Russia nel caos, i ribelli della Wagner lasciano Rostov tra gli applausi della folla. Fazzolari: “Uno Stato fallito”
La tregua arriva all’ultimo momento. E la pace siglata attraverso il presidente bielorusso Lukashenko tra Vladimir Putin e il leader dei ribelli della Wagner, Yevgeny Prigozhin «per evitare uno spargimento di sangue», salva il Cremlino. Ma il fatto che nella tarda sera di ieri sia stata annunciata la marcia indietro, cambia poco la sostanza: la Russia di Putin è nel caos. E i dissidenti interni della Wagner che lasciano Rostov tra gli applausi della folla – (un video circolato su Twitter e verificato dalla Bbc lo documenterebbe) – e spari in aria, lo assevera una volta di più.
Russia, i ribelli della Wagner lasciano Rostov tra gli applausi della folla
Non solo. Anche altri filmati documentano il sostegno pubblico dimostrato al gruppo di mercenari nella città. E intanto, il sito bielorusso indipendente Nexta, citando canali Telegram filo-Cremlino, riporta la notizia secondo cui almeno 15 soldati russi sono stati uccisi durante la “Marcia per la Giustizia” proclamata dal capo della compagnia militare privata…
L’attacco di Prigozhin al cuore del Cremlino ha aperto una profonda crepa nel potere di Putin
Il dietrofront di Prigozhin, che si è fermato a 200 chilometri da Mosca, apre a un’altra fase della guerra. Certo, servirà tempo per valutare le conseguenze di una giornata così incredibile come quella di ieri. E di un colpo di Stato dissoltosi repentinamente, almeno quanto rapidamente era stato avviato. Ma è indubbio che ad oggi, il potere dello «zar» è in pezzi e liquidare l’intera vicenda con una firma e degli accordi ancora tutti da chiarire – e come ieri ha fatto il presidente russo definendo l’azione dei miliziani «una pugnalata alle spalle portata da traditori» – non sarà facile e veloce per Putin. Il leader di ferro che in queste ore, scacciato lo spettro della fine, è costretto a guardare in faccia altri fantasmi altrettanto spaventosi.
Russia, la sfida frontale al potere personale dello zar e il rischio della guerra civile
Certo, la Wagner non minaccia più il cuore del potere a Mosca, dove era quasi arrivata con la sua colonna di ribelli. Prigozhin ha lasciato la partita a un passo dalla manche finale e, secondo il portavoce di Putin, si trasferisce in Bielorussia. I miliziani che erano con lui non saranno perseguiti penalmente. Gli altri, invece, potranno firmare un contratto con la Difesa per unirsi alle truppe ufficiali. Ma resta il fatto che lo zar è in bilico. Spalle al muro nelle ultime 24 ore, per la prima vera volta dal 24 febbraio 2022 – data d’inizio dell’invasione in Ucraina – ha dovuto sostenere una sfida frontale al suo potere personale. E deve comunque ancora temere l’avvio di una vera guerra civile. Uno scontro che sa bene che potrebbe anche perdere…
L’ammutinamento di Prigozhin ha rivelato la debolezza delle forze di sicurezza russe: l’analisi
Non a caso, come riferisce oggi l’Ansa, «l’Istituto per lo studio della guerra (Isw) sostiene che l’ammutinamento di Yevgeny Prigozhin sarà pure fallito, ma il Cremlino si trova ora ad affrontare una situazione “profondamente instabile”. Il fallimento della ribellione e la “soluzione a breve termine” – sotto forma di un’apparente tregua con il Gruppo Wagner – probabilmente “danneggeranno in modo sostanziale” il governo di Putin e lo sforzo bellico russo in Ucraina, scrivono gli analisti dell’Isw. “La ribellione ha messo a nudo la debolezza delle forze di sicurezza russe e ha dimostrato l’incapacità di Putin di usare le sue forze in modo tempestivo per respingere una minaccia interna. Erodendo ulteriormente il suo monopolio sulla forza”»…
Russia, Fazzolari: «Uno Stato fallito, un gigantesco Paese del Terzo mondo con 7mila atomiche»
Quello a cui stiamo assistendo, ha commentato non a caso ieri il sottosegretario a Palazzo Chigi Gianbattista Fazzolari, ospite del Tg3, non è altro che «la foto drammatica di uno Stato fallito. Siamo di fronte a delle milizie di criminali che si comportano in totale insubordinazione rispetto ai vertici militari. È quello che vediamo nelle guerre tribali africane. Dopo quanto successo, l’immagine della Russia è desolante: è un gigantesco Paese del Terzo mondo, con 7000 testate atomiche». Una disamina condivisa anche dal consigliere dell’Ufficio presidenziale Mykhailo Podolyak. Il quale, in una intervista a La Repubblica ammette laconico: «Comunque andrà, questo è l’inizio della fine di Putin».
Intano sul fronte bellico ancora raid russi: su oblast Sumy e Nikopol
Intanto, sul fronte bellico ucraino, l’emittente ucraina Suspilny ripresa da Ukrainska Pravda dà notizia di un’esplosione udita nella regione di Zaporozhzhia, dopo un allarme aereo sulla città e l’area circostante. Nella notte, inoltre, bombe russe hanno colpito nove villaggi nell’oblast di Sumy e la città di Nikopol, nell’oblast di Dnipropetrovsk, con almeno un morto. L’ultima vittima di questa guerra, hanno spiegato le autorità locali, è un 71enne…