Migranti, il comandante dei Ros: “Rischio concreto che in Italia arrivino anche jihadisti”
Il traffico di migranti riguarda la sicurezza nazionale, che “oggi deve fare i conti con organizzazioni criminali transnazionali, strutture complesse radicate in più Stati e composte da persone di diversa nazionalità che sfruttano le vittime costrette a prostituirsi, a delinquere, al lavoro nero”. A dirlo è stato il generale Pasquale Angelosanto, comandante dei Ros dei Carabinieri, nel corso del convegno in Senato sull’immigrazione irregolare.
Il “rischio concreto” che coi migranti arrivino anche jihadisti
“Parliamo di organizzazioni criminali – ha spiegato il generale – che gestiscono e controllano i flussi migratori e che hanno un modello criminale fluido, duttile e flessibile. Tutti gli interventi repressivi non rallentano il fenomeno perché è facilmente replicabile la struttura organizzativa. Operano con il benestare delle mafie, che danno loro il permesso di agire”. “Hanno le mani sull’accoglienza dei migranti ed è concreto il rischio, i casi sono noti, che i jihadisti possano entrare in Italia confusi tra i migranti: nel tempo – ha concluso il comandante dei Ros – abbiamo avuto casi di radicalizzati arrivati proprio utilizzando le rotte dei migranti”.
Piantedosi: “Fermare le partenze irregolari e potenziare i canali legali”
Le parole del generale confermano dunque che l’unico modo per contrastare efficacemente il fenomeno è bloccarlo all’origine, favorendo al contempo l’immigrazione legale. Una linea ribadita nuovamente dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, anche nel corso della sua visita ufficiale negli Stati Uniti, dove ha partecipato presso l’ambasciata italiana a Washington, alla conferenza “Il futuro dell’Occidente in un mondo frammentato”, organizzata dall’Aspen Institute Italia e dalla Camera di commercio americana in Italia. I pilastri dell’azione del governo, infatti, ha ribadito il ministro, sono da un lato il contrasto ai flussi irregolari perseguito attraverso la cooperazione di polizia che mira alla prevenzione delle partenze, alla salvaguardia della vita umana e all’aumento del tasso dei rimpatri; dall’altro il potenziamento dei canali legali di ingresso e il rilancio della cooperazione allo sviluppo a beneficio delle comunità locali, per incidere sulle cause profonde della migrazione garantendo anche il “diritto a non migrare”.
L’impegno del governo per la cooperazione con i Paesi africani
In ambito europeo, gli obiettivi sono quelli di rafforzare la partnership tra l’Ue e i Paesi africani di origine e di transito, per un piano finalizzato alla “gestione ordinata dei flussi”. Con particolare riferimento alla Tunisia, il ministro dell’Interno ha evidenziato il costante dialogo con l’omologo tunisino, “che ha consentito il rilancio della cooperazione nel contrasto ai trafficanti e all’immigrazione illegale, grazie anche al supporto di un Tavolo tecnico dedicato alla gestione del fenomeno migratorio, che sta concretamente lavorando per fronteggiare le sfide comuni e per sviluppare iniziative sul campo”. Riguardo alla Libia, oltre alla “consolidata cooperazione su più livelli”, Piantedosi ha ricordato il rinnovato slancio strategico che ha portato alla recente sottoscrizione di una dichiarazione d’intenti sul rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza e immigrazione.