Rai, il governo lavora al taglio del canone. Giorgetti: “L’azienda faccia un uso diligente dei soldi”

27 Lug 2023 11:52 - di Gigliola Bardi
canone rai

Allo studio del governo c’è la riforma del canone Rai, in vista di “un calo graduale”. Le ipotesi sul tavolo sono diverse, “nessuna è perfetta”, ma per tutte si tiene conto “dell’equità, delle famiglie e degli anziani”. A spiegarlo è stato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, intervenendo in audizione davanti alla Vigilanza Rai, dove ha anche rimarcato l’importanza di una gestione responsabile dei conti da parte dell’azienda. “Se non hai i soldi per compare una Ferrari, non compri una Ferrari”, ha detto Giorgetti, richiamandosi al modello del “buon padre di famiglia”.

Il governo al lavoro sulla riforma del canone Rai

Sul canone Rai “ci sono una pluralità di ipotesi di riforma allo studio, che si differenziano anche sui tempi”, ha spiegato il ministro, chiarendo che deve “esser chiara la definizione degli oneri connessi al servizio pubblico” e deve essere “un’attenta revisione delle dinamiche di spesa dell’azienda”. Sul tema Giorgetti ha convocato “un apposito tavolo” di lavoro. Fra i percorsi allo studio c’è quello di “scorporare dal canone la quota destinata agli investimenti”, spostandola “a carico fiscalità generale con graduale calo del canone pro capite”.

La riflessione necessaria sulle nuove tecnologie

Giorgetti ha chiarito che sulla revisione del canone Rai “nessuna ipotesi è perfetta”, aggiungendo una battuta: “Io non vedo la televisione e affermerei il diritto di non pagare canone, allora”. Il punto è che “oggettivamente dobbiamo fare una riflessione rispetto ad un universo nuovo” legato alle nuove tecnologie e al “tipo diverso di base imponibile al quale ci riferiamo tenendo conto dell’equità, delle famiglie e degli anziani”. Giorgetti, quindi, ha richiamato la necessità sulla riscossione del canone di ricondurre il Paese in un “sentiero di legittimità” in linea con quanto emerso nell’interlocuzione con la Ue che lo considera un onere improprio e tra gli obiettivi del Pnrr ne chiede la rimozione.

Sul tavolo diverse ipotesi di revisione del canone Rai

“La scelta di mettere il canone in bolletta ha rappresentato il sistema più semplice possibile per incassare” e ridurre il tax gap, ma “sfido voi a dirmi che il canone Rai collegato alla bolletta energetica non sia un onere improprio”, ha sottolineato il ministro, spiegando che per andare incontro alle indicazioni Ue il Paese ha iniziato a togliere dalla bolletta altri oneri impropri ovvero quelli legati ai costi per la “denuclearizzazione”. Ad ogni modo se il canone non verrà più pagato con la bolletta elettrica, ribadisce, “servirà reperire 1,8 miliardi circa dalla fiscalità generale (1,8 miliardi circa è la cifra arrivata dal canone in base al consuntivo 2022, ndr)” e “se si decide di andare sulla fiscalità generale significa chi si paga più o meno in base alle aliquote di reddito”. Dunque, tra le ipotesi, tenuto conto delle nuove tecnologie e dei rilievi Ue, c’è anche quella di legare il canone Rai alle utenze telefoniche. E “qualora il presupposto impositivo dovesse essere il possesso di una utenza telefonica – ha chiarito – comporterebbe di ridurre il canone pro capite. Basti pensare che oggi il canone risulta pagato da 21 milioni di utenti e le utenze telefoniche attive sono circa 107 milioni”.

Il richiamo all’azienda: “Se non hai i soldi per comprare la Ferrari, non devi comprare la Ferrari”

Parallelamente al tema del reperimento delle risorse, che hanno visto una lieve flessione per quanto riguarda le entrate pubblicitarie (passate da 640 a 622 milioni di euro) e che potrebbe arrivare anche “ricorrendo al mercato dei capitali” e da una diversa gestione del patrimonio immobiliare, Giorgetti ha posto l’accento sull’utilizzo dei fondi a disposizione. “Penso che l’azienda debba essere gestita con principi manageriali e questo è quello che continuerà a chiedere il Mef come azionista. Quindi – ha precisato – lo dico senza offese per nessuno: è chiaro che se non hai i soldi per comprare la Ferrari, è chiaro che non devi comprare la Ferrari. Non dico che devi comprare la Panda ma qualcos’altro”.

L’appunto di Giorgetti sui costi esterni: “Non dico che c’è da rimanere perplessi, ma certo…”

“Qua non è né una Ferrari, né una Panda, ma un’auto elettrica? O meglio a idrogeno, che preferisco. Vogliamo fare della Rai una macchina a idrogeno e quindi, invece di rifornirla con la benzina come fatto finora, la dobbiamo rifornirla in altro modo”, ha chiarito il ministro, che in particolare per l’uso dei soldi che arrivano dal canone ha sottolineato che serve il “rigido controllo nell’utilizzo improntato alla parsimonia e diligenza di un padre famiglia”. “Il tema degli investimenti e dell’indebitamento sono aspetti centrali per sviluppo dell’attività dei prossimi anni”, ha proseguito, sottolineando che merita “attenzione” l’andamento dell’indebitamento del servizio pubblico televisivo dal 2021 al 2022 aumentato da 500 a 550 milioni e chiarendo che sui costi esterni della Rai “non dico che c’è da rimanere perplessi, ma certo è un’area dove si possono conseguire più facilmente razionalizzazioni”.

FdI: “Giorgetti fa chiarezza sul canone, le siano effettivamente destinate alla Rai”

“L’audizione di oggi del ministro Giorgetti in Vigilanza Rai è stata utile e proficua. Tra i molti argomenti affrontati, qualificante è stato il tema del canone, sul quale il ministro ha fatto chiarezza”, ha commentato Sara Kelany, deputata di FdI e componente della commissione Vigilanza Rai. “Il servizio pubblico – ha aggiunto – ha necessità di essere sostenuto e finanziato, soprattutto in un momento in cui le grandi piattaforme dell’audiovisivo stanno aggredendo il mercato e si rischia che l’offerta pubblica, se depotenziata sotto il profilo economico, venga fagocitata. Discutere di eventuali e nuove modalità di riscossione è sicuramente utile al dibattito, con la consapevolezza che un servizio pubblico che garantisca pluralismo dell’informazione ha bisogno di risorse adeguate”. “FdI ha avanzato l’interessante proposta di garantire che le risorse che provengono dal canone siano effettivamente destinate alla Rai, rivedendo quanto invece confluisce sul fondo per l’editoria. Questa – ha concluso Kelany – può essere una soluzione per razionalizzare e rafforzare il sistema”.

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