Massimo Cacciari umilia Fabio Fazio dalla Berliguer: “Sarebbe lui l’egemonia della sinistra?”
Tutto da godere l’intervento di Massimo Cacciari, ospite di Bianca Berlinguer a Cartabianca su Rai tre. Umiliati in tre parole Fabio Fazio & Company. A sentire parlare di loro come di un “egemonia culturale” della sinistra se la ride. Nella puntata del 6 giugno, parlando della nuova Rai targata Giorgia Meloni, raggiunge l’effetto di affondare la sinistra.
Cacciari irride Fazio e l'”amichettismo” di sinistra: “La cultura non è fatta da…”
“Ma Giorgia Meloni dove ha visto l’egemonia culturale della sinistra? – ribatte il filosofo -. Ma dico, la cultura di un Paese non è mica fatta da quattro romanzieri e due filosofi: è fatta da economisti, ingegneri, medici, in tutte le categorie più produttive“. Così, nell’intento di smitizzare i contorni dell’egemonia culturale di sinistra, finisce per sminuire il “peso” dell'”amichettismo” della sinistra. Infatti, Cacciari, rivolgendosi al premier esclama: “Dove l’ha vista Meloni l’egemonia in tutte le categorie di questo Paese? La sua idea di egemonia qual è, Fazio?…”. Il filosofo si fa beffa di un pulviscolo di “quattro romanzieri e due filosofi”, svillaneggiando di conseguenza un partito di riferimento, il Pd, che ha fatto di loro gli avamposti della loro azione politica nel servizio pubblico.
Cacciari sotterra il Pd e irride Severgnini: “Napoleone?…”
E al Pd riserva i suoi “eroici furori”: l’assist al filosofo lo offre un’incauto paragone pronunciato dall’editorialista del Corriere della Sera, Beppe Severgnini. Che aveva detto che “a sinistra ognuno pensa di essere Napoleone e discutono”. Cacciari se la ride pensando a qualche volto del Pd in riferimento alla figura grande Còrso. E ribatte infatti: “Il problema è che nessuno di loro è Napoleone. L’unico poteva essere Matteo Renzi, ma poi si è suicidato”. Toglie tutti dall’impasse in cui si era incagliato il programma della Berlinguer, Mario Monti. Ospite in trasmissione, ha pronunciato un mezzo elogio verso il premier: “Giorgia Meloni “ha fattobuone cose anche non facendole: in particolare l’attacco all’Europa si è trasformato in una ordinate ed educata interazione con l’Europa. Il presidenzialismo non mi pare più all’ordine del giorno; nel senso di elezione diretta del presidente della Repubblica”. Un mezzo elogio, visto l’ego smisurato che l’ex premier conserva di sé.