Mieli confessa il golpe del ’94 che affossò Berlusconi: “L’avviso al Corriere arrivò dai pm di Milano” (video)
La verità su quell’avviso di garanzia che affossò il primo governo Berlusconi nel 1994 arriva dopo 30 anni per bocca dell’allora direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli. Dopo quasi due ore di trasmissione dello speciale di Enrico Mentana su La7 si affronta un tema spinoso, che vide coinvolto lo scrittore e storico. Si parla dell’avviso di garanzia recapitato a Napoli nel dicembre 1994 a Berlusconi, allora presidente del Consiglio e impegnato in un vertice Onu. La notizia finì direttamente sulla prima pagina del Corriere, scatenando le ire di Berlusconi che ricevette l’avviso otto ore dopo. Ebbene dopo 30 anni Mieli vuota il sacco e ha raccontato che la notizia arrivò a lui direttore dall’interno del palazzo di giustizia di Milano.
Mieli: la notizia dell’avviso di garanzia a Berlusconi fu data al Corriere dalla procura di Milano
Su Libero oggi in edicola, sulla Verità e naturalmente sul Giornale alla notizia della “confessione” di Mieli viene dato molto risalto. Quell’avviso di garanzia venne pubblicato in prima pagina sul quotidiano di via Soferino il 23 novembre 1994 mentre il leader di Forza Italia presiedeva a Napoli una Conferenza dell’Onu sulla criminalità organizzata. Nemmeno un mese più tardi il primo governo Berlusconi cadde. L’accusa riguardava il presunto pagamento di quattro tangenti a ufficiali della Guardia di Finanza impegnati in verifiche fiscali in aziende Fininvest. Dopo una condanna in primo grado a 2 anni e 9 mesi, Berlusconi venne prescritto in appello e infine assolto in Cassazione. Interessanti sono o risvolti di questa “confessione” postdatata sulla quale in passato è stato scritto molto.
Mieli era il direttore del Corriere: “Nessuno mai mi interrogò e questo mi insopspettì”
Chiede Mentata a Mieli: “Quante volte sei stato interrogato su quella fuga di notizie?”. Mai”, è statala sua risposta. “Evidentemente i magistrati non volevano sentire la mia versione. Ma, nel caso, io avrei risposto molto volentieri, anche se avevo il diritto di rifiutarmi di rispondere”. L’allora direttore responsabile del quotidiano di via Solferino prosegue: “Avrei risposto volentieri perché fu una cosa che mi diede molto fastidio: misero in giro la voce che – siccome Berlusconi aveva ricevuto l’invito a comparire a Roma e glielo avevano letto a Napoli – fosse stato lo stesso Berlusconi ad avercelo inviato; poiché interessato a farlo sapere. Questa cosa mi fece andare su tutte le furie: io sapevo perfettamente com’era andata la vicenda”. Quella notizia data dal Corriere otto ore prima che lo sapesse Berlusconi, scatenò l’uragano. Un tempismo con il quale dalla Procura di Milano si intendeva fare il più male possibile a Berlusconi e al suo governo.
Mieli rivela come andò il golpe del 94: “Per la prima volta ebbi un dubbio”
“Non dirò fino in fondo come andò” – ha proseguito Mieli da Mentana- . Però posso dire questo: avevo conosciuto i termini di quell’atto alle due del pomeriggio. Quindi otto ore prima che arrivassero i Carabinieri a Roma e poi chiamassero Berlusconi a Napoli. Quindi l’unico posto da cui poteva essermi arrivato era il Palazzo di Giustizia di Milano – assicura Mieli -. Questo è un po’ passato in cavalleria, ma questo avrei detto ai magistrati (di Brescia ndr)”. Anche perché – ammette- c’è un elemento che non gli torna: “Questa mancata indagine mi ha sempre insospettito. Che strana cosa, soprattutto per uno come me che ha sempre vissuto nella retorica di Mani Pulite. Nessuno né a Brescia né a Milano, tra le toghe, mi chiese negli anni (anche in incontri informali) come fosse andata a finire quella vicenda: per esempio, se per caso era stato scoperto da quale loro collega fosse arrivato l’atto”. Fu allora che “Per la prima volta quella cosa mi insinuò un dubbio: ovvero che venne fatta una cosa che non era tutta luccicante”. Insomma, risponde: C’è un conto che non torna – tiene a precisare il conduttore di Rai Storia. Che conclude: “Nel libro di Goffredo Buccini, che firmò quello scoop, mi è parso di leggere – tra le righe – dei segni di sofferenza. Abbiamo la coscienza addosso, ma qualcosa non andava. E prima o poi questo ‘qualcosa’ io lo scoprirò.