Roma Pride da copione: Gualtieri canta Bella Ciao, la Schlein giura fedeltà, Meloni nel mirino
Non potevano mancare Bella Ciao, la retorica resistenziale e la professione di fede antifascista. La parata dell’orgoglio Lgbt a Roma procede secondo un copione già visto. Unica novità la partecipazione, che per gli organizzatori sarebbe da record. “Siamo un milione, mai vista una cosa del genere”. Ci penserà la questura (che ufficializza 40mila partecipanti) a riportare con i piedi per terra i manifestanti con cifre più verosimili. Ma il messaggio è chiaro: minacciato dal governo di destra il popolo arcobaleno si fa sentire come non mai.
Roma Pride, Gualtieri canta Bella Ciao e sfida il prefetto
Per questa edizione è il sindaco Roberto Gualtieri a occupare la scena, a rassicurare la galassia Lgbt che lui c’è. E ci sarà sempre. Contro il governo oscurantista e autoritario di Giorgia Meloni, è il sottotitolo. Un impegno che il primo cittadino della Capitale del degrado aveva già sottolineato alla vigilia del Roma Pride con la disobbedienza civile nella trascrizione di due famiglie arcobaleno. “Oggi e sempre resistenza” è il coro che si solleva in mezzo ai carri colorati e ai cartelli contro Meloni quando il corteo arriva all’altezza di Santa Maria Maggiore. Dopo qualche minuto di silenzio si parte con Bella ciao. Cantano un po’ tutti, anche i giornalisti intenti a fotografare la testa del corteo con lo striscione QueeResistenza. Canta anche Gualtieri (che in passato si è esibito chitarra in mano sulle note della canzone). Tra i cartelli spicca quello che trasuda tolleranza e inclusione con tanto di rima baciata: “Roccella e Meloni fuori dai coglioni”.
“Roccella e Meloni fuori dai coglioni”
Gualtieri alla testa del corteo appare in ottima forma, in versione crociato dei diritti anche a costo di forzare la legge e sfidare la prefettura. “Le trascrizioni di atti formati all’estero sono legittime e doverose. Altrimenti sarebbe una discriminazione”, dice. “Non temo l’intervento del prefetto perché le trascrizioni si fanno in tantissime città d’Italia, è una cosa normalissima”. Non è così, ovviamente, ma oggi tutto è lecito. Anche qualche svarione dettato dal furore ideologico. Qualche momento di tensione quando alcuni esponenti grillini hanno tentato di mettere la loro bandierina sulla parata: agli organizzatori non è piaciuto e i vessilli 5Stelle sono stati rimossi.
Elly Schlein: non potevo non essere qui
Con il suo corpo, come sottolinea lei stessa, c’è anche Elly Schlein. Questa volta la piazza non è rischiosa, la segretaria dem gioca in casa. E non teme fischi come a Vicenza, unica città conquistata dal Pd agli scorsi ballottaggi. Dove il sindaco le ha chiesto cortesemente di non farsi vedere. “È importante essere qui, il Pd sarà sempre nei luoghi della tutela e della promozione dei diritti Lgbtq+. A partire dal matrimonio egualitario, dalle adozioni e riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali. Siamo qui perché è giusto e importante esserci”. Tante le invettive contro Meloni e Rocca e gli slogan a favore dell’utero in affitto.
Boschi: c’è ancora molto da fare per i diritti
“Ed è invece sbagliato che non ci sia la Regione Lazio”. Puntuale e scontato il riferimento al ritiro del patrocinio da parte della Regione Lazio. A poco servono i chiarimenti del governatore Rocca, garbatamente ripetuti con una lettera al Messaggero. “Ci siamo con i nostri corpi. Non dimentichiamo – conclude la segretaria del Pd – che chi oggi governa l’Italia sono gli stessi che hanno affossato con un applauso, difficile da dimenticare, una legge di civiltà come la legge Zan”. Poi si fa prendere la mano dalla musica irresistibile e balla. Soprattutto quando Paola&Chiara hanno intonato “Furore”, l’inno del Roma Pride. C’è anche una sorridente Maria Elena Boschi. “Come deputata di Roma era fondamentale essere qui. Oggi soprattutto nel momento in cui la Regione ha ritirato il patrocinio al Pride”. E ci risiamo. Poi rivendica il copyright sulle unioni civili. “Se c’è la legge lo si deve al governo Renzi che ha avuto il coraggio di mettere la fiducia su quella legge e approvarla. C’è però ancora molto da fare”. “Da oggi parte la resistenza della nostra comunità a questa destra, a questo governo e a Meloni”. Parola di Mario Colamarino, portavoce del Roma Pride e presidente del circolo Mario Mieli.
Un insieme di beceri buffoni depravati mantenuti dai sinistri e insieme a quella fulminata di Schlema sono una banda di nulla facenti intendi solo a rompere le scatole ai cittadini a rincorrere imbecillità che fino a sette mesi fà non avevano il coraggio di proferire perchè i sinistri gli tenevano il collare ora gli hanno sciolti e sono usciti dai tombini. Hanno il coraggio di offendere Giorgia come primo ministro questa banda di sciacalli, il primo ministro della Repubblica Italiana è una donna ma a differenza vostra essa ha il cervello che funziona e abbastanza bene voi siete un frullato di inadattati e burattini in mano ai PDocchi. Forza Giorgia noi siamo dalla parte giusta per il popolo italiano. Sub legge liberta. Memento Audere S.emper.
Correre il rischio di essere messo nelle mani di questa ideologia corrente non condivisa. Preferisco le mani di Giorgia ed il non pericolo di essere in un governo autoritario (?)