Riforma della giustizia, Delmastro: «Siamo disposti a dialogare con tutti, ma la svolta è necessaria»
«L’abuso di ufficio serve poco all’Italia». Lo ha affermato, in un’intervista su “Repubblica” , il sottosegretario Andrea Delmastro. «Il ministro Nordio ha iniziato un dialogo con il Csm che è l’interlocutore istituzionale privilegiato , mentre l’Associazione Nazionale Magistrati non ha una funzione simile».
Delmastro: il testo non toglie poteri di indagine
«Il testo imprime una svolta liberale del diritto penale che non depriva i magistrati di alcun potere d’indagine, ma conferisce diritti in più al cittadino presunto innocente», ha puntualizzato il sottosegretario. «Siamo disposti a dialogare con tutti, ma siamo orgogliosi della nostra proposta».
Intercettazioni, non c’è bavaglio
Delmastro ha poi affrontato il tema delle intercettazioni e della stretta annunciata. «Che queste norme implichino una serie di responsabilità delle procure e indirettamente non consentano più la pubblicazione è evidente, ma non è un bavaglio. Se un ministro, mentre parla con un indagato, parla pure della domestica, quello è diritto di cronaca?».
Delmastro sulla separazione delle carriere
Un altro tema è la separazione delle carriere. «Credo», ha detto Delmastro. «sia un obiettivo che abbiamo, aprendo prima una grande stagione di dialogo con gli operatori del diritto per non viverla come punitiva, ma come strumento per garantire il giusto processo, la piena parità delle parti e un giudice terzo».
Cateno De Luca favorevole alla riforma
Intervistato da “Il Giornale”, Cateno De Luca, deputato regionale siciliano, leader di Sud chiama Nord e neo sindaco di Taormina, si dice d’accordo sulla riforma , anche in relazione ad alcuni esempi relativi a vicende personale. «Ho subìto personalmente 18 processi e due arresti», ha detto, «e sono sempre stato assolto. Io sono d’accordo con la riforma perché ho vissuto sulla mia pelle ciò che significa l’abuso delle intercettazioni e gli abusi delle indagini svolte in fase preliminare».
Una persecuzione cominciata nel 2011
«Buona parte dei miei procedimenti penali hanno rappresentato una persecuzione che è cominciata nel 2011 per mettere pressione politica su di me». Qual è il problema più grande del sistema giudiziario? «Sicuramente la qualità delle indagini preliminari, con l’abuso delle intercettazioni e della carcerazione preventiva. Quando mi hanno arrestato per la seconda volta, il Pubblico Ministero rispose al mio avvocato Carlo Taormina che ‘nella dialettica processuale un arresto ci sta».