

All’indice le “famose” dichiarazioni di vittoria di Putin registrate in tv

Asserzioni sostenute con titanica certezza su cui Sallusti rileva: «Basterebbe quella mitologica del 3 marzo 2022 a Piazzapulita: «”Putin ha già vinto, ci vuole il coraggio di dirlo”». Ma, fa notare il giornalista, «quindici mesi dopo, non sappiamo se Putin prevarrà nella guerra interna, figuriamoci in quella contro l’Ucraina». E prosegue: «Non male anche la “previsione” scandita l’1 marzo scorso a CartaBianca, con “margine di errore pari a zero” e la consueta, equilibrata percezione di sé: “La guerra finirà con una grossa concessione territoriale alla Russia”». Convinzioni e parole smentite dalla realtà ancora ieri quando, scrive Sallusti, «approfittando dell’incendio fratricida tra Wagner ed esercito regolare, le truppe ucraine hanno liberato territori del Donbass che erano occupati dai russi fin dal 2014».

Sallusti smonta la narrazione di Travaglio and.co: la prima ad essere sconfitta in questa una lunga guerra

E alla fine, insomma, tra golpe interrotti e tregua armata siglata nel sangue, comunque dovesse finire per Putin e la sua guerra interna e sul fronte ucraino, sul campo c’è già una sconfitta acclarata: quella della narrazione divulgata a quintali di parole dalle colonne dei quotidiani e dai salotti radical chic dei putiniani di ferro, oggi trinceratisi dietro una cortina di silenzio che stride con il verboso discettare sostenuto con veemenza fino a ieri…

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