Meloni odia le donne… le sciacalle del caso La Russa all’attacco della premier

10 Lug 2023 11:22 - di Vittoria Belmonte

Eccone un’altra. Chi? Un’altra che ci vuole dimostrare quanto sia arretrata, patriarcale, antifemminista Giorgia Meloni. Un ritornello abusato, uno scimmiottamento della propaganda di Schlein, che non porta bene alla sinistra ma che a sinistra piace tanto lo stesso. Quindi Repubblica fa sfilare oggi in prima l’orgoglio anti-Meloni di Daniela Hamaui, già direttrice di D- la Repubblica delle donne.

L’attacco è splendido: Meloni ama o odia le donne? E già potrebbe anche odiarle, perché no. Quindi la sentenza: “La condizione femminile non solo non è migliorata ma per alcuni aspetti è davvero peggiorata“. Bene, ci si aspetterebbe una dimostrazione di questo assunto così definitivo. Hamaui cita il caso La Russa, insomma la difesa che La Russa ha fatto del figlio. Questo – ci dice Hamaui – annulla anni di rivendicazioni e di #Metoo. A parte che la Russa è La Russa e Meloni è Meloni, il che non è un dettaglio, ma ragionando in questo modo quando Grillo in quel suo vergognoso video disse che il figlio e gli amici, con il coso in mano, si stavano solo divertendo e che si vedeva benissimo dal video se ne doveva dedurre che il M5S – molto restìo a condannare le parole di Grillo – aveva annullato le battaglie femministe visto che il fondatore, da padre, si esprimeva in quel modo. E visto che Giuseppe Conte lo giustificò perché comprendeva il suo dolore di genitore.
Poi ci sarebbero le volgarità e il sessismo di Vittorio Sgarbi. Anche in questo caso si scopre, improvvisamente, che Sgarbi dice le parolacce. E Meloni, come una maestrina, dovrebbe ripetere ciò che il ministro di cui Sgarbi è vice ha già detto e cioè che le volgarità non sono una bella cosa. E se la Meloni non lo fa l’universo femminile se ne risente. Sempre secondo Repubblica.
Infine, gli asili nido. In Italia ce ne sono pochissimi. Invece quando la sinistra era al governo (senza una guerra alle porte e senza gli effetti di una pandemia) gli asili spuntavano come funghi.
E poi la chicca finale. Eugenia Roccella osa difendere La Russa (ma non è vero, ha solo detto che non commenta il dolore di un padre) e fa la guerra “a chi i bambini ancora li fa come le famiglie omogenitoriali, senza porsi il dubbio che forse non è così importante da chi nascono i figli ma come crescono, in quali ambienti, con quali opportunità e che avere due madri o due padri è infinitamente meglio che non nascere o nascere e vedersi privare di uno dei due genitori”.
E qui occorre rileggere bene: due madri e due padri, cioè le coppie omogenitoriali, in Italia sono quelli che si danno da fare per sollevare le sorti della natalità ai minimi storici. Sono loro che ancora fanno figli e il governo non li aiuta, anzi li combatte. Quindi chi si oppone all’utero in affitto non fa il bene “demografico” del Paese. Il ribaltamento della realtà qui è totale: ci manca solo la richiesta allo Stato di accollarsi le spese per la Gpa per contribuire alla crescita demografica. La natalità che segue invece le vecchie regole naturali è sorpassata, retrò, patriarcale… Queste sono quelle che Natalia Aspesi, proprio su Repubblica qualche giorno fa, definiva “le signore dello schwa”. Fumose, inconcludenti, ideologiche. Poi – scriveva Aspesi – chiedetevi perché nei sondaggi Meloni cresce e non cala come voi desiderereste. Chiedetevelo.

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