Saviano insulta Salvini: “Ministro della Mala Vita”. Il centrodestra: “Incompatibile con la Rai”
Finirà in Vigilanza Rai l’ultimo scomposto attacco di Roberto Saviano a un membro del governo, Matteo Salvini, e ai parlamentari definiti “suoi sodali” e descritti come appartenenti a “bande”. Lo scrittore, infatti, è in forze al servizio pubblico, con Insider, che secondo i palinsesti dovrebbe tornare in onda a novembre. Ora, però, si pone un problema: è ammissibile che un programma della tv pubblica sia affidato a una persona che si scaglia in questo modo contro un ministro e contro i membri del Parlamento? “Le parole di Saviano contro il governo vanno ben oltre la critica. Si tratta di insulti con parole inaccettabili nel merito e nei toni gravissime incompatibili con il servizio pubblico”, ha detto la vicepresidente della Vigilanza Rai, Augusta Montaruli, spiegando che “ci aspettiamo dai vertici equità nel giudizio e per questo portiamo il caso Saviano in maniera immediata in commissione di Vigilanza“.
Il post di Saviano contro Salvini: “Ministro della Mala Vita. Mente come respira”
“Che faccia tosta! Ma quando passerà al Ministro della Mala Vita il vizio di mentire?”, ha scritto Saviano su Twitter, facendo riferimento a un post di Salvini sulla candidatura alle europee di Carola Rackete. Reiterando la definizione più volte all’interno del post, poi, Saviano ha parlato di “sodali” di Salvini in Parlamento e di “bande parlamentari che lo difendono” e che “sono la forza delle sue menzogne”. “Salvini mente come respira…”, ha quindi aggiunto Saviano. Parole grondanti odio per le quali il leader della Lega ha annunciato querela. “Per il signor Saviano io sarei il ‘Ministro della Mala Vita’… Altro insulto e altro odio? Altra querela”, twitta Salvini.
Filini: “Saviano incompatibile con la tv pubblica”
“La definizione ministro della Mala vita è il rigurgito di chi lavora contro le istituzioni, il pluralismo al servizio della menzogna e dell’alimentazione dell’odio politico. In Rai non ci può essere spazio per tutto questo. L’autorevolezza e la credibilità del servizio pubblico quindi sono più importanti anche del contratto di Saviano di cui peraltro ha già beneficiato”, ha aggiunto Montaruli. Anche per il capogruppo di FdI in Vigilanza, Francesco Filini, che dà voce a pensieri espressi da numerosi parlamentari del partito, “definire un ministro della Repubblica italiana ‘ministro della mala vita’ equivale a disprezzare le istituzioni italiane, e rende un personaggio come Saviano incompatibile con la tv pubblica”. “C’è un limite a tutto, la Rai ultimamente ha mostrato di essere molto attenta al registro che viene utilizzato nel servizio pubblico, credo che sia più che doverosa una riflessione sull’opportunità di confermare la presenza di Saviano in Rai”, ha aggiunto Filini.
La Lega: “Le regole valgono solo per Facci?”
Pesa anche il precedente di Filippo Facci, il cui programma è stato cancellato dai vertici Rai per una frase infelice sulla 22enne che ha denunciato Leonardo La Russa, all’interno di un articolo che svolgeva un ragionamento più ampio. Frase che ha fatto piovere sul giornalista un sequela di critiche e accuse di sessismo da parte dell’opposizione, sebbene secondo lo stesso Facci si trattasse di polemiche strumentali per attaccare il governo. Fatto sta, comunque, che il suo programma è stato depennato dai palinsesti. “Per la Rai certe regole valgono solo per Facci che, per molto meno, è stato defenestrato?”, ha chiesto quindi la senatrice leghista e membro della Vigilanza, Tilde Minasi, intervenuta sulla vicenda insieme a molti colleghi di partito. “Saviano non si smentisce mai, pensa gli sia concesso tutto e si permette di usare un linguaggio volgare insultando, infangando e insinuando. La sua ‘figura’ è di certo incompatibile con la tv pubblica: o a Saviano è tutto permesso?”, ha chiesto anche il capogruppo del Carroccio in Vigilanza, Giorgio Maria Bergesio.