Porro: “L’opposizione non c’è, Schlein sta nel partito dei salotti: niente programmi, ma molte pretese”
Lo definisce “partito dei salotti” e ci mette dentro non solo Elly Schlein e Giuseppe Conte, ma anche l’editore Gedi e i giovani di Confindustria, che di recente hanno usato toni critici nei confronti del governo. Questo partito, dice Nicola Porro, ha “una spiccata mentalità di sinistra”, è quello “dei premi letterari”, di quelli che “pretendono di dire sempre la cosa giusta” e “nei posti giusti”. E, benché “privo di qualsiasi programma”, “non dovremmo sottovalutarlo perché è dotato di un peso mediatico non indifferente”.
Le bordate di Nicola Porro ai “giovani imprenditori”
Intervistato da La Verità, Porro, alla vigilia della “Ripartenza”, l’evento organizzato il 7 e 8 luglio a Bari con i protagonisti dell’economia italiana, si è soffermato moltissimo sul ruolo politico di Confindustria e dei suoi giovani in particolare, dopo che questi ultimi hanno rivolto delle critiche al governo nel corso del loro incontro a Rapallo di qualche giorno fa. Per il giornalista “i cosiddetti Giovani Imprenditori dovrebbero subire una class action da parte degli imprenditori veri”, perché “non da oggi, hanno un unico scopo: passare i 40 anni, e fare carriera in Confindustria”.
“In trent’anni di giornalismo finanziario, io di autentici giovani imprenditori ne ho visti veramente pochi. Semmai vedo tanti giovani figli di imprenditori, che i genitori hanno inserito in un’associazione che non conta nulla, poiché preferiscono fargli organizzare convegni a Capri piuttosto che tenerseli in azienda”, ha spiegato Porro, aggiungendo che “ho un sacco di amici capitani d’impresa che mi ripetono la stessa frase: dobbiamo versare la quota associativa per dare il salario minimo ai giovani imprenditori, al fine di consentire loro di chiacchierare a Rapallo?”.
“Oggi Confindustria è più inutile dei sindacati”
“Oggi la Confindustria è più inutile dei sindacati. Ma i nostri colleghi giornalisti non l’hanno mai detto, perché speravano di lavorare per Il Sole 24 Ore”, ha proseguito Porro, per il quale l’associazione “oggi è molto meno importante di un tempo. Nelle prime file dell’assemblea di Confindustria, ormai, vedi solo gente nominata dalla politica. La vera impresa, oggi molto più di ieri, sta lontana anni luce dal mondo confindustriale”, mentre si salvano “alcune associazioni confindustriali settoriali, che effettivamente conoscono il territorio e si battono realmente per gli interessi delle imprese. Sono le uniche che hanno davvero senso”.
La rivelazione sulle trattative con la Rai e la telefonata del Cav
La riflessione è anche occasione per un ricordo di Berlusconi e una confessione sulla sua permanenza a Mediaset. Il Cav, per Porro, era “davvero” un rappresentante degli imprenditori “e a riprova di questo c’è il fatto che veniva contestato da Confindustria”. “A Berlusconi tutto si può dire tranne che facesse parte di quell’establishment”, ha proseguito, rivelando che è stata una telefonata del Cav a far tramontare l’ipotesi di un suo passaggio a Rai3, per il quale la trattativa era già in atto: “Era appena uscito dal San Raffaele dopo il suo primo ricovero. Mi ripete le stesse parole che avevo già sentito da Pier Silvio: ‘Nicola, tu fai parte della famiglia Mediaset, sarei molto felice se rimanessi con noi’. “Non sarei andato in Rai comunque, ma Berlusconi con quella telefonata ha finito di convincermi. Diciamocelo: la permanenza di Porro a Mediaset non era una questione fondamentale, rispetto ai problemi che stava affrontando il Cavaliere in quei giorni. Eppure lui ha trovato il tempo di chiamarmi: una telefonata importante, che non dimenticherò”.
Forza Italia a un bivio e la ricerca “possibile” di un nuovo leader
Berlusconi per Porro “è stato l’uomo che ha rivoluzionato la politica in Italia” e “la cosa drammatica è che nessuno l’ha voluto ammettere, fino alla sua morte”. Quanto al futuro di Forza Italia dopo di lui, per il giornalista “ci sono due strade”: “Può diventare un partito gollista, che però non si dovrà basare solo sul ricordo del fondatore, bensì sulla personalità del nuovo leader”, che “oggi è possibile trovare” come avvenne in Francia nel dopo De Gaulle, o, “se non trovano il leader che impersoni il gaullismo all’italiana, il rischio per Forza Italia è la diaspora con una lenta consunzione, e un piccolo vuoto di apparato”.
La “totale mancanza dell’opposizione”
Quanto alle presunte fibrillazioni nel governo, di cui gli chiede conto Federico Novella, che firma l’intervista, domandando se si tratti di “veri litigi o semplici baruffe da bar”, Porro ha preso a prestito la fisica: “Gli spazi vuoti si occupano sempre, anche in politica. La totale mancanza dell’opposizione si porta dietro questo paradosso: l’opposizione oggi si fa solo all’interno del governo. Ed è meglio così, perché è già capitato in passato che i governi dovessero fronteggiare ben due opposizioni: una dentro, e una fuori”.
Porro: “Meloni non segue il consenso, fa ciò che ritiene giusto per il Paese”
Ci sono ragioni elettorali? “Credo a quello che mi ha detto Giorgia Meloni a Quarta Repubblica: lei farà le cose che interessano al Paese, indipendentemente dal consenso elettorale che ne deriva”, ha risposto Porro, sottolineando che “difatti sta facendo mosse che non necessariamente portano voti: penso al filo-atlantismo privo di dubbi, su cui parte degli elettori non la segue, penso all’aumento delle accise sulla benzina, penso alla riduzione graduale del reddito di cittadinanza, un riduzione non così brusca come si immaginava in campagna elettorale”. Un discorso che vale anche per il Mes: “Giorgia Meloni – ha ribadito Porro – ha dimostrato di non seguire necessariamente il consenso. Non disprezza il Mes per motivi elettorali, ma perché convinta che quello strumento farà male all’Italia”.