La denuncia di Andrea Di Giuseppe (FdI): immigrati via aereo in Italia grazie a funzionari italiani corrotti
Ha scoperto e denunciato alla guardia di Finanza uno scandalo di proporzioni gigantesche per favorire l’immigrazione illegale in Italia, attraverso un commercio internazionale di permessi di soggiorno di lavoro per immigrati grazie a decine di funzionari corrotti e infedeli delle ambasciate e dei consolati italiani in Asia e Africa e ora il deputato di Fratelli d’Italia, Andrea Di Giuseppe, eletto nella circoscrizione Nord America, è stato avvicinato e minacciato per aver messo in crisi un modello di business gestito dalla criminalità organizzata, dalla ‘ndrangheta, in particolare. Tanto che di sta valutando di metterlo sotto scorta.
Sulla faccenda stanno indagando le Fiamme Gialle. E, pur mantenendo il massimo riserbo sulle indagini, Andrea Di Giuseppe accetta di raccontare al Secolo quello che ha scoperto e che fa impallidire, per i numeri che muove, il business dell’immigrazione illegale che tutti conosciamo, quello delle Ong, degli sbarchi sulle carrette del mare, dei gommoni, dei piagnistei dei buonisti della sinistra terzomondista.
La sostanza, detta in maniera spiccia, è che in Italia in questi anni sono entrati illegalmente e stanno entrando tuttora migliaia di immigrati che non hanno diritto di entrare.
Solo che non lo hanno fatto in barca o con i gommoni. Ma semplicemente in aereo. E pagando cifre che Andrea Di Giuseppe ha scoperto essere il triplo del ticket pagato agli scafisti da chi si imbarca nel Mediterraneo: 15.000 euro a persona, anziché i 5.000 euro chiesti a chi sale sul gommone preso poi in carico dai taxi del mare, dalle Ong, sempre pronte a fare la loro parte per mettere in difficoltà l’Italia.
Imprenditore di successo dopo essere sbarcato nel 2001 negli Stati Uniti – ha costruito aziende che fatturano milioni e milioni di dollari nel settore edile – Andrea Di Giuseppe che si divide fra Miami dove vive e dove ha il suo quartier generale e Roma dove svolge la sua attività di parlamentare, ha scoperto lo scandalo perché è stato contattato con una richiesta strana: “sono stato avvicinato con la richiesta di fare pressione per alcune sostituzioni che c’erano state nelle nostre unità diplomatiche”.
Cosa le chiedevano? “Lamentavano che questi visti venivano dati ad altre persone. D’altra parte basta guardare i dati della Farnesina per capire che c’era qualcosa che non andava. E garantisco che questa è solo la punta dell’iceberg rispetto a quello che verrà fuori. Stiamo parlando di tutto l’emisfero sud del mondo, dove ci sono i più poveri”.
In particolare cosa intende? “Tutta la parte del Sudamerica, dell’Africa, dell’Asia”
A quanto ammonta il compenso illegale percepito da questi funzionari italiani, che si sarebbero fatti corrompere, per rilasciare i permessi?
“15.000 euro per i permessi di lavoro, 6.000 euro per i permessi turistici”.
Da quanto va avanti questo commercio illegale di permessi?
“Da molto tempo. È un fenomeno molto vecchio e molto lucroso. Sono quattro mesi che sto lavorando con la guardia di Finanza”. Grazie alla mia attività imprenditoriale e alla imprese internazionali che ho costruito nel mondo ho più conoscenze io che la rete diplomatica”.
Quanto è esteso questo fenomeno corruttivo? “So, per certo, che ci sono almeno 10 fra ambasciate e consolati coinvolti. Ma si replica in tutte le parti del mondo dove ci sono i poveri disgraziati che non hanno la possibilità, per una questione di distanza, di arrivare fisicamente in Italia con la barca, come quelli che vediamo ogni giorno alla televisione. Questi funzionari corrotti sono i nuovi scafisti”.
Quindi questi immigrati illegali arrivano tranquillamente in Italia con l’aereo dopo aver pagato una tangente da 15.000 euro a funzionari italiani corrotti in ambasciate e consolati?
“Sono le nostre ambasciate, i nostri funzionari. E questo è particolarmente grave perché ci sono, viceversa, tanti funzionari nelle nostre ambasciate e nei nostri consolati nel mondo che sono dei gran lavoratori, veri servitori dello Stato. E questi funzionari corrotti, invece, infangano il nostro Paese. Senza considerare poi lo sfruttamento infame di questi poveracci”.
Quanto è vasto, secondo lei, questo fenomeno? “In termini di numeri è almeno dieci volte più ampio di quello dell’immigrazione clandestina via mare. Sulla barca ci entrano 300 cristiani, qui, con questo metodo, ne entrano 300 al giorno”.
E considerando il costo a persona da pagare ai funzionari italiani corrotti, quei 15.000 euro di tangente per il permesso illegale, è facile immaginare il business che c’è dietro.
La denuncia presentata da Andrea Di Giuseppe alla guardia di Finanza ha provocato un terremoto. E chi è coinvolto in questo business non l’ha presa affatto bene.
“Temo per la mia incolumità, certamente sono preoccupato. L’ipotesi che io venga messo sotto tutela è molto concreta e mi è stata paventata. Ma io rifarei tutto quello che ho fatto”.
Alla sua denuncia, infatti, sono seguiti strani avvertimenti se non vere e proprie minacce nei suoi confronti.
“Sono venuti a ‘trovarmi’ sia a Miami che a Roma, oltre a una serie di telefonate anonime che continuano ad arrivare. Sappiamo tutti come funziona, quando si toccano certi coperchi. La possibilità che io venga messo sotto tutela è al vaglio. Il pericolo è reale. O mi organizzo da solo o si organizza lo Stato, che farà le sue valutazioni”.
Ma chi c’è dietro tutta questa storia? “Stanno verificando ma pare che dietro ci sia la criminalità organizzata calabrese, la ‘ndrangheta, in particolare”.
Andrea Di Giuseppe non è nuovo a denunce di irregolarità e truffe: “ho iniziato la mia carriera – ricorda – denunciando il fatto che c’erano morti che votavano nel mio collegio in Nord America, e non ero stato ancora eletto. È chiaro – insiste – che qui non si sta minacciando me, ma il ruolo dello Stato”
Da Fratelli d’Italia sono arrivati attestati di stima e di solidarietà nei confronti di Di Giuseppe. La sinistra, invece, tace. Ed è grave che non manifesti la sua vicinanza a Di Giuseppe, quantomeno per le minacce ricevute.
“Ma non me l’aspetto la solidarietà, almeno in pubblico – dice il parlamentare di FdI. – Magari di persona qualcuno si farà avanti. Ho un buonissimo rapporto con molti colleghi di sinistra, ma qui bisogna capire che questi sono temi che non devono avere bandiere”.