La Russa: “Bisogna sempre restare se stessi. Il Pd è in crisi perché ha perso la memoria”
Da un lato una sinistra che ha perso la memoria “della propria storia e dei propri valori”; dall’altro una destra che, pur nei cambiamenti, non ha mai smesso di rappresentare una precisa visione del mondo e il progetto per l’Italia che ne deriva. Per Ignazio La Russa bisogna partire da qui per capire non solo la vittoria di FdI alle elezioni, ma anche la crisi del Pd e la sua fatica ad adeguarsi al cambiamento nella logica delle dinamiche democratiche. “La Fiamma nel simbolo di Fratelli d’Italia è una conseguenza. Ad accenderla è la fiamma che brucia nei cuori di tutti noi, quella della passione politica, che nasce dall’amore per l’Italia”, ha spiegato il presidente del Senato, in una lunga intervista a Libero, sottolineando che “se non hai memoria non hai futuro”.
La Russa: “Bisogna restare se stessi qualunque cosa si faccia”
A colloquio con il direttore Pietro Senaldi, La Russa ha rivendicato questo approccio anche sul piano personale, scherzando sul fatto che “non so se la autorizzo a mettere nero su bianco la nostra chiacchierata, perché quando parlo a braccio mi piace essere fedele a me stesso; e ogni tanto magari sbaglio”. “L’abito fa il monaco se il monaco ha poca stoffa. Devi restare te stesso qualunque cosa tu faccia. Poi a volte occorrerebbe adeguare i toni, ci sto provando”, ha detto ancora il presidente del Senato, rispondendo a una domanda sulle polemiche sollevate intorno ad alcune sue affermazioni e dribblando con ironia la provocazione di Senaldi sul tema: “Presidente, parliamo del Ventennio”.
La Russa scrittore, ma solo “per me stesso”
“Volentieri, belli i miei vent’anni. O intendeva il primo ventennio berlusconiano?”, ha replicato il presidente del Senato, spiegando di non voler “essere frainteso”. “Mi piacerebbe parlarne con profondità storica, senza i paraventi dell’ideologia. Senza che nessuno possa tentare strumentalmente di mettere in dubbio il mio convinto attaccamento ai valori della nostra Costituzione. Magari lo farò quando smetto con la politica”, ha proseguito, chiarendo che però, no, non scriverà un libro, perché “non scrivo di politica”. “Scrivo di altro, di fantascienza, di noir, di ironica rivisitazione di episodi della mia vita, racconti per me stesso non destinati alla diffusione”, ha svelato, aggiungendo che “d’altronde ormai sono più quelli che pubblicano libri di quelli che li leggono. Io preferisco questi”.
Schlein? “Mi sta simpatica, che i dem ce la conservino”
Su quelle polemiche sollevate intorno ad alcune sue affermazioni, La Russa ha chiarito di ritenere che il punto sia altrove: “Io credo che all’opposizione dia fastidio soprattutto il fatto che io stia a Palazzo Madama e Giorgia a Palazzo Chigi, i toni sono un pretesto. Ma le sembra normale che l’opposizione pretenda di cambiare la maggioranza, cioè che un partito voglia cambiare il proprio rivale?”. “Io penso che la crisi dei dem sia dovuta alla presa di coscienza da parte del loro elettorato che il re è nudo. Mi spiego: specie negli ultimi anni, si è vestito di nulla e ora che forse servirebbe tirar fuori dal cassetto la sinistra, non sa dove l’ha messa, non la riconosce e non sa cosa mettersi”, ha spiegato La Russa, aggiungendo che “a me la Schlein va benissimo così com’è, mi sta pure simpatica. Che i dem ce la conservino”.
“Giorgia non è cambiata. Dobbiamo ragionare sui cinque anni di legislatura”
Quanto a Meloni, La Russa ha ricordato che al governo “Giorgia come persona non è cambiata affatto. Sempre grintosa, determinata, secchiona, accentratrice, geniale” e ha ribadito che “tutto va bene pur di criticare”. “Chi le dà della draghetta è lo stesso che accusa il governo di essere ideologico e di voler imporre la propria supremazia culturale”, perché “la sinistra fatica ad abituarsi a una realtà nuova”. “C’è sempre stato, anche durante la prima Repubblica, un sistema che garantiva alla sinistra di governare, almeno alcuni settori. Oggi non è più così, comanda chi vince, e non basta dire che siamo stati eletti dal popolo bue, come fa la sinistra quando perde, perché il popolo ha sempre ragione, anche quando sbaglia”. “Dovremmo imparare a ragionare sui cinque anni di legislatura. Io non sono al governo, le ricordo, ma penso che sarebbe stato imprudente per la Meloni partire in quarta con tutte le sue idee. Questioni di tempi tecnici”, ha poi avvertito La Russa, rispondendo a una domanda sul fatto che “l’anima sociale della destra” finora si sarebbe “vista poco”.
“C’è bisogno di FI. Né Meloni né Salvini hanno lanciato Opa”
Poi lo sguardo si è rivolto al campo del centrodestra, con una riflessione che inevitabilmente è partita dalla scomparsa di Silvio Berlusconi. La Russa ha smentito il fatto che il Cav non l’abbia votato alla presidenza del Senato, ricordando che “è il resto di Forza Italia che non lo ha fatto per una polemica estranea alla mia persona. Pazienza, ho avuto un soccorso rosso”. “Comunque, è acqua passata”, ha chiarito, dicendosi “ottimista” sul futuro degli azzurri. “C’è bisogno di Forza Italia. Infatti né la Meloni né Salvini, a quanto mi risulta sono intenzionati a lanciare un’Opa sul partito. Tutto filerà liscio, immagino fino alle Europee, quando ci si riconterà”.
Il merito della destra al governo è della destra
Attenzione, però, al ruolo che si attribuisce all’eredità del Cav in relazione al centrodestra e alla destra: “Berlusconi ha avuto il merito di rendere la nostra destra votabile da tutti, di creare le condizioni perché gli elettori la sdoganassero. Ma non dimentichiamo che Berlusconi più che di Centrodestra, era soprattutto berlusconiano”. Il merito dell’esistenza di un governo Meloni, dunque, è prima di tutto “dei nostri padri, gli sconfitti, che dopo la Seconda guerra mondiale accettarono la democrazia e fondarono il Movimento Sociale. Poi di Alleanza Nazionale, che diede alla destra una prospettiva di governo. Infine nostro, di Fratelli d’Italia, che quando capimmo che il Centrodestra di Berlusconi, dopo la creazione del Popolo della Libertà e le note difficoltà con Fini, rischiava di diventare solo l’espressione parlamentare di Silvio, lo abbandonammo per fondare FdI. Senza quel passaggio, oggi quel piccolo gruppo di reduci di An al quale appartengo non sarebbe mai diventato partito di maggioranza”. Senaldi, quindi, ha chiesto a La Russa un giudizio su Fini. “Non voglio criticare Fini. Il tema meriterebbe un’intervista dedicata. Fini ha fatto molti errori, culminati con la creazione di Futuro e Libertà. Ma ha avuto anche tantissimi meriti e io voglio pensare a quelli. Gianfranco per me resta un cruccio”.