Fatture false, i genitori di Renzi assolti in via definitiva. Il leader Iv: “Alcune procure usate come arma politica”

8 Lug 2023 8:38 - di Agnese Russo
genitori renzi

La Cassazione ha confermato l’assoluzione nei confronti di Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli, genitori del leader di Italia Viva Matteo Renzi, nel processo per emissioni di fatture false. In particolare, i giudici della Suprema Corte hanno dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore generale della Corte di appello di Firenze contro la sentenza di assoluzione emessa il 18 ottobre 2022. Con la sentenza, è stato invece accolto il ricorso del Procuratore generale della Corte di appello di Firenze annullando con rinvio per nuovo giudizio ad altra sezione della Corte di appello di Firenze la sentenza di assoluzione emessa nei confronti di Luigi Dagostino, condannato a nove mesi per truffa aggravata.

Renzi: “Processo che non doveva esistere. Alcune procure usate come arma politica”

“Con la decisione della Corte di Cassazione di oggi si chiude un processo, quello contro i miei genitori, che non avrebbe mai dovuto essere aperto. Solo l’ostinazione pervicace e ideologica della procura di Firenze ha costretto lo Stato italiano a spendere centinaia di migliaia di euro del contribuente per una vicenda giuridicamente inesistente”, ha commentato Matteo Renzi. “Non esiste risarcimento per la sofferenza di tutta la famiglia in questi anni. Ma la definitiva assoluzione dimostra, una volta di più, che fare le battaglie in tribunale e affermare la verità è il modo più serio di rispettare le Istituzioni contro chi usa alcune procure – ha concluso il leader di Italia Viva – come arma politica nei confronti degli avversari”.

La vicenda giudiziaria dei genitori di Matteo Renzi

I genitori di Renzi nel 2019 erano stati condannati in primo grado a un anno e nove mesi con l’accusa di aver emesso con le loro società, nel 2015, fatture false a Dagostino per 160mila euro a fronte di consulenze ritenute fittizie. Successivamente l’Appello li aveva assolti perché “il fatto non costituisce reato”. La Procura aveva quindi presentato quel ricorso, rigettato ora dalla Cassazione, che ha così chiuso definitivamente la vicenda.

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