Nordio: “Per il concorso esterno una norma ad hoc. Avanti con la separazione delle carriere”
«Avanti con la separazione delle carriere, esiste in tutto il mondo»: così, al Corriere della sera, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Che aggiunge: «Mi sento ancora un magistrato. E sul concorso esterno mafioso ecco come si può intervenire, premesso che questo argomento non fa parte del programma di governo».
«Tra il 2002 e il 2006 – premette il Guardasigilli nell’intervista a Virginia Piccolillo – ho presieduto la Commissione per la riforma del codice penale, con autorevoli accademici, magistrati e avvocati, e ho studiato tutto ciò che era stato scritto in materia. Praticamente all’unanimità la Commissione ha concluso che il concorso esterno andava tipicizzato con una norma ad hoc. Perché non esiste come fattispecie autonoma nel codice, ma è il frutto di una interpretazione giurisprudenziale che coniuga l’art 110, sul concorso, con il 416 sull’associazione. E questo ha comportato un’estrema incertezza applicativa. Tanto che la Cassazione ha cambiato più volte indirizzo, e ancora fatica a trovare una definizione convincente».
Nordio: mi sorprende che sul concorso esterno le osservazioni arrivino dai tecnici
«Le voci per introdurre una norma tipica sono quasi universali nel mondo universitario e forense. Cito per tutti il professor Giovanni Fiandaca, sui cui testi si sono formate due generazioni di giuristi, che auspica fortemente una formulazione specifica di questo reato. – continua Nordio – Non mi stupisco che arrivino bordate dall’opposizione: la politique n’a pas d’en- trailles (la politica non ha viscere ndr). E nemmeno dalla stampa più critica, che leggo sempre con benevola indulgenza. Mi sorprende che arrivino da magistrati, che da tecnici del diritto dovrebbero sapere che il concorso esterno è ormai, per dirla con Churchill, un enigma dentro un indovinello avvolto in un mistero».
“Concorso esterno? La mia mia interpretazione è anche più severa”
«La mia interpretazione – ricorda al Corriere Nordio – è anche più severa, perché anche chi non è organico alla mafia, se ne agevola il compito, è mafioso a tutti gli effetti. Tant’è che quando ho diretto l’inchiesta sulle Br venete negli anni ’80 abbiamo sempre contestato il reato associativo anche a chi si prestava a semplici contatti, dal soccorso medico al volantinaggio, e li abbiamo tutti fatti condannare come appartenenti alla banda armata”, ricorda Nordio. “Il concetto di concorso esterno è un ossimoro: o si è esterni, e allora non si è concorrenti, o si è concorrenti, e allora non si è esterni. Se si affrontassero questi argomenti con animo freddo e pacato, e non con polemiche sterili, troveremmo una soluzione. Come la formulazione proposta da Giuliano Pisapia: scrivere una norma ad hoc molto semplice e molto chiara».
Nordio sul caso Delmastro e sulla separazione delle carriere
Sul caso Dalmastro, Nordio aggiunge. «L’imputazione coatta, indipendentemente dal caso attuale, la critico da 25 anni. È un residuo del vecchio codice quando c’era il giudice istruttore, inserito nel nuovo Vassalli per un compromess. Il legislatore non ha avuto il coraggio di attuare compiutamente il sistema accusatorio, dove il pm è monopolista e arbitro dell’azione penale».
Infine, sulla separazione delle carriere il ministro sottolinea come «essa esiste in tutto il mondo anglosassone, e non mina affatto l’indipendenza della magistratura requirente. Tuttavia richiede una revisione costituzionale, e quindi il cammino è più lungo. Comunque fa parte del programma di governo, e sarà attuata». Per il ministro «separazione delle carriere significa anche discrezionalità dell’azione penale e facoltà del pm di ritrattarla. Tutte cose che in questo momento la Costituzione non consente. Ma se fossero attuate eviterebbero almeno un trenta per cento dei processi che si rivelano inutili e dannosi e rallentano la celebrazione di quelli più importanti e quindi la giustizia sarebbe più celere».