Salario minimo, la risposta di Urso ai sindacati: “Non serve, c’è la contrattazione”

18 Lug 2023 17:49 - di Roberto Garritano

Adolfo Urso, ministro dello Imprese, interviene nel dibattito sul salario minimo garantito e spiega le ragioni del no del governo. “Non siamo in Unione Sovietica – dice – perché noi abbiamo uno strumento che si è consolidato più che in altri paesi, ed è la contrattazione collettiva con il confronto con le parti sociali che copre la gran parte dei processi produttivi e la gran parte di chi lavora in Italia”. “È uno strumento di confronto utile che passa – prosegue Urso – dal riconoscimento della contrattazione collettiva, dal ruolo dei sindacati e delle forze produttive liberamente associate. Quindi credo che da questo occorre partire: è uno strumento che ha garantito nel nostro paese una coesione sociale. Basta guardare, in questo momento, ad altri paesi europei, Francia e la stessa Germania – aggiunge il ministro del made in Italy – per renderci conto che anche nel processo riformatore bisogna perseguire la strada che ha portato nel nostro paese a consolidare questo primato”. Urso, nella dichiarazione, ha fatto riferimento alle parole del segretario nazionale di Forza Italia e Ministro degli esteri, Antonio Tajani, che  stamani aveva paragonato l’utilizzo del salario minimo alla vecchia confederazione di Stati comunisti.

Tajani e la citazione dell’Urss

Tajani aveva criticato la misura dicendo che “il salario minimo voluto dalla sinistra è un sistema vetero-socialista che abbassa il salario, non lo aumenta. Distrugge la meritocrazia e livella tutto in basso. Noi vogliamo che il lavoratore guadagni bene, non che si abbia lo stipendio tutti uguale come si faceva in Unione Sovietica”. Tajani aveva aggiunto che l’obiettivo del governo e della maggioranza è quello di avere “un salario ricco per tutti e non uno minimo”. Contro Tajani era partito il fuoco di fila delle sinistre, da Fratoianni a Bonaccini, tutti critici con le parole del ministro e tutti concordi nell’affermare l’urgenza della misura.

Sindacati divisi, Cisl contraria al salario minimo

Il fronte sindacale, come è noto, è nettamente diviso sulla proposta del salario minimo. Mentre Cgil e Uil la sostengono, la Cisl è fortemente contraria come ha ricordato ancora di recente il segretario nazionale, Sbarra. “Indicare una soglia di compenso minimo per legge ci espone a diversi rischi: la fuga di molte aziende dall’applicazione dei contratti, uno schiacciamento verso il basso della dinamica retributiva dei salari medi e soprattutto un espandersi del lavoro nero e del sommerso. La retribuzione non è fatta solo di compenso minimo – aveva detto Sbarra – occorre aggiungere tredicesime, ferie, Tfr, maggiorazioni, lavoro notturno, previdenza complementare, sanità integrativa, formazione continua. Voci che solo il contratto è nelle condizioni di assicurare alle persone. Noi pensiamo che questo tema si possa affrontare con i contratti”.

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