Polito: “La morte del Cav è un problema per la sinistra: non può più usare l’antiberlusconismo”

17 Giu 2023 8:56 - di Sveva Ferri
polito berlusconi

Non per il centrodestra, ma per l’opposizione. La morte di Silvio Berlusconi, che ha fatto esercitare molti sul tema del futuro del centrodestra e finanche della tenuta del governo, è in realtà un problema per la sinistra, che ora si trova orfana di uno dei suoi più poderosi collanti: l’anti-berlusconismo. A fare questa riflessione è oggi Antonio Polito sul Corriere della Sera in un editoriale intitolato “L’effetto del lutto”.

Per Polito la morte di Berlusconi è un rischio soprattutto a sinistra

Polito, dopo aver notato che la scomparsa di Berlusconi ha rafforzato il centrodestra, sottolinea che “stando a quello che si vede in queste ore potrebbe ulteriormente dividere l’opposizione e dunque indebolirla”. Polito circoscrive il ragionamento al momento, accompagnando le due constatazioni con un “almeno per un po'”, ma dal tenore complessivo del ragionamento è evidente che pensa a scenari che possono stabilizzarsi in base alle mosse che ciascuno compirà. Mosse che, però, parlano di una maggioranza che fin qui ha dimostrato grande lucidità, a fronte di una opposizione che invece è apparsa in balia degli eventi. O, più correttamente, dell’evento.

“D’ora in poi l’anti-berlusconismo non basterà più a unire l’opposizione”

Polito porta due esempi concreti per illustrare lo stato delle cose: la riforma della giustizia e il lutto nazionale. “Per trent’anni – scrive – la sinistra ha potuto dire di no a ogni ipotesi di riforma della giustizia (e non solo) sulla base del sospetto, spesso fondato, che servisse gli interessi privati del Cavaliere”. “Ma adesso che lui non c’è più – sottolinea – l’abrogazione di un reato come l’abuso di ufficio non può essergli messa in conto. Anzi, migliaia di amministratori locali, in gran parte del Pd, festeggiano la fine di una fattispecie penale generica e discrezionale, e per questo abbastanza minacciosa da paralizzarne l’azione”. E nell’opposizione è stato il caos: “Renzi e Calenda hanno approvato, il Pd di Schlein ha contestato ma sapendo che i suoi sindaci sono d’accordo, e i Cinquestelle di Conte hanno direttamente gridato allo scandalo”. “L’opposizione ha così finito per parlare più lingue, oscillando nel giudizio tra l’attentato alla libertà e la montagna che ha partorito il topolino. È la prova – rileva Polito – che d’ora in poi l’anti-berlusconismo non basterà più a unificare il fronte, e bisognerà esprimersi nel merito, dividendo così le tre opposizioni”.

Anche il lutto nazionale “ha riaperto una ferita nella minoranza”

C’è poi quello che il giornalista chiama “effetto lutto nazionale”. Polito prende atto del fatto che il “gesto politico” compiuto da Giorgia Meloni volendo per Berlusconi quel riconoscimento inedito “ha riaperto una ferita nell’opposizione”. Il punto è sempre lo stesso: “l’anti-berlusconismo”. Che, “come la vecchia talpa di Marx, ha subito ripreso a scavare solchi profondi a sinistra e ad accendere nuove competizioni”. Anche qui, sottolinea ancora Polito, l’opposizione si è presentata con “tre facce: quella partecipe di Renzi e Calenda ai funerali, quella imbarazzata di Schlein che ci va ma il giorno dopo dice che il lutto nazionale è stata una «forzatura inopportuna», e quella di Conte che non ci va proprio per farsi morettianamente notare di più”.

Polito: “A destra prevalgono le ragioni dell’unità, a sinistra quelle della competizione”

L’effetto è stato che “gli anti-berlusconiani duri e puri, che negli ultimi tempi si erano dovuti trasformare rapidamente in anti-fascisti, sono così tornati a picchiare duro sulla sinistra di governo tutta, da D’Alema a Prodi, da Letta a Renzi, rea 1) di non aver espropriato almeno una rete televisiva al Cavaliere, 2) di non averlo dichiarato ineleggibile espellendolo dal Parlamento. Si lamentano cioè che la sinistra al governo non abbia messo fuorilegge il maggior partito di opposizione, quando poteva”. A fronte di questo “la sinistra di governo non ha oggi la forza per ribattere che sarebbe equivalso a una svolta autoritaria, certo peggiore di quella che viene oggi imputata al governo per molto meno. Non può perché teme lo scavalco dei Cinquestelle”. “Così, mentre a destra le ragioni dell’unità prevalgono su quelle della concorrenza interna, a sinistra si pensa per il momento solo alla competizione”, conclude Polito.

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