Meloni: sui migranti l’Ue ha cambiato passo. E su Pnrr e Mes smentisce i gufi e rilancia: basta tafazzismo
Giorgia Meloni è tornata molto soddisfatta da Bruxelles, e commentando al Corriere della sera i motivi della riuscita della trasferta istituzionale spiega e analizza il motivo della gratificazione: un totale cambio di passo in Europa su tutti i fronti. In tema di gestione dei flussi migratori e di contrasto all’immigrazione illegale, su cui il premier è riuscita a imprimere la svolta asserendo la necessità di «lavorare insieme sui confini esterni. Soprattutto attraverso una cooperazione paritaria con i Paesi africani». E garantendo, nonostante i veti posti da Polonia e Ungheria, che il Patto migrazione e asilo vada avanti. Sul Pnrr, rispetto a cui la Meloni continua a dirsi ottimista, rassicurando il Paese – gufi e cassandre inclusi – sul fatto di essere vicinissimi all’obiettivo. Sementendo allusioni e presunte voci di tensione con la Commissione e invocando, di contro, un sonoro stop al «tafazzismo» volano di facili strumentalizzazioni contro il governo. Infine, sul Mes, in merito al quale il presidente del Consiglio ha asserito con nettezza: Se abbiamo presentato una questione sospensiva alla richiesta delle opposizioni di ratifica immediata è perché questi strumenti vanno visti insieme. Chi oggi chiede la ratifica non sta facendo l’interesse italiano».
Meloni rientrata da Bruxelles soddisfatta e ottimista: «Sui migranti l’Europa ha cambiato passo»
Un ottimismo e una soddisfazione motivati, dunque, quelli che la Meloni argomenta al Corriere della sera, analizzando punto per punto i principali dossier, e spiegandone strategia, obiettivi e risposte ricevute in Europa. A partire dalla vexata quaestio migranti, su cui il premier commenta: «L’accordo di tutto il Consiglio Ue sulla cosiddetta dimensione esterna, che offre un approccio completamente nuovo rispetto al passato in tema di contrasto ai flussi migratori, è un indiscutibile successo italiano. La scelta è combattere il traffico di esseri umani e contrastare l’immigrazione illegale prima che arrivi in Europa. Siamo riusciti a far comprendere a tutti i nostri partner che non aveva senso continuare a litigare tra Paesi di primo approdo e Paesi di destinazione su chi dovesse avere la responsabilità di gestire il fenomeno. E che l’unico modo era lavorare insieme sui confini esterni, soprattutto attraverso una cooperazione paritaria con i Paesi africani».
E sui veti di Polonia e Ungheria: «Ho sempre grande rispetto per chi difende i propri interessi nazionali»
Mentre sulla mediazione con Morawiecki e Orbán, la Meloni precisa: «Soprattutto la Polonia, ma anche l’Ungheria, hanno accolto milioni di profughi ucraini ricevendo dalla Ue contributi inferiori al necessario. Di contro, secondo l’accordo dell’8 giugno, sarebbero tenute a versare 20 mila euro per ogni migrante anche irregolare non ricollocato. Il tutto, aggravato dal blocco degli stanziamenti per i loro Pnrr nazionali. La loro rigidità è comprensibile e io ho sempre grande rispetto per chi difende i propri interessi nazionali. Si può superare ricostruendo un rapporto di fiducia e in questo senso cerco di dare il mio contributo».
Meloni sul Pnrr: «Basta tafazzismo. Noi vicinissimi all’obiettivo»
Esaurita la questione dei flussi migratori, Giorgia Meloni affronta Pnrr e Mes. Ribadendo chiaramente sul primo dei due temi, che «sulla tabella di marcia del Pnrr è “assolutamente” ottimista. Soprattutto se smettiamo di fare allarmismo su una questione strategica per la nazione intera». Una questione che, incalza Meloni, «nella migliore tradizione dei Tafazzi d’Italia, viene strumentalizzata per attaccare il governo». «Noi siamo impegnati – sottolinea – per rispondere alle ultime richieste di chiarimenti da parte della Commissione». Ricordando contestualmente che l’esecutivo è al lavoro «su un piano scritto da altri». Un punto sul quale il premier tiene anche a precisare: «Senza polemica, non posso fare a meno di notare che se il lavoro certosino che stiamo facendo adesso, senza alcuna tensione con la Commissione, fosse stato fatto a monte quando i progetti sono stati presentati, avremmo potuto risparmiare molto tempo». E concludendo: «Poco male, siamo comunque – evidenzia – vicinissimi all’obiettivo. E stiamo lavorando senza sosta alla rimodulazione del Piano e alla presentazione del Repower Eu, per spendere tutte le risorse privilegiando progetti strategici».
Mes, Meloni: «Accelerare la ratifica è contro l’interesse nazionale»
Sul Mes, invece, Giorgia Meloni conferma la necessità su una sospensione. E sottolinea: «Ritengo contrario all’interesse nazionale accelerare la ratifica del trattato di riforma del Mes mentre il governo è impegnato nel negoziato decisivo per la modifica del Patto di stabilità e il completamento dell’Unione bancaria. Se abbiamo presentato una questione sospensiva alla richiesta delle opposizioni di ratifica immediata è perché questi strumenti vanno visti insieme. Chi oggi chiede la ratifica – osserva il premier – non sta facendo l’interesse italiano».
E sulle questioni legate alla dialettica politica interna…
Ma nell’intervista al Corriere c’è spazio anche per risposte chiarificatrici inerenti questioni più strettamente legate alla dialettica politica interna. E allora, sul salario minimo dichiara: «Non sono convinta che ci si possa arrivare per legge. E l’approccio del governo va nella direzione di favorire una contrattazione collettiva sempre più virtuosa. Investire sul welfare aziendale. Agire su agevolazioni fiscali e contributive. Stimolare i rinnovi contrattuali. Chiosando con un’apertura al tavolo con le parti sociali che, assicura la Meloni, «è sempre aperto: e noi ci confrontiamo con tutti, senza preclusioni». Infine, sulla proposta di Salvini di un patto per unire il centrodestra alle Europee, Meloni sostiene che «c’è tempo per riflettere». Mentre alla Schlein che la accusa di isolare l’Italia in Europa. E di legarsi ad «amici sbagliati», il premier replica tranchant: «Sulle “amicizie sbagliate” a livello internazionale mi permetta di non infierire su chi ancora oggi è reticente nel condannare regimi come quelli di Cuba e Venezuela. Chi è in buona fede può constatare quanto l’Italia oggi sia centrale e rispettata nei consessi internazionali. Con buona pace delle cassandre, che speravano nell’isolamento»…