Autonomia, in 4 si dimettono dal “comitato Cassese”: ci sono anche Amato e Bassanini

4 Lug 2023 20:15 - di Michele Pezza
Amato

Sarà, come insinua Fabio Rampelli, che non hanno resistito al richiamo della foresta (leggi sinistra), sarà perché intimoriti dalla possibile trasformazione dell’imprimatur del ministro Calderoli alla loro designazione in una infamante lettera scarlatta o, infine, sarà perché folgorati  sulla via di Damasco, fatto sta che quattro pezzi da novanta come Giuliano AmatoFranco Gallo, Franco Bassanini e Alessandro Pajno hanno inopinatamente rassegnato le dimissioni dalla commissione Cassese, incaricata di individuare i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) all’interno del disegno di legge sull’autonomia differenziata. I primi due sono presidenti emeriti della Corte Costituzionale, il terzo esibisce come una medaglia l’espulsione dal Psi di Craxi e il quarto ha presieduto il Consiglio di Stato. Scusate se è poco.

Gli altri due sono Gallo e Pajno

Sia come sia, per l’opposizione è grasso che cola. Apposta ha subito salutato con raffiche di applausi la decisione della quadriglia ribelle e ha già intimato al governo di abbandonare al suo destino l’autonomia differenziata o rafforzata, che dir si voglia. Si vedrà. Con tutto il rispetto per Gallo e Pajno, va anche detto che a colpire sono soprattutto le dimissioni di Amato e Bassanini. E non solo perché sono i politici della compagnia, ma soprattutto per la responsabilità di cui si sono caricati nel lontano 2001 facendo approvare la sciaguratissima riforma del Titolo V della Costituzione, quello che regola i rapporti tra Stato e Regioni, di cui l’autonomia differenziata è (perniciosa) appendice.

Nel 2001 il governo Amato sfregiò la Costituzione

Amato e Bassanini erano rispettivamente presidente del Consiglio e ministro della Funzione pubblica quando quell’aborto costituzionale vide la luce. L’obiettivo, tanto suo quanto della sinistra, era intercettare i voti della Lega. L’ex-premier e Bassanini fanno perciò scompisciare dalle risate quando invocano il ritorno alla Costituzione. Quale? Quella da essi stessi sfregiata nel 2001? È evidente che qui qualcuno bara. I due giuristi hanno ricevuto il guareschiano “contrordine compagni“? Liberissimi di battere i tacchi e rispondere “signorsì”, ma lascino perdere la Costituzione perché è da lì che viene la puzza. E non per caso, ma perché proprio loro la stravolsero per ragioni elettorali. Esattamente come per motivi elettorali la invocano oggi. Un vero squallore, ora più di allora.

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