Pingitore: “Noi del Bagaglino cacciati dalla Rai dei professori. Ma nessuno si stracciò le vesti”
«Noi siamo stati cacciati dalla Rai dei Professori (primi anni 90, ), ma nessuno si stracciò le vesti…». Pier Francesco Pingitore, anima del Bagaglino, giornalista, regista, sceneggiatore, non vuole sentire parlare di “martiri” in Rai, dopo le dimissioni date da Fazio, Annunziata, Gramellini. Si sfoga in un’intervista su Libero, ripercorrendo sia gli anni d’oro e i momenti bui della sua avventura nella tv pubblica. E ricorda soprattutto quando Il Bagaglino non fu più il benvenuto nella tv pubblica, nonostante ascolti ottimi. Fu guardato con la puzza sotto il naso. «Sì con la Rai dei Professori. L’unico che ci diede la solidarietà fu Michele Santoro – racconta Pingitore – dalle cui idee eravamo lontanissimi, ci invitò in trasmissione. Fu Angelo Guglielmi, anche lui lontanissimo dalle nostre idee, a spiegare ai nuovi dirigenti che avrebbero perso una bella fetta di inserzionisti. Così ci richiamarono e facemmo una stagione trionfale con Bucce di banana. Ma poi ci volle Berlusconi e, ammaestrati dall’esperienza, passammo a Mediaset».
Pingitore: “Noi del Bagaglino cacciati dalla Rai dei professori”
Ricordiamo che per “Rai dei professori” si intende quella presieduta da Claudio Dematté, all’epoca prorettore della Bocconi. Era il 1993 e ne3 Cda c’erano il filosofo Tullio Gregory, Paolo Murialdi, giornalista e autore di una Storia del giornalismo; Feliciano Benvenuti, insigne amministrativista, Elvira Sellerio, fondatrice dell’omonima casa editrice. Direttore generale divenne Gianni Locatelli, l’ex direttore del Sole 24 ore, apprezzato da Martinazzoli e da Prodi, all’epoca presidente dell’Iri. Già, nessuno si stracciò le vesti per l’allontamento di Pingitore & Company, ritenuti vicini alla destra. Quindi basta piagnistei.
Pingitore: “L’incontro con Belusconi mi ha cambiato la vita”
L’incontro con Silvio Berlusconi gli ha cambiato la vita, racconta Pingitore, aprendo il baule dei ricordi: “Lui è un fuoriclasse. Un uomo di una levatura diversa che ha lasciato il segno sulla storia d’Italia. Ma le racconto un aneddoto sul suo sosia…Era un venditore di scarpe che gli somigliava moltissimo. Solo che non potevamo farlo parlare in scena perché aveva un fortissimo accento romano. Così gli dicemmo di sorridere soltanto. Gli facemmo rifare anche i denti ma non si trovò bene. Ricordo che si lamentava e mi diceva: “Ah dottò, così nun posso più né magnà né ride”.
“Oreste Lionello, un fratello, uno dei migliori attori italiani”
«Il più grosso dispiacere per tutti è stata la morte di Oreste Lionello, un fratello per me – ricorda Ninni Pingitore– . Come diceva Giorgio Albertazzi, Oreste è stato uno dei migliori attori italiani per capacità interpretativa e autoriale, un genio del doppiaggio. Poteva fare ogni personaggio. Lui non somigliava a nessuno, ma era come se somigliasse a tutti. Questo senza nulla togliere al talento e alla grande professionalità di artisti come Leo Gullotta, Pippo Franco e quella maschera latina, tipo maccus della commedia plautina che era Martufello”.
“Con ‘La presidente’ siamo stati di buon auspicio per Giorgia Meloni”
Oggi il Salone Margherita, dopo la pandemia, è rimasto chiuso. «È stato chiuso – spiega Pingitore – dalla Banca d’Italia che ne è proprietaria. Vani sono stati tutti i nostri tentativi di tornare a fare spettacolo lì». Ricorda che il Bagaglino si trasferì lì nel 1972: «In cerca di un posto che potesse evitarci i reumatismi. Quando arrivammo lì quel teatro era completamente decaduto. Noi lo portammo a un fulgore che forse non aveva mai conosciuto prima con spettacoli di cabaret e poi per la televisione che raggiunsero picchi di 14 milioni di ascoltatori quando venne ospite Andreotti. L’ultimo spettacolo è stato La presidente nel quale immaginavamo che Valeria Marini potesse diventare presidente della Repubblica. Una sorta di vaticinio per quello che che è accaduto poco dopo con l’arrivo della Meloni a Palazzo Chigi».