Caso Orlandi, l’ira di Pietro e Natalina: zio non c’entra, la procura indagò. Quel giorno non era neanche a Roma

11 Lug 2023 17:55 - di Lara Rastellino
Caso Orlandi

Caso Orlandi, dopo l’ennesimo colpo di scena rivelato dal Tg La7 e che il promotore di giustizia in Vaticano, Alessandro Diddi, aveva preannunciato nei giorni scorsi, la famiglia di Emanuela insorge. Il fratello Pietro non ci sta, e si scaglia con furia d’altri tempi contro i sospetti rilanciati dalle notizie diffuse ieri in tv, che hanno puntato i riflettori su figura e ruolo di uno zio nella vicenda della scomparsa dell’allora 15enne cittadina vaticana. «Qualcuno all’interno del Vaticano sta facendo di tutto per spostare l’attenzione all’esterno. Per scaricare qualunque responsabilità su altri, addirittura sulla famiglia», ha tuonato l’uomo nella conferenza stampa convocata dopo la notizia di un carteggio tra l’ex Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli e un sacerdote confessore della famiglia di Emanuela Orlandi su presunte molestie subite dalla sorella Natalina da parte del congiunto (il marito della sorella di Ercole Orlandi, papà di Emanuela), poi deceduto.

Caso Orlandi, la furia di Pietro: qualcuno in Vaticano vuole «spostare l’attenzione all’esterno»

«Diddi sta lavorando per arrivare a una verità di comodo, non alla verità», ha poi aggiunto Pietro Orlandi nell’incontro con la stampa, dove hanno partecipato anche l’avvocato Laura Sgrò e la sorella di Emanuela, Natalina. Proprio quest’ultima, peraltro, coinvolta in prima persona dalla vicenda mediatica esplosa ieri sera, ha tenuto a precisare con forza: «Non esiste stupro, è un fatto che risale al 1978. Mio zio mi fece solo semplici avances verbali. Al momento fui scossa, ma finì lì. E lo raccontai solo al nostro sacerdote in confessione», ricostruisce in vari passaggi del suo intervento una delle tre sorelle di casa Orlandi. Quindi ha aggiunto: «Questo fu il rapporto con mio zio. E infatti le nostre famiglie sono unite. Io questa cosa la tenni per me. Poi nell’83 mi hanno chiamato e subii un interrogatorio. Erano cose che sapevano tutti, magistrati inquirenti e investigatori. È finita lì e non portò a nulla», ha tenuto a sottolineare.

Natalina, sorella maggiore di Emanuela: «Nessuno stupro, da mio zio solo piccola avance»

Se non fosse che, come racconta la stessa Natalina, «nel 2017 venni contattata da Becciu. Mi disse che mio fratello insisteva per avere della documentazione, ma che aveva dei documenti del 1978 che mi riguardavano. Mi è sembrata una forma ricattatoria – ha rimarcato la donna nel corso della sua rievocazione dei fatti –. Ho detto che io non avevo problemi» però, ha poi concluso la sorella di Emanuela nella conferenza stampa convocata dopo il servizio di ieri al Tg La7. Parole dure e toni esacerbati, su cui ha chiosato infine l’avvocato Sgrò, legale della famiglia Orlandi. La quale, mettendo un punto sulle ultime notizie emerse sul caso ha a sua volta ribadito: «Quello che è successo ieri meritava un approfondimento. Siamo stati travolti da questa notizia. Si è fatta macelleria della vita delle persone. Dal Tg La7 abbiamo appreso che è tornata in auge una pista. Ma vengono raccontati fatti molto privati… La vita di Natalina Orlandi è stata messa in piazza e macellata»…

Caso Orlandi, Pietro: «Il giorno della scomparsa mio zio era lontano da Roma, in vacanza con i figli»

Peraltro, a detta di Pietro e Natalina Orlandi, sul fronte investigativo la notizia non solo non avrebbe valore. Ma rischia addirittura di inquinare il quadro del caso e di divagare dal raggio d’azione individuato fin qui. Tutto a fronte di una puntualizzazione che il fratello di Emanuela, Pietro, tiene a rilanciare con chiarezza: «Il giorno della scomparsa di mia sorella Emanuela “mio zio era lontano da Roma, con i figli nel paese dove vanno in vacanza». A alla luce di questo dato, sembrerebbe crollare il castello di dubbi e ipotesi rilanciati dallo scoop di ieri, inerenti il carteggio tra l’ex Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli, e un sacerdote confessore della famiglia di Emanuela Orlandi, su presunte molestie subite dalla sorella Natalina da parte di uno zio, poi deceduto. Aprendo dunque all’ipotesi che l’uomo potrebbe aver riservato lo stesso trattamento anche a Emanuela. Ipotesi che Natalina ha smentito e rispedito al mittente.

Caso Orlandi, lo zio di Emanuela e la pista familiare: un ennesimo vicolo cieco?

Una figura, quello dello zio Mario Meneguzzi – oggi morto e per anni gestore di un bar alla Camera dei Deputati – entrata a un certo punto nelle indagini sul rapimento di Emanuela. Ma che ha sempre sostenuto di trovarsi a Torano, in provincia di Rieti, il giorno in cui la 15enne sparì nel nulla. Gli investigatori dell’epoca inizialmente si concentrarono su di lui, ma la pista venne abbandonata quando Papa Giovanni Paolo II, pubblicamente, parlò prima di rapimento. E poi, in privato, di pista del terrorismo internazionale dietro il sequestro della giovane cittadina vaticana. Aprendo poi a indagini che tra pedofilia e ricatti. Tra depistaggi e misteri, ha coinvolto dalle alte sfere del Vaticano ai servizi segreti. Passando per la banda della Magliana, di tutto e di più. Senza però arrivare mai a una soluzione concreta.

«Lo Voi e Diddi non restino in silenzio: non si può lavorare per una verità di comodo. Serve la verità»

Alimentando negli anni il giallo di una scomparsa ancora avvolta nel buio più fitto. E il dolore dei familiari di Emanuela. Un dolore e una indignazione che oggi ha fatto dire al fratello Pietro, al culmine dell’ira: «La cosa è stata già indagato all’epoca. Mio zio era in vacanza lontanissimo da Roma. Queste cose le sapevano in procura. Mi domando come lavorano». E ancora, mentre si augura «una dichiarazione del procuratore Lo Voi e del promotore Diddi», perché «non si può rimanere in silenzio», chiosa genericamente: «Oggi ho capito che sono delle carogne. Hanno deciso di scaricare tutto sulla famiglia, senza vergogna»…

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