Il ritorno di Fabrizio Corona in tribunale tra richieste di “seminfermità” e nuovi giornali. Il 13 luglio l’udienza a Milano
Fabrizio Corona torna in aula. L’appuntamento è il prossimo 13 luglio , in tribunale a Milano, dove il re degli scoop dovrà sostenere l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Un reato che avrebbe consumato il 2021 quando, trasferito nuovamente in carcere per scontare la pena definitiva ( tra vallettopoli e un furto in tutto 15 anni ) ruppe i vetri di un’autoambulanza ed inveì contro i poliziotti . In quella data sarà consegnata la perizia psichiatrica disposta dal giudice su richiesta della difesa .
Un abile simulatore ?
Che Fabrizio Corona sia effettivamente malato ci sono tanti dubbi, mentre emerge forte il sospetto che sia un simulatore . La pena complessiva ( effettivamente assai dura considerato che si tratta di reati bianchi) finirà nel settembre del 2024. Per il momento, il paparazzo catanese, sempre attivo nel mondo dei social, è ospite per mezza giornata di una comunità terapeutica.
Nel frattempo, mentre invoca la seminfermità, Corona lancia un sito che si svilupperà da settembre e che promette di fare durissima concorrenza anche a Dagospia, e insiste a trarre grossi guadagni dal gossip. Da sempre amante del lusso , il suo cachet per ogni apparizione televisiva ammonta a cinquantamila euro e nel suo parco macchine spicca una Rolls-Royce. Anni fa fece scalpore il ritrovamento nel soffitto, durante una perquisizione, di un milione di euro in contanti.
FdI: “Se seminfermo colpo al diritto”
Entro il 13 luglio sarà stabilito se Fabrizio Corona e seminfermo di mente in un processo per resistenza al pubblico ufficiale. Se così dovesse essere significherebbe un duro colpo per il diritto”. Lo afferma Alfredo Antoniozzi , vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. ”Corona chiede la seminfermità mentre inaugura giornali online e canali telegram – aggiunge Antoniozzi- dimostrando una grande vitalità. Mi auguro vivamente che possa essere assolto nel merito dell’accusa di resistenza, ma se dovesse ottenere qualche seminfermità ritorneremmo tristemente agli anni settanta, quando i boss più importanti d’Italia uscivano dal carcere grazie ai vizi di mente”. ”Corona non è un boss e il suo perito è persona perbene – conclude Antoniozzi- ma la credibilità del diritto va difesa.