Schillaci: “Nel 2026 avremo 61mila infermieri in più. La fase dei tagli alla sanità è conclusa”

5 Giu 2023 11:48 - di Luciana Delli Colli
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La fase dei tagli alla sanità si può ritenere “definitivamente conclusa”. A dirlo è stato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, facendo il punto sui finanziamenti stanziati fin qui dal governo e sulle prospettive di crescita dell’organico del personale sanitario, tanto medico quanto infermieristico.

Schillaci: “Nel 2026 avremo oltre 61mila infermieri in più”

“L’Italia condivide con molti Paesi europei il problema della carenza di infermieri, che svolgono un ruolo cruciale nel funzionamento delle strutture per l’assistenza territoriale. La buona notizia, nel nostro contesto, è che negli anni immediatamente successivi al Covid vi è stato un importante incremento di iscritti alle Facoltà di scienze infermieristiche che ci consentirà nel 2026, termine di scadenza del Pnrr, di disporre di circa 61.760 unità aggiuntive rispetto al livello attuale”, ha detto Schillaci, facendo riferimento alle stime del  Rapporto Agenas sul personale del Servizio sanitario nazionale di marzo nel corso del suo intervento intervenendo alla 28esima edizione della Conferenza annuale Ehma, l’European Health Management Association (Ehma), che si è aperta oggi all’Università Cattolica di Roma.

La necessità di rendere “attrattivo” il servizio sanitario

Per quanto riguarda il personale medico, poi, il ministro ha ricordato che “l’Italia oggi secondo i dati Ocse conta 4 medici ogni 100mila abitanti, un dato che ci porta leggermente sopra la media europea”. “Ma in un’ottica di sostenibilità del nostro Servizio sanitario nazionale e di capacità di programmazione – ha chiarito Schillaci – non possiamo ignorare che la vera emergenza è la capacità di attrattività del nostro servizio sanitario che deve offrire ai medici e agli infermieri prospettive di carriera e incentivi economici per arrestarne la fuga”.

Le misure per incentivare medici e infermieri

Il titolare della Salute ha quindi ricordato che “abbiamo iniziato a muovere primi e importanti passi per arginare quest’esodo: adottando misure dirette al miglioramento delle retribuzioni degli operatori sanitari, con particolare attenzione a coloro che operano nei pronto soccorso; aumentando le retribuzioni per il lavoro straordinario di medici e infermieri impegnati nei servizi di emergenza e urgenza; abolendo il vincolo di esclusività per gli infermieri e contenendo il ricorso a personale medico temporaneo”, i cosiddetti “gettonisti”. “Un fenomeno quest’ultimo – ha avvertito Schillaci – che non riusciremo a lasciarci del tutto alle spalle se non supereremo il blocco del turn over, che negli ultimi 15 anni non ha consentito alle Regioni di assumere personale”.

Schillaci: “Nonostante il periodo difficile, stanziati già 7 miliardi e mezzo”

Il ministro, quindi, ha ripercorso lo sforzo già profuso dal governo, che “nonostante le oggettive difficoltà economiche, la crisi energetica e la guerra russo-ucraina, ha aumentato le risorse destinate alla sanità: nel triennio 2023-2026 sono stati stanziati circa 7 miliardi e mezzo di euro in più rispetto al passato. Solo nel 2023 abbiamo reso disponibili 3 miliardi e mezzo in più”. “Nel 2025 il Fondo sanitario nazionale – ha sottolineato Schillaci – crescerà di circa 9 miliardi di euro in più rispetto al 2021, anno caldo sul fronte del contrasto al Covid”.

“Possiamo ritenere definitivamente conclusa la fase del definanziamento”

“L’Italia è oggi impegnata, con gli altri Paesi Ue a dare corpo all’idea dell’Europa della Salute. In Italia, in particolare – ha ricordato il ministro – il sistema sanitario per decenni è stato oggetto di una politica di tagli lineari che hanno determinato criticità, che negli anni si sono cronicizzate, e che sono stati poco utili a garantire il recupero dell’appropriatezza. Oggi possiamo ritenere definitivamente conclusa la fase di definanziamento”. Ma per Schillaci è anche “prioritario ripensare i nostri modelli organizzativi e lo vogliamo fare cambiando la prospettiva dalla quale guardiamo al sistema sanitario: sino ad ora è stato pensato e costruito partendo ‘dal lato dell’offerta’, dal lato degli operatori”. “Dobbiamo ri-progettare il sistema sanitario mettendoci decisamente dalla parte di chi ne beneficia, dalla parte – ha chiarito – dei cittadini e dei pazienti”.

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