Salario minimo, il governo si smarca dalla legge Pd-M5S: il centrosinistra si straccia le vesti
Nel giro delle ultime ore il terreno del dibattito parlamentare sul salario minimo s’infiamma e diventa un campo di battaglia senza esclusione di colpi. Il termine per la presentazione degli emendamenti è scaduto alle 12 di oggi. E dal minuto dopo dai banchi dell’opposizione è partita una raffica di accuse e reazioni isteriche. Esternazioni sempre più accanite, che hanno alzato la temperatura di un confronto degenerato in scontro frontale tra governo e minoranza di centrosinistra. Secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, la maggioranza ha depositato in commissione Lavoro alla Camera un emendamento soppressivo della proposta di legge presentata da M5s, Pd, Alleanza Verdi e Sinistra. E Schlein e Conte non si sono fatti sfuggire l’occasione di partire all’attacco lancia in resta con commenti demagogici e j’accuse al vetriolo.
Salario minimo, il centrodestra presenta un emendamento che affossa la proposta Pd-M5S
Con la segretaria Pd solerte nel tuonare con toni apocalittici: «La maggioranza umilia i lavoratori». E il leader grillino pronto ad andargli dietro, rincarando la dose con fare da tribuno, asserendo: «Uno schiaffo a giovani, donne e uomini che non arrivano a fine mese». Intanto, il testo è in calendario per la discussione generale alla Camera il prossimo 28 luglio. E a quel punto andrebbe espresso comunque un voto per un eventuale rinvio in commissione, o una sospensiva. Così, mentre l’opposizione si straccia le vesti, fonti della maggioranza di governo – riporta tra gli altri il sito di Open – sottolineano che «le opposizioni hanno preferito fare di un tema così importante un totem di propaganda in vista dell’estate, ponendo un muro sulla proposta da noi avanzata di una discussione a 360° sulla contrattazione. Il welfare aziendale. E lavoro povero da avviare a settembre».
Il centrosinistra si straccia le vesti: le reazioni isteriche di Schlein e Conte
La maggioranza ha dunque deciso di procedere e dare continuità «ai provvedimenti che hanno già dato i loro frutti, come il taglio del cuneo e il decreto Lavoro. E a quelli che tra qualche giorno arriveranno in Parlamento, come il prossimo disegno di legge lavoro». Sottolineando infine che «il tema dei salari è nell’agenda politica del centrodestra: stiamo lavorando per dare risposte adeguate, e non solo strumentali e inattuabili». Non solo, replicando a chi, come la presidente di Azione Mara Carfagna ha lamentato la mancanza di un confronto nel merito in cerca di «possibili convergenze», ha replicato a distanza il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, sostenendo con nettezza: «Non credo al salario minimo per legge, ma alla contrattazione con le parti sociali».
Il ministro Calderone: «Non credo al salario minimo per legge, ma alla contrattazione con parti sociali»
Argomentazioni dirimenti, quelle del ministro, che poi ha aggiunto: «Oggi è importante riaprire la stagione dei rinnovi contrattuali che devono avere la consapevolezza e la ragione di retribuzioni dignitose e adeguate per tutti i lavoratori». Concludendo quindi: «Dove non c’è la contrattazione si può applicare la contrattazione collettiva di prossimità per assimilazione – ha precisato il ministro –. Ad esempio quello del lavoro domestico, dove la sicurezza è importantissima. Ma anche l’emersione del sommerso».
Salario minimo, Foti: «L’opposizione ha la faccia di bronzo»: ecco perché
Ma le parole che segnano la pietra tombale su recriminazioni e proteste virulente scatenate dal centrosinistra sono quelle che arrivano in una nota di Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Il quale, andando al cuore della polemica, ha sottolineato: «Ci vuole ben più di una faccia di bronzo per dire, come fa la variopinta opposizione, che la maggioranza affossa le loro proposte. Così essa ha fatto, a secondo delle alleanze, ma con i 5stelle costantemente presenti, nella passata legislatura. E per di più senza mai fornire alcuna motivazione. Abbiamo chiesto di esaminare la proposta dell’opposizione a settembre, ma ci è stato risposto di no. Anche se la legge che la sinistra vorrebbe avrebbe efficacia dal 15 novembre 2024».
«Se la legge è l’unica via, perché la sinistra non l’ha fatta prima?»
Infine, Foti aggiunge anche un’ulteriore stoccata, frutto di un ragionamento logico e conseguenziale: «E poi, se la legge è l’unica strada per avere un salario minimo, perché Schlein e Conte non l’hanno approvata quando erano al governo? Perché non spiegano le ragioni tecniche e politiche per cui lo stesso obiettivo non si può raggiungere con la contrattazione collettiva? O quello della legge sul salario minimo è un tentativo del duo giallo-rosso per affidare a Landini e alla Cgil il monopolio della contrattazione con una legge sulla rappresentanza sindacale fatta su misura?». Interrogativi che contengono, implicitamente, già una chiara, inequivocabile risposta.