Assange, 120 giuristi italiani accusano Londra e Washington: “Sottoposto a un trattamento inumano”
È stato sottoscritto in poche ore da 120 giuristi, numero destinato a crescere, l’appello con cui si prende posizione contro l’estradizione negli Stati Uniti di Julian Assange, il giornalista fondatore di Wikileaks, accusato di 18 reati contestatigli in larghissima parte in base alle disposizioni dell’Espionage Act del 1917 e che in caso di condanna rischia una pena fino a 175 anni di reclusione.
Chi sono i giuristi italiani che hanno firmato l’appello per Assange
Il documento, firmato da magistrati, ex magistrati, come Armando Spataro, Adriano Sansa, Nello Rossi ed Elena Paciotti, avvocati e docenti universitari come Adolfo Ceretti, Nando Dalla Chiesa, Gaetano Azzariti e Fabio Basile, è anche a favore della sua liberazione.
“Come precisato nei suoi rapporti Nils Melzer, dal 2016 al 2022 relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Assange è stato sottoposto ad una lunga e durissima tortura soprattutto psicologica di cui sono a suo avviso responsabili 4 Paesi – affermano i giuristi italiani – Gli Stati Uniti, che lo perseguono per crimini inesistenti, dopo avere a lungo segretato le indagini; la Gran Bretagna, che lo detiene dall’11 aprile 2019 nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, noto come la “Guantanamo britannica”, dopo avere assediato militarmente l’Ambasciata ecuadoriana in cui si era prima rifugiato; la Svezia, che ha favorito l’arresto in U.K. di Assange, chiedendone l’estradizione – ma al fine di favorire quella successiva verso gli Usa – per un’indagine per violenze sessuali, tenuta a lungo aperta ed alla fine archiviata per assenza di prove; l’Ecuador, che il 16 agosto 2012 ha concesso asilo e cittadinanza ad Assange per decisione del presidente Correa, ospitandolo nell’Ambasciata londinese dal 19 giugno 2012, ma revocandoli entrambi l’11 aprile 2019, per scelta del nuovo presidente Moreno, e consentendo alla polizia inglese di farvi irruzione ed arrestarlo”.
Sotto accusa Usa, Gb, Ecuador e Svezia
In particolare, secondo l’appello, il fondatore di Wikileaks “è stato sottoposto a tortura psicologica, almeno dalla fine del 2017 (allorché si trovava ancora nell’ambasciata dell’Ecuador) con confinamento in spazi ristretti, videocontrollo permanente (…) divieto per un certo periodo di usare cellulari e connessioni al web” e poi “trasferito dopo l’arresto nel penitenziario di Belmarsh, – prosegue l’appello – vi è detenuto in cella di minime dimensioni, con restrizioni e controlli ancora più accentuati”.
“L’accusa ad Assange – si legge sempre nel documento – di avere violato segreti di Stato americani lede la libertà di stampa, un diritto-dovere proprio di ogni vera democrazia, previsto anche nel primo emendamento della Costituzione americana e nell’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” e inoltre, secondo i firmatari dell’appello, è infondata. Infine nell’appello diffuso, si evidenzia che “non può, infatti, negarsi che l’estradizione di Julian Assange, oltre che ad elementari ragioni umanitarie imposte dalla sue provatissime condizioni psico-fisiche e dai ragionevoli timori circa il futuro regime carcerario, costituirebbe un terribile esempio di soffocamento della libera informazione orientata al disvelamento degli abusi di potere e si risolverebbe, in ultima analisi, nel definitivo inaridimento delle fonti di conoscenza di cui la collettività deve continuare a poter godere”.
Il potere di Wikileaks
Wikileaks, come è noto e come è stato riconosciuto anche dalla stessa giurisprudenza inglese, “è un’organizzazione giornalistica operante nel mondo con il dichiarato scopo di proteggere dissidenti interni, fonti d’informazione e blogger da rischi legali o di altra natura connessi alla pubblicazione di documenti attestanti la commissione da parte di esponenti di singoli stati di fatti criminosi altrimenti sottratti alla conoscenza pubblica”. Sin dalla sua nascita nel 2006, ad esempio, Wikileaks ha pubblicato anche altri importanti documenti riguardanti attività di spionaggio nei confronti della Commissione europea ed interferenze nelle elezioni presidenziali francesi.
diciamo che il mondo non deve temere il governo egiziano….. ma altri governi