Mafia, Mulè: “Oggi la sinistra pontifica e fa la morale ma da vivi umiliò Falcone e Borsellino”
“Prepariamoci, tra poco arriva il 2 agosto”. Giorgio Mulè in una lunga intervista a Libero smonta le polemiche che hanno accompagnato, come ogni anno, le celebrazioni di Borsellino. Un copione già scritto che si ripeterà, prevede il vicepresidente della Camera, anche per l’imminente anniversario della strage di Bologna. “Ci saranno altre divisioni, altre polemiche, come a ogni celebrazione. Polemiche che, come accaduto per la mafia, rischiano di portarci sui binari sbagliati mentre i fatti sono altri”.
Mulè: in vista nuove polemiche per il 2 agosto
Il vicepresidente della Camera di Forza Italia sbugiarda con i fatti e la storia il tentativo della sinistra di intestarsi il copyright sulla guerra alla mafia. “La sinistra, politica e giudiziaria, ha sempre cercato di appropriarsi della memoria. Anche se coloro di cui oggi si erge a paladina, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, da vivi li brutalizzò”.
Mafia, gli attacchi violenti della sinistra a Falcone
Non usa mezzi termini. E ricorda “gli attacchi violenti all’indirizzo di Falcone” ad opera di quella che Mulè definisce la “filiera dell’antimafia”. Nel dettaglio: la sinistra della Rete di Leoluca Orlando e Alfredo Galasso e la corrente di sinistra dell’Anm, Magistratura democratica. “Falcone fu accusato di essere diventato amico della politica. Di aver smarrito l’indipendenza e l’autonomia del magistrato, E di aver gestito male le inchieste sugli omicidi Reina, Mattarella e La Torre. Arrivarono a dire, testualmente, che aveva ‘tenuto le prove nei cassetti’, che cioè aveva insabbiato”.
Borsellino fu lasciato solo e umiliato
Stessa sorte toccò a Paolo Borsellino. Che “fu accusato di essere strumento per voler sottomettere, in maniera surrettizia, il pm all’esecutivo”. Attacchi di cui oggi nessuno parla. “A chi pontifica” Mulè consiglia di rileggere le audizioni di Falcone e i verbali del Csm. “Falcone fu umiliato dai suoi colleghi della sinistra giudiziaria. L’unico che non lo attaccò fu Gian Carlo Caselli”.
Nel centrodestra la lotta alla mafia è un pilastro
Per il centrodestra nella lotta a Cosa nostra parlano i fatti. “Sotto i governi Berlusconi – ricorda l’esponente di Forza Italia – sono stati catturati 29 dei 30 latitanti più pericolosi. E l’ultimo rimasto fuori, Matteo Messina Denaro, è stato assicurato alla giustizia quando Forza Italia è tornata al governo. Con i governi Berlusconi sono stati confiscati 21miliardi e mezzo di beni ai boss. E il regime del 41 bis, prima soggetto a proroga, è stato stabilizzato. Questi, come ha riconosciuto il capo della procura di Palermo, sono i pilastri della lotta alla mafia e sono fatti”.