Ha vinto Alcaraz ma il Re non è morto. Elogio di Novak Djokovic: ecco perché non è finito
Quando vinceva sempre gli ricordavano che non aveva la classe di Roger Federer e che non era il più grande di tutti i tempi e ora che ha perso, dopo che Carlo Alcaraz il bambino terribile lo ha detronizzato da Wimbledon, molti pensano che a 35 anni sia finito il tempo di Nole Djokovic. Ma pensano male. Cinque bellissimi set hanno regalato all’enfant prodige di Spagna, seguito in tribuna dal monarca, il primo successo sull’erba più famosa del mondo. Per Novak, invece, svanisce il sogno del ventiquattresimo Slam, del grande Slam( cioè la vittoria nello stesso anno di tutti i 4 major) e dell’ottavo trionfo in terra di Albione. Alcaraz rafforza il primato di numero uno del ranking mondiale in una classifica che vede il nostro Sinner sempre ottavo.
Perché Novak Djokovic non è finito
Pensare che il grandissimo tennista serbo sia finito è semplicemente assurdo. Il suo 2023 resta trionfale, Due slam vinti ( Australia e Roland Garros), la finale di ieri e il naturale obiettivo di trionfare nell’ultimo major della stagione, tra un mese e mezzo a Flashing Meadows. Certo, la partita di ieri ha il significato psicanalitico dell’uccisione del padre e della successione. Alcaraz è il futuro e insieme a lui , tra quelli che potranno insidiarlo e magari provare a vincere uno slam, c’è anche il nostro Sinner. Per Novak Djokovic ci sono almeno altre due stagioni da protagonista. Federe e Nadal ( quelli che insieme a lui hanno dominato il tennis dell’ultimo ventennio) insegnano che la longevità della racchetta è cambiata molto nel corso del tempo.
Il record e un carattere da bravo ragazzo
Nonostante la sconfitta di ieri Novak mantiene il record dei tornei slam( Australia, Francia, Inghilterra e Usa) vinti in carriera: ben 23 contro i 22 di Rafa Nadal e i 20 di Federer. A gennaio 2022 gli fu impedito di partecipare agli open australiani e addirittura messo in un carcere per immigrati perché accusato di non essersi vaccinato. Novak Djokovic sosteneva di essere immunizzato ma gli fu dato torto. Di lui Vittorio Sgarbi disse ironicamente “E’ certamente un pessimo esempio. Non si droga, fa beneficenza, si allena, non beve, non va a putt..”.
Le speranze italiane da Berrettini a Sinner e Musetti
Wimbledon si chiude meravigliosamente per l’Italia. Sinner ha raggiunto la semifinale, la prima in uno slam, ed ha tutte le potenzialità per arrivare a vincere un major. Matteo Berrettini ha ritrovato lo smalto dei giorni migliori dimostrando di essere un tennista da top ten. Lorenzo Musetti, che tecnicamente è il migliore di tutti, ha giocato bene anche se fatica a raggiungere i livelli che il suo enorme potenziale gli consentirebbe. Dopo decenni di buio ( dal 1978 al 2019 non abbiamo avuto un tennista tra i primi dieci) il futuro sembra roseo. Ma bisognerà ancora fare i conti con Nole.