Province, il testo base: presidente eletto con il 40% o sarà ballottaggio. Ritornano le giunte
Tornano le province. L’ente improvvidamente sacrificato dieci anni fa sull’altare della demagogia anti-casta si prende la sua rivincita, invocato a gran voce anche da parte chi lo aveva cancellato. Proprio oggi, infatti, il testo base del relativo disegno di legge è arrivato alla prima Commissione del Senato dopo il vaglio del Comitato ristretto, che l’ha approvato a maggioranza. Tra le novità più rilevanti, il ritorno dell’elezione diretta e il ripristino delle giunte provinciali, così come quelle delle città metropolitane. «Il presidente della provincia è eletto a suffragio universale e diretto, contestualmente al consiglio provinciale. La circoscrizione elettorale coincide con il territorio provinciale», si legge nel testo base.
Il ddl sul ripristino delle province in Commissione al Senato
Risulterà presidente della Provincia «il candidato alla carica che ottiene il maggior numero di voti validi, purché corrispondente ad almeno il 40 per cento dei voti validi. In caso di parità di voti, è proclamato il candidato più anziano di età». Se nessun candidato realizza tali condizioni, si procede al ballottaggio da svolgersi dopo due settimane dal primo turno. L’elezione del presidente è contestuale a quella del consiglio provinciale. Entrambi durano in carica cinque anni. Diversamente dal passato, i collegi in cui si riparte la circoscrizione elettorale (coincidente con il territorio delle singole province) non sono più uninominali ma plurinominali. Piccole liste, insomma, con minimo tre candidati e massimo otto.
Liste e non più collegi uninominali
Quanto al numero degli assessori, esso varia a seconda della popolazione. Fino a 500mila abitanti, il presidente può nominare quattro assessori (uno vicepresidente). Che salgono a sei nelle province con una popolazione compresa fra 500.001 e 1.000.000 di abitanti e ad otto (sempre compreso il vicepresidente) oltre il milione di abitanti. Nella composizione delle giunte, inoltre, nessuno dei due sessi «può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico». Anche il numero dei consiglieri rapportato agli abitanti. Sono venti (oltre al presidente) nelle province con popolazione sino a 500mila abitanti. Salgono a 24 nelle province con una popolazione compresa fra 500.001 e 1.000.000 di abitanti e a trenta nelle province con popolazione superiore a un milione di abitanti.