Rdc, Foti zittisce Conte: “Da lui ignoranza costituzionale. La Carta dà alle Camere la facoltà di verificare”

31 Lug 2023 10:03 - di Federica Argento
Rdc Foti Conte

Tommaso Foti non le manda a dire sul Rdc. “L’ignoranza costituzionale del presidente del M5S Conte che parla di ‘bullismo istituzionale’ circa la commissione d’inchiesta sui mancati controlli sul reddito di cittadinanza, è preoccupante”. Il capogruppo di FdI alla Camera zittisce il leder grillino che sta cannoneggiando contro il governo con parole irricevibili e strumentali. “È la Carta che dà alle Camere la possibilità di condurre inchieste su materie di pubblico interesse. Non c’è alcun attacco ad personam: si vuol capire se l’Inps e il suo ex presidente, Pasquale Tridico, abbiano effettivamente svolto un’attività di controllo delle erogazioni. Verifichiamo e poi giudicheremo. Chi si assolve prima di cominciare mi fa venire in mente il vecchio adagio: excusatio non petita… Noi vogliamo fare luce a monte- chiarissce Foti- : l’Inps ha previsto controlli adeguati oppure no? Se si vuol dipanare questa matassa, serve materiale per poterlo fare”.

Rdc, Conte fa l’incendiario, Foti lo zittisce: “Fare luce è una facoltà delle Camere”

Le parole di Giuseppe Conte nell’intervista a Repubblica oggi in edicola sono, del resto, incendiarie. Irresponsabili. Sull’abolizione del Rdc – di cui si era a conoscenza da tempo- e sulla sostituzione dell’assegno con altri strumenti virtuosi, il leader grillino sale sulle barricate: “È una guerra ideologica condotta sulla pelle dei più deboli – strilla-  un disastro sociale”. Parla di “vendetta” del governo contro il Movimento. Autunno caldo?, gli chiedono. “Temo proprio di sì”. L’intervista è infarcita di insulti. La frustrazione non gli fa misurare i termini. La commissione d’inchiesta sull’operato dell’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, minacciata da FdI, la definisce un atto di «bullismo politico». Definisce Giorgia Meloni una «fredda burocrate», “tutt’altro che patriota”. Piuttosto «succube» degli Stati Uniti, al punto da cancellare l’intesa sulla Via della Seta con Pechino che proprio lui,  Conte, da ex premier aveva siglato. I suoi sono “falli di frustrazione”, si definirebbero in gergo sportivo.

Rdc, Conte fa l’incendiario: “bullismo istituzionale”. Foti lo stronca

Foti che già aveva ben spiegato la posizione del governo e di FdI, stigmatizza nell’intervista al Messaggero come “Giuseppe Conte, Elly Schlein e la Cgil” soffino sul fuoco: “sperando forse di ottenere un’estate torrida dal punto di vista politico. E lo fanno con scarsa buona fede: la segretaria del Pd, ad esempio, dimentica che il suo partito votò contro l’istituzione del reddito». Foti fa poi il punto sul Rdc. «Dal 2019 a oggi il reddito di cittadinanza è costato oltre 30 miliardi. E non mi pare che abbia abolito la povertà, né aiutato a trovare un lavoro i suoi percettori: molti dei quali ne hanno beneficiato per quattro anni. Ed è sconcertante che chi ha voluto questa misura non dica che è nata come un sussidio a termine, non come un vitalizio. O non hanno letto ciò che hanno votato, o non sono stati del tutto onesti». E ribadisce: “La misura cessa per chi è ritenuto occupabile: tutti gli altri non perderanno il sostegno”.

Salario minimo, Foti: “L’opposizione ci ha messo 240 giorni per  mettersi d’accordo…”

Ritorna poi sulla la commissione d’inchiesta sui mancati controlli sul reddito di cittadinanza che sta scatenando sinistra, Cgil e M5S. “Alle Aule la Costituzione riconosce la facoltà di istituire commissioni di inchiesta- torna all’ “ignoranza costituzionale” di Conte. E spiega:  «Chiariamo un aspetto: qui non si vuole sindacare la scelta politica di un’altra maggioranza. Il reddito l’abbiamo abolito e sostituito con altri strumenti, come previsto dal nostro programma. L’obiettivo, ripeto, è capire se quella norma ha colto l’obiettivo di erogare in modo puntuale le risorse; e se è stata accompagnata da una adeguata opera di verifica». E sul confronto sul salario minimo Foti è chiaro:

“Non hanno le carte in regola per parlarci di negligenza…”

«Se c’è reale volontà di confronto nessuno si sottrae. Purché non si arrivi al tavolo dicendo: prendere o lasciare. A nostro avviso fissare per legge un minimo di retribuzione oraria è un errore: si rischia un blocco espansivo della contrattazione. Ma faccio notare che è singolare arrivare il 4 luglio con una proposta, dopo che l’opposizione ci ha messo 240 giorni per mettersi d’accordo, e chiedere di fare in fretta. Il M5S negli ultimi 5 anni è stato al governo 1.600 giorni, il Pd 1.140, senza mai sollevare il tema. Non mi pare che abbiano le carte in regola per accusarci di negligenza»…

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