Maturità, il figlio di Salvatore Quasimodo: «Sorpreso che sia stata scelta la poesia di mio padre»
«Sono piacevolmente sorpreso e anche stupito per la scelta di una poesia di mio padre Salvatore Quasimodo per l’esame di maturità. Spero che sia anche un’occasione per riscoprire, più in generale, da parte del mondo della scuola un grande poeta italiano insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1956. È un poeta che va studiato di più e meglio». Lo ha detto all’Adnkronos Alessandro, il figlio Salvatore Quasimodo. Ha espresso «profondo piacere e onore» per la riproposizione ai maturandi di un testo lirico dell’autore delle celebrate raccolte “Ed è subito sera” e “Oboe sommerso”.
Le parole del figlio di Salvatore Quasimodo
«Fa davvero piacere questa attenzione riservata a Salvatore Quasimodo all’esame di maturità», ha aggiunto il figlio Alessandro. «Purtroppo, come spesso mi raccontano amici e conoscenti, e come io stesso mi accorgo girando per le scuole, la sua opera poetica non viene illustrata come sarebbe necessario nei programmi scolastici. Talvolta, addirittura, accade che è ignorata completamente. Non voglio essere polemico oltre misura, perché io sono di parte. Ma forse a scuola si insiste troppo su Eugenio Montale e molto meno su Salvatore Quasimodo».
“Alla nuova Luna” ha un grande significato
La traccia sulla poesia “Alla nuova Luna”, secondo Alessandro Quasimodo, può essere svolta agevolmente dagli studenti «se si concentrano sull’analisi del testo, anche se richiederebbe di essere contestualizzata». È una poesia, comunque, che mostra come Salvatore Quasimodo «non fu solo il poeta ermetico e il poeta che alzò la voce contro la guerra. Fu anche e soprattutto il poeta che scrutava la società con i suoi mali ed anche i suoi progressi tecnologici».
«Mio padre era rispettoso della religione»
Il figlio Alessandro ricorda che “Alla nuova Luna” fu scritta dal poeta in occasione del lancio del satellite sovietico Sputnik. La sua pubblicazione, per la prima volta sul quotidiano del Partito comunista “L’Unità”, fu seguita da molte discussioni e polemiche, dovute ai contenuti. «Infine è stata valutata come meritava da un grande uomo di Chiesa come il cardinale Carlo Maria Martini, che lesse e commentò la poesia con estrema attenzione», ha ricordato il figlio del poeta. «Si è detto che Salvatore Quasimodo in quella poesia si sarebbe mostrato sferzante verso Dio. Non è vero, perché mio padre, da laico, è sempre stato rispettoso della religione grazie anche alla lunga amicizia con Giorgio La Pira».