“Rocca al Pride con la parrucca bionda”: le visioni di Padellaro offensive per gli elettori del centrodestra
Il Roma Pride senza il patrocinio della Regione Lazio sarà meno efficace, meno colorato, meno partecipato? Crediamo francamente di no. Tuttavia il mancato patrocinio – per marcare una differenza rispetto all’utero in affitto – è utile (da giorni) per accusare la destra di nostalgie medievaleggianti. Si immaginano dunque gli elettori del centrodestra (che hanno portato Francesco Rocca alla guida dell’ente Regione) come una schiera di inquisitori. Paladini della più feroce caccia alle streghe. Pronti a chiamare l’esorcista se incrociano un gay. Quanto tutto ciò corrisponda a esigenze di propaganda è facilmente immaginabile.
Il sogno di Padellaro su Rocca al Pride con parrucca bionda
Ma il dato è un altro. E cioè che alcuni commentatori, in primis Antonio Padellaro oggi sul Fatto, si spingono ancora più in là finendo col risultare ridicoli verso i loro lettori e offensivi verso gli elettori di centrodestra. Il titolo del pezzo di Padellaro (un corsivo a pagina 5 del quotidiano) è già assai indicativo: “Rocca al Pride con parrucca: che sogno“).
Se Rocca non si traveste al Pride è oscurantista e fascista…
Ecco cosa scrive Padellaro: “Quando lessi, giorni fa, del patrocinio della Regione Lazio, governata dalla destra, dato al Gay Pride che sfilerà a Roma sabato prossimo, devo ammetterlo ebbi un trasalimento e mi sentii in un certo senso disorientato… Chiesi a me stesso: come si fa a considerare tutto ciò che ha una matrice di destra come omofobo, discriminatorio, negatore dei diritti delle donne, avversario dell’orgoglio Lgbtq e della libertà di ciascun individuo tutelata dalla Costituzione? Perché tutto ciò che la destra promuove deve essere per definizione reazionario, retrivo, oscurantista, punitivo e, diciamolo, anche un po’ fascista? Già immaginavo il fluido e illuminato governatore del Lazio, Francesco Rocca, sfilare insieme al popolo gay avvolto in una bandiera arcobaleno. E, perché no, sovrastato da una squillante parrucca bionda a significare quanto l’amore non possa essere represso dentro i più angusti confini ideologici”.
Le lagnanze di De Micheli sul Pd troppo centrato sui diritti civili
Invece il bel sogno di Padellaro si è infranto sul muro della dura realtà: patrocinio negato. Niente parrucca bionda e niente travestimenti arcobaleno per il governatore Rocca. Che si è fatto, secondo Padellaro, “condizionare dalle minacce di qualche conventicola di stampo medievale”. Il che ha rafforzato la sua convinzione “sull’immutabilità del pensiero vessatorio, e abbastanza vergognoso, della destra italiana“. Ora, questo racconto manipolatorio ha un po’ rotto le scatole, e forse non solo a destra, se una come Paola De Micheli, deputata del Pd, arriva a dire che è ora di finirla col mettere i diritti civili prima di quelli sociali. Far passare l’idea che un politico è progredito, civile, non vessatorio, aperto e rispettoso delle libertà altrui solo se si mette la parrucca bionda e va a fare l’esibizionista al Pride è francamente troppo.
Al Roma Pride l’anno scorso 25mila persone. Nel Lazio ci sono 5 mln e 700mila abitanti
Senza contare un altro dato di realtà da non sottovalutare. Al Roma Pride dell’anno scorso parteciparono, secondo la questura, 25mila persone. Che non sono neanche l’1 per cento dell’intera popolazione del Lazio (5 milioni e 703mila persone). Una fetta minoritaria della popolazione che va sicuramente tutelata e rispettata ma non sta scritto da nessuna parte che occorre avere le stesse opinioni di questa minoranza per non sentirsi dare degli omofobi e fascisti. Siamo proprio sicuri che questa linea di appoggio al Pride si vincente in termini di comunicazione? Magari Padellaro dovrebbe rifletterci. Un politico non ha bisogno di arlecchinate per rappresentare tutti i suoi amministrati. .