Qatargate, sei perquisizioni in case e uffici dell’eurodeputata socialista belga Maria Arena
Si riaccende il Qatargate, lo scandalo che ha travolto la sinistra europea – e anche lo stesso Pd – dopo che si è scoperto che Qatar e Marocco hanno ammorbidito le posizioni degli europarlamentari dem sulle questioni relative su diritti umani corrompendoli con valigie strapiene di soldi.
La polizia belga ha effettuato sei nuove perquisizioni, in relazione alle presunte tangenti pagate da Qatar e Marocco a deputati del Parlamento europeo, che hanno riguardato, spiega la Procura federale in un comunicato, luoghi direttamente legati all’eurodeputata socialista belga Maria Arena, presidente della sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo.
Le perquisizioni sono state condotte anche “in diversi luoghi indirettamente legati a lei o alla sua famiglia” e hanno consentito agli inquirenti di sequestrare documenti e dispositivi elettronici il cui contenuto sarà ora analizzato.
Lo stesso comunicato della Procura afferma che non sono stati effettuati arresti nel corso delle indagini e anticipa che non darà ulteriori informazioni: “In particolare sono stati sequestrati documenti e attrezzature informatiche che saranno oggetto di analisi. Questa operazione non ha comportato alcuna privazione della libertà”.
“Sono stata chiamata oggi ad essere presente a casa mia in seguito alla visita del giudice istruttore”, ha poi rivelato la stessa Arena tramite il suo legale, Michèle Hirsch.
Arena non è mai stata ufficialmente indagata fino ad oggi ma il suo nome è stato, più volte, accostato all’inchiesta Qatargate e all’ex-eurodeputato del Centrosinistra, poi pentitosi, Pier Antonio Panzeri.
Il mese scorso l’ex-giudice istruttore Michel Claise aveva lasciato la guida dell’indagine sul Qatargate dopo che era emerso un legame commerciale tra il figlio di Arena e il figlio del magistrato: i due erano co-azionisti, dal 2018, di una società di cannabis legale.